Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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questa pagina che leggi è basata sulla edizione 1988

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Scuola laica e scuola confessionale

Il seminario di un monastero e la scuola del villaggio, posta sotto la direzione di un lama, erano gli istituti scolastici più diffusi in Ladakh. Ai bimbi si insegnavano la lettura e la scrittura secondo l’alfabeto tibetano al fine di comprendere e studiare le sacre scritture nei testi più elementari, per passare poi alla storia ed alla evoluzione della dottrina buddhista. Alla fine del corso si era in grado di conoscere i rituali religiosi ed conoscere a memoria e comprendere  in modo più o meno approfondito i due principali canoni buddhisti: il Kan-Gyur che si compone di 108 volumi ed il sTangyur che ne è il commento in 208 tomi. Scuole confessionali islamiche si trovano nella regione di Purig. Quest’insegnamento tradizionale è ancora quello preferito dalla popolazione sia per motivi pratici, in quanto le scuole confessionali sono le più diffuse per la presenza dei monasteri anche nelle valli più sperdute, sia perché la scuola laica è di recente istituzione ed i suoi contenuti sono estranei alla cultura del paese.

Questa resistenza ad affidarsi alla scuola statale è stata, specie nei primi anni dell’annessione, così forte e potente che il governo indiano ha creato, più di trent’anni fa, una Scuola di filosofia buddhista a Choglamsar, il sobborgo di Leh dove si è formata una colonia di profughi tibetani. Nella scuola viene offerto l’insegnamento tradizionale secondo il curriculum di studi classici, ma per far fronte alle esigenze intellettuali del nostro secolo vengono organizzati corsi di matematica, indi, inglese, storia e geografia mondiali. Se da un lato questa istituzione permette di entrare in possesso di una istruzione di modello occidentale, fornendo ai ragazzi ladakhi e tibetani la possibilità di uscire da un mondo isolato e comprendere e partecipare alle trasformazioni della regione, d’altra essa permette di conservare una identità culturale che andrebbe altrimenti perduta.

Il calendario scolastico dell’India varia da regione a regione. In Ladakh generalmente le vacanze avvengono in corrispondenza dei raccolti estivi e nel lungo inverno innevato. Sono di breve durata e quindi per il resto dell’estate è facile incontrare i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole superiori a Leh e scorgere le divise azzurre dei bimbi che fanno lezione all’aperto. Le scuole statali sono generalmente tenute da maestri indiani o da giovani ladakhi che si sono formati in questo compito pedagogico. Il piano di educazione e di penetrazione culturale previsto dal governo dell’Unione non ha però avuto molta influenza sul tessuto sociale ladakho, ma avrà sicuramente sempre maggiori risultati con il passare degli anni. Lo sforzo e l’impegno sono notevoli secondo le statistiche ufficiali le scuole primarie sono passate da 58 nel 1962 a oltre 300 e quelle secondarie da 28 a quasi un centinaio. Particolare cura è stata posta nella formazione degli insegnanti che si occupano anche dell’alfabetizzazione degli adulti. Questo non deve far pensare che i Ladakhi o gli abitanti del Purig non sapessero scrivere prima dell’annessione. La popolazione è stata abituata da secoli a leggere e scrivere, sia nei villaggi buddhisti che in quelli musulmana e ciò a causa di diversi fattori: in primo luogo proprio per la necessaria lettura dei testi sacri compiuta dal fedele stesso, in secondo luogo per la istituzione di numerose scuole presso i monasteri, per la presenza di un monaco letterato in quasi tutte le famiglie ed infine per la lunga inattività invernale che permette ad ognuno di potersi dedicare alla propria istruzione.

Si è giunti ad avere più di quattrocento scuole statali con circa mille insegnanti che si occupano di più della metà dei dodicimila scolari del Ladakh, dei quali ben diecimila sono maschi.

La formazione degli insegnanti, con allievi del posto, viene conseguita in circa dodici anni di corso fra primarie, secondarie ed il corso biennale di magistero. Per gli alunni si tratta di affrontare un curriculum che è il medesimo per tutta l’India. Dopo i sei anni di età si seguono i cinque anni delle primarie (le nostre elementari) per poi passare alle secondarie dove si continua lo studio delle materie delle scuole primarie, ma in modo più approfondito per una durata di tre anni, la lower high school con insegnamenti quadriennali che comprendono inglese e matematica, e la high school offrono un corso quinquennale al termine del quale si consegue il diploma di stato o matriculation con il quale si accede all’Università, generalmente frequentata a Srinagar od a Jammu.

Questo piano di studi, che l’India ha preso dal sistema scolastico inglese, ha una base molto teorica e non permette di preparare i giovani a quelle professioni qualificate di cui presto la regione avrà bisogno in seguito all’introduzione di tecniche moderne. Elettricisti, motoristi devono imparare il mestiere in proprio mentre per i più fortunati è possibile accedere agli studi tecnici superiori od universitari solo uscendo dalla regione. Il corso biennale per i maestri è invece effettuato presso la scuola magistrale di Kargil. Per le altre professioni artigianali sono stati aperti numerosi centri dove si cerca di preservare tecniche artistiche che altrimenti andrebbero perse.

Il progressivo estendersi della scuola statale porterà, se non interverranno modifiche, alla scomparsa della cultura del paese forse ancor prima che i Ladakhi si rendano conto di quanto grave sia questa perdita. Gli sforzi del governo indiano hanno sicuramente supplito alle carenze dell’insegnamento tradizionale ed il livello d’istruzione raggiunto da un sempre maggior numero di ragazzi è garanzia di un migliore avvenire, ma il danno culturale è certamente enorme non solo per questo popolo, ma per tutta la cultura mondiale. Consideriamo il fatto che nel vicino Tibet la occupazione ha abbattuto una struttura feudale e semischiavistica, ma ha altresì fatto scomparire gran parte del patrimonio culturale, un ulteriore danno è venuto con l’ondata iconoclastica del movimento della rivoluzione culturale che ha irrimediabilmente danneggiato anche il patrimonio artistico. Anche se i Ladakhi sono meno di un decimo della popolazione tibetana essi sono l’ultimo popolo di cultura lamaista entrato nel terzo millennio conservando intatta la propria identità.

Negli anni “70, quando il Ladakh venne aperto al turismo, fra grandi difficoltà, la scuola statale stava, sostituendo il sistema scolastico tradizionale. Da un lato questo cambiamento rappresentava un progresso. Le scuole tenute dai lama istruiti, chiamate “palchala” o “lobta”, a seconda che si trovino all’interno di un monastero o di un villaggio, propongono un piano di studi che difficilmente permette di accostarsi poi agli studi moderni ed un simile discorso vale anche per le scuola religiose coraniche, le “maktab” della zona del Purig dove l’insegnamento impartito da eruditi sacerdoti, i “mulvis” che essendo sciiti strettamente ortodossi discriminano sessualmente gli allievi escludendo le ragazze che possono frequentare solo la scuola pubblica.

Premesso che la lingua quotidiana ladakha non ha una codificazione scritta al pari del tibetano (e ladakho) religioso ed onorifico, i ragazzini iniziavano gli studi con una lingua estranea alla loro cultura: l'urdu, lingua ufficiale dell'amministrazione statale. Anche se hindi e urdu sono a livello di vocabolario molto simili, l'urdu viene scritto con caratteri completamente differenti dall'hindi. Nel corso delle classi inferiori lo scolaro apprende una lingua di fatto straniera, ma quando si presuppone che abbia raggiunto dimestichezza con l'urdu e con il suo difficile alfabeto, è obbligato a passare all'inglese per gli studi secondari.

Inoltre il principale risultato di queste scuole di villaggio sembrava essere la svalutazione agli occhi degli allievi della cultura locale, alienandoli da una cultura materiale basata su uno stile di vita agricolo. Alla fine del percorso formativo, gli studenti non riuscivano neppure a qualificarsi per quell'impiego nell'amministrazione che è per molti il solo obiettivo.

Sia nel distretto di Leh che in quello di Kargil, l'abbandono scolastico dopo la classe X si è attestato per molti anni a livello dell'85% e i pochi che hanno proseguito negli studi non sempre sono riusciti, dopo la classe XII, ad essere ammessi al “college”. Dieci anni di studi divengono così una frustrazione costante che avvilisce e disperde forze che potrebbero essere messe a disposizione del Ladakh in modo proficuo.

Una cambio di rotta è avvenuto, nel 1974, con la fondazione a Leh di una scuola privata, la “Lamdon Model School”, che ha eliminato l'urdu dal curriculum, facendo della lingua inglese il mezzo di istruzione fin dalle classi primarie. Successivamente la Chiesa Morava, riaprendo la missione a Leh, ha fondato la “Christian School”, aperta a qualsiasi allievo indipendentemente dal credo religioso. Le offerte alternative alla istruzione statale si sono moltiplicate anche nel distretto di Kargil con la “Suru valley Public School” ed in Zanskar con la locale “Lamdon Model High School”. Interessantissima inoltre l'esperienza dello “Students' Educational and Cultural Movement of Ladakh (SECMOL)” iniziata nel 1988. Con preveggenza ed intuito il movimento non ha fondato una sua catena di scuole, essendo già ormai molto diffuse, oltre alle scuole governative, anche le varie sezioni della Lamdon Model School in numerosi villaggi, ma ha puntato alla collaborazione con le infrastrutture delle scuole governative. Una convenzione con l'amministrazione dell’Hill Council di Leh ha lanciato l'Operation New Hope con l'obiettivo di rendere l'educazione statale più adeguata al tessuto sociale ladakho e quindi più incisiva nei risultati. Con l'Operation New Hope sono stati formati comitati di villaggio per coinvolgere l'amministrazione locale, facilitare campi scuola per la riqualificazione degli insegnanti, modificare il curriculum delle primarie (elementari) e redigere libri di testo che rivalutino la cultura del Ladakh.

Agli inizi del 2002 sotto la spinta delle richieste di spartizione dello stato, il governo di J&K ha riconosciuto pari dignità alle lingue locali dei vari distretti, ma passerà molto tempo prima che il bodhi (cioè la lingua ladakha) diventi la lingua di insegnamento di ogni materia nelle scuole ladakhe.

 

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