Ladakh 
il paese degli alti valichi 
bandiere di preghiera nel vento dei cinquemila metri

Da Darcha a Padum
attraverso lo Shin kun la

Caratteristiche generali del percorso

La camminata da Darcha a Padum e poi a Lamayuru consente di attraversare da sud a nord l’intero Zangskhar in circa venti giorni di marcia. L’itinerario può essere diviso in due settori dalle differenti caratteristiche e che possono anche diventare due trekking a sé stanti.

 Darcha-Padum (km 157 compresa la deviazione per la visita a Phuktal), 9-10 tappe con un dislivello totale di circa 3.000 metri corrispondenti ad un passo ed ai saliscendi lungo la vallata del Kargyakh-Tsarap. I due più grossi ostacoli sono costituiti dai guadi dei torrenti Shingo e Kargyakh. Si toccano vari villaggi e tre gompa (Phuktal, Mune e Bardan). L’inquinamento culturale è ormai pari a quello del settore successivo ed i muri mani hanno già subito il saccheggio sistematico da parte dei turisti.

Difficoltà e senso di marcia

Fra Darcha-Kargyakh si affronta un passo a cinquemila metri senza un’adeguata acclimatazione e si incontrano i torrenti più impetuosi. Lo sforzo fisico è contenuto ed i dislivelli non sono però così forti da affaticare l’escursionista poco allenato.

Negli ultimi anni alcune agenzie propongono di proseguire da Padum a Ringdom Gompa con il camion e poi in quattro giorni attraversare il Kanji la. Si può così svolgere la traversata e concludere il viaggio in meno di quattro settimane.

Le tappe

Darcha (m. 3.400)-Rampaza (m. 3.900)

Rampaza (m. 3900)-Jankar Sumdo (m. 4.000)

Jankar Sumdo (m. 4.000)-Chuminakpu (m. 4.500)

Chuminakpu (m. 4.500)-c.q. 4.300

c.q. 4.300-Kargyakh (m.4.250)

Kargyakh (m. 4.250)-Purne (m. 3.800)

Purne (m. 3.800)-Phuktal (m. 3.850)-Kyelbo (m. 3.870)

Kyelbo (m. 3.870)-Raru (m. 3.680)

Raru (m. 3.680)-Padum (m. 3.564)

L’itinerario

Darcha (m. 3.400)-Rampaza (m. 3.900) km 14 6h 45’ + 700 -100

Da Darcha (m. 3.400) una mulattiera si addentra nella valle del Barai Kade (Barai Nallah o Jankar Nallah) giungendo in breve alle case di Ramgya (scorciatoia). Questa strada costituisce l’estremità meridionale della futura camionabile che unendo Padum a Manali permetterà una linea interna di difesa lungo i confini dell’Himachal Pradesh. Anche nella valle dello Zangskhar incontrerete squadre di operai al lavoro con compressori, trapani e mine. Procedete in mezzacosta lungo la valle fino agli abitati di Rarig e Chila, piccole oasi con acqua fresca e pulita. Si prosegue giungendo a sovrastare una terrazza rocciosa (Palamu, m. 3.850, circa 10 km, 5h). Presso un piccolo chorten un ponticello scavalca il fiume e davanti a voi si apre il panorama delle gorge in cui spumeggiano le acque del Barai.

Senza valicare il ponte, proseguite sulla sinistra orografica tenendovi sullo stretto sentiero, procedendo cautamente senza distrarvi, ed in breve (45’-5h45’) si arriva ad un primo guado. Un po’ di saliscendi fino allo spiazzo di Ramba Janpo (Rampaza, m. 3.900, 1h-6h45’).

Variante riva destra

Valicando il ponticello prima delle gorge si attraversano i pascoli di Palamu e, risalendo la destra orografica, si arriva alla teleferica di Jankar Sumdo. Qui i cavalli guadano il Barai Kade mentre voi oscillate sul piccolo carrello della teleferica.

Rampaza (m. 3.900)-Jankar Sumdo (m. 4.000) km 9 2h 45’ + 300 -200

In saliscendi si risale la valle, ora a livello del fiume, ora alzandosi di un centinaio di metri fra rocce e sfasciumi. Il paesaggio mostra ancora prati e qualche arbusto, si cammina per due ore per incontrare la prima acqua (2h). Il sentiero discende fino ad un altro poggio da cui si scorge la spianata di Jankar Sumdo (45’-2h45’). (‘acqua a circa trecento metri più in alto in un evidente imbuto di rocce). Aldilà della confluenza vi è un punto di ristoro e più avanti si scorge una teleferica usata per traghettare materiale e passeggeri mentre i cavalli cercano di guadare il Barai. L’attraversamento dello Jankar Sangpo (Shingola Nallah) può essere problematico.

Jankar Sumdo (m. 4.000)-Chuminakpo (m. 4.500) km 15 56h + 500

La tappa precedente può essere prolungata salendo a Ramjak per acclimatarsi meglio. Dalla casetta (teastall) di Jankar Sumdo il sentiero si inerpica a zig zag per circa un’ora fino ad uno stalletto (50’), attraversa il pendio in mezzacosta e entra in uno stretto pianoro risalendo fino alle malghe di Ramjak (variamente quotata fra i 4.250 ed i 4.500 m.) proseguendo nella valle fino alla località detta Chuminakpu (m. 4.500). Lungo il percorso si nota un sentierino che attraversa tutto il pendio opposto della valle (sulla sinistra orografica) e che viene riportato su alcune carte ma il tragitto più sicuro è quello che abbiamo descritto.

Chuminakpu (m. 4.500)-Campo quota 4.300 km 15 56h + 600 800

Proseguire verso la testata della valle. Ogni tanto alcuni ometti di pietra segnalano il percorso, che spesso è in mezzacosta, fino ad un guado dopo il quale si cammina su morena. Il tracciato è tutto sulla sinistra fino a che compaiono le bocche del ghiacciaio. Si entra in uno splendido paesaggio glaciale al quale il sole splendente apporta nuove fantastiche visuali. Il percorso si inerpica di una cinquantina di metri fino agli sfasciumi che ricoprono il ghiacciaio e si cammina su uno strato di lastre e sassi fra rivoletti di acqua in cui brilla il ghiaccio vivo.

Si arriva ad un primo falso colle, tenendosi al centro del crinale e lasciando a sinistra una cascata per poi arrivare finalmente allo Shing Kunla (m. 5.096, ma anche m. 4.800, km 4, 2h). Il picco più alto a sud e misura 6.318 metri.

Con ampia curva scendere di un centinaio di metri verso la fine della morena tenendosi sul pendio destro. Al suo termine la morena forma un imbuto dove un sentiero si stacca in leggera salita: non dirigetevi verso di esso poiché vi trovereste su una traccia molto più lunga sulla sinistra del torrente. Il percorso esatto si mantiene sempre sul pendio di destra, dapprima su morena poi su terra ed infine su erba, e giungete su un poggio che domina la valle del Kargyag Chu. Con un ennesimo cambio di direzione verso nord est il sentiero si abbassa ai campi di Lakong (m. 4500; km 5; 2h-4h); se i vostri cavallanti hanno voglia di proseguire (ma probabilmente vi hanno già preceduto) scendete fino al termine della valle affacciandovi su quella sottostante. Ripida discesa per campeggiare presso una stalla (m. 4.300, km 8, 1h-5h).

Se, per errore, al termine della morena vi trovate sulla sinistra orografica, attraversate appena potete il torrente poiché vi trovereste ad affrontare tutta una serie di guadi che portano aldilà della confluenza con il Kargyag Chu, su un pendio che si deve seguire fino ai chorten che dominano il campo, con la sorpresa finale di scendere verso le tende e trovar un guado freddissimo proprio al termine della giornata di cammino!!!

c.q. 4.300-Kargyakh (m. 4.250) 4h 20’ + 200 250

Nell’anfiteatro glaciale ad est del campo si forma il torrente che viene facilmente superato poco a monte della confluenza. Il percorso si mantiene per tutta la tappa sulla destra orografica della vallata. Una gigantesca ed impressionante parete incombe sul sentiero: essa termina in un picco aguzzo che sovrasta la confluenza fra due valli e la sagoma di questa piramide rocciosa (Gumburanjion) domina tutta la tappa. Il sentiero si mantiene ora sul greto ora sale sui pianori alluvionali. Un paio di speroni di roccia restringono la visuale. La bastionata di destra, alta un centinaio di metri, affascina con i colori delle rocce ed il delinearsi degli strati geologici, mostrando un paesaggio differente dai boschi del Lahul e dai circhi glaciali dello Shingo la.

Kargyakh (m. 4.250 c.) appare dopo una collinetta preannunciato da chorten e muri mani. Numerose case (lodge spartani), un ponte di lastre sul torrente che scende dalla montagna fornendo acqua all’oasi, campi d’orzo e nessuno spazio per campeggiare. Un ponte conduce sull’altra sponda al villaggio di Tangza. Entrambi gli insediamenti hanno un gompa. Campo a 20’ dal villaggio dopo i lunghi muri mani (m. 4.150, 20’-4h 20’).

Kargyakh (m.4.250)-Purne (m. 3.800) 6h 50’ + 200 -750

Proseguendo sulla riva destra, lo sguardo spazia in una valle laterale che sbocca perpendicolare aldilà del fiume poi l’orizzonte è nuovamente chiuso fra cime e bastionate rocciose. Si giunge ad un torrente scavalcato con un ponticello. Si incontrano case isolate ad Habla e Tanze ed altri insediamenti sono visibili sulla riva sinistra (Ralta) della valle. Quando essa si restringe il sentiero valica il fiume Kargyakh su un ponte di legno e lastre in pietra.

La mulattiera continua sulla sinistra orografica fino a Padum e spesso si sovrappone alla strada in costruzione snodandosi fra i muretti che delimitano i campi coltivati nelle oasi. Superati alcuni insediamenti composti due o tre case si giunge a Karu (km 13, 4h) e finalmente i primi alberi svettano dopo cinque giorni di cammino. Le case offrono punti di ristoro e, nel villaggio di Testa, (1h-5h) (teastall).

Il sentiero si mantiene sempre molto in alto rispetto al fiume. Ad un’ansa il percorso scende fino ad un ponte in ferro che non si deve attraversare poiché conduce ad un sentiero in disuso. Mantenetevi sulla mulattiera, guadando un torrente suddiviso in numerosi alvei e risalendo al villaggio di Yal (m. 3.980 km 8 1h-6h). Da qui camminate ancora per circa mezz’ora e giungete ad un bivio dove un sentiero scende ripidamente verso destra. Non è segnalato da alcun chorten e può capitare di sorpassarlo ma dopo un centinaio di metri scorgete in basso il ponte di Purni. Il ripido sentiero sabbioso, stretto e pericoloso, arriva in breve al ponte che scavalca il fiume poco a monte della confluenza con lo Tsarap, con una breve salita giungete all’oasi di Purni (m. 3.700, 3 km 50’-6h50’).

Purni (m. 3.800)-Phuktal (m.3.850)-Kyelbo (m. 3.870) 7h km 22 + 250 150

Da Purni il sentiero segue la riva sinistra dello Tsarap Lingti Chu (o Lunak o Choshirok Nallah) addentrandosi nella gola che il fiume ha scavato fra i depositi alluvionali. Un ponticello instabile porta sulla riva destra. Si prosegue ancora fino ad una ansa della valle ed ad un pianoro costellato da decine di chorten ed, in alto, lo sguardo scopre con sorpresa il monastero di Phuktal incastrato nella bastionata rocciosa come un alveare (m. 3.980 km 8, 2h). Le bianche case ospitano le celle dei monaci e gli edifici comunitari spiccano nella roccia dell’ampia caverna attorno al nucleo originario fondato da Gangsem Sherab Zangpo che, nel 15° secolo, fu inviato a predicare il Vajrayana in questa sperduta provincia. I monaci della chiesa «gialla» registrati nel monastero sono ufficialmente una ottantina e per vivere si sono sparsi nei gompa minori dei vicini villaggi.

Una libreria, tre grandi cappelle ed una più piccola, le cucine, le stanze dell’abate ed il sepolcro del fondatore sono disposti su un complesso di terrazze che sovrastano la stretta vallata ed il villaggio situato sull’altra sponda. Il tempio più importante è situato sulla terrazza superiore e la sala di culto è ricavata nella parte più interna della grotta. Da una fessura sgorga una vena d’acqua, considerata sacra e miracolosa, e la caverna dà nome al monastero: Phug Tag (brag), la grotta nella parete. Anni addietro le donne non erano ammesse in questo luogo sacro. Una lapide commemora Alessandro Csoma de Xoros, I’avventuriero ungherese che soggiornò nel monastero.

Quando verrà ricostruito il ponte di vimini fra Char e Karge Lato, per ora non utilizzabile e sostituito da una teleferica, È possibile tornare da Phuktal attraverso i villaggi della sponda destra. Oppure si deve ripercorrere il sentiero fino a Purni (2h-4h).

Dal ponte di Purni si prende il sentiero di destra che si ricongiunge in breve con quello proveniente da Kargyakh ed in un’ora 1/2 si giunge a Karge Lato, spianata di sassi con un’unica casa trasformata in lodge, proprio in fronte del villaggio di Char con il quale è congiunta da un ponte. Proseguendo ci si alza fino all’oasi di Kyelbo (m. 3.900, 30’ - 4h30’). Spazio per campeggiare limitato, acqua abbondante. Sulla parete opposta della stretta vallata, aldilà dello Tsarap c’è una piccola cappella.

Kyelbo (m. 3.870)-Raru (m. 3.680) km 21 + 200 400

Percorso incassato quasi sul fondovalle. Fantastiche elaborazioni negli strati sedimentari delle pareti ed incredibili variazioni di colore negli strati rocciosi e nei pendii che scendono dalle montagne. La mulattiera procede in saliscendi: stretti ponti scavalcano i torrenti che precipitano dalle gole laterali e si può riposare sulle spiaggette sabbiose che lo Tsarap forma in alcune anse. Teastall in località Pepula. Possibile campo.

Proseguendo si nota una grotta, sull’altra sponda che contiene un castelletto. È una posizione imprendibile in cui potevano rifugiarsi gli abitanti delle vicine case poste sulla destra or.

Continuando, al ponte in ferro di Ichar si può compiere una deviazione per visitare questo grande villaggio, sede di una scuola elementare governativa e proseguire per Raru su un sentiero arduo che giunge fino al ponte di corde nelle gole sotto Raru.

Dal ponte di Ichar si cammina poco sopra la sponda del fiume per poi alzarsi in ripida salita (25’) fino ad un passo da dove il sentiero compie una lunga discesa abbassandosi di un centinaio di metri nella valle che il Reru Chu forma scendendo dal monte Choshirok (m. 5.829 metri: dà il terzo nome allo Tsarap). Attraversato il Reru Chu su un ponte si risale bruscamente a destra sul pianoro al villaggio di Raru (Reru m. 3.680). Dal ponte si può anche proseguire risalendo verso sinistra ed attraversando l’ampia piana alluvionale, a ferro di cavallo dal fondo sabbioso, fino alla morena dove scorre l’acquedotto che alimenta le cisterne del villaggio. Reru ha una ventina di case, un paio di lodge ed un gompa.

Raru (m. 3.680)-Padum (m. 3.564) 5h 30’ 300 + 150

Da Raru il sentiero prosegue sui pendii erbosi senza perdere quota passando a monte di alcuni campi e di una fattoria e raggiungendo Mune Gompa (30’), costruito su un dosso che si stacca dalla montagna e sovrasta di alcune centinaia di metri lo Tsarap. Posto di ristoro presso la strada.

Nel monastero vi sono visitare due cappelle che sono state ridecorate circa una decina di anni fa. Nel dukang numerose statue. La più grande di esse (circa 2.5 metri) rappresenta Maitreya; a fianco due statue di Sakyamuni, due di Tsongkapa, due di Avalokiteshvara. Sulla parete di destra: Sakyamuni e miniature di Buddha ai suoi fianchi. Sulla parete di sinistra: Yamantaka e le immagini dei grandi lama dell’ordine riformato. Nella seconda cappella (gonkang) affreschi e statue di divinità tutelari. Poco fuori dal villaggio c’è un tempietto dedicato a Maitreya. Vi sono racchiuse alcune immagini, di fattura molto semplice, raffiguranti Tsongkapa, Padma Sàmbhava, Sakyamuni ed Avalokiteshvara. Nei campi del villaggio è possibile farsi indicare alcuni antichi bassorilievi.

Dal gompa si scende su tratti di strada in costruzione. Poco oltre un ponte che scavalca le vorticose acque del torrente Temasha Nallah <Risalendo la sua valle si giunge a due alti passi: il Kang la (m. 5.468), da cui si ridiscende in Lahul seguendo la valle del torrente Myar fino al villaggio di Udaipur presso il fiume Chenab, ed il Poat la (m. 5.490) da dove si scende a Kilar pure posto nella valle del Chenab (Chandra Bhaga) grande fiume che dalle valli dello Spiti scorre verso Kishtwar. >). Si percorre un altro breve tratto della futura camionale e attraversando i pascoli (sorgente e spazio per campeggio) che appartengono al villaggio di Pibcha, posto sulla sponda destra dello Tsarap e raggiungibile con un ponte. Con un percorso quasi pianeggiante si giunge al gompa di Bardan (1h 30’2h). Teastall e check-point.

Arroccato su un cocuzzolo roccioso che domina un’ansa del fiume il Bara g Dansa (dimora di Bara) prende nome dal grande lama Barapa che vi risiedette dopo la fondazione, avvenuta nel 16° secolo da parte del maestro tibetano Depa Gyatso (dDeha rGyamtsho). Il monastero dipende da quello di Stagna nella piana di Leh. Quattro cappelle, tutte ricche di immagini e statue risalenti all’epoca della fondazione.

La statua più famosa raffigura un Buddha che la tradizione locale ritiene essere stata trasportata da Gandara e sistemata nella cappella dell’ultimo piano, cui si accede dal tetto terrazza e dove non possono entrare le donne. È una statua dorata di Maitreya. Il numero dei monaci ospitati varia da uno a venti ed al gompa è annessa una piccola scuola.

La valle si apre e camminiamo fra pascoli. Sull’altra riva il villaggio di Shila. Lo stradone raggiunge e sorpassa chorten e case isolate e finalmente giunge in vista della vecchia rocca di Padum, costruita sulla morena che sovrasta il fiume, ed ai cui piedi è posto il generatore di elettricità. Siete ormai a metà del trekking verso Lamayuru e, per alcuni, alla méta di questa camminata (2h 30’4h 30’).

 

Indice della guida on line

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