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21 settembre 2002

COME UN GRANELLO DI SAHARA

Testo e foto di MAURA RITA ZURRU

      L'ansia, l'insofferenza e l'irritazione inquinano la mente e, annoiate dalla reciproca coesistenza in quest'animo apatico, stimolano quel residuo di volontà a reagire.

E cosi, come c'e un tempo per ogni cosa, ora è tempo di andare, è tempo di imboccare un'altra via: incerta e indefinita, forse per riesumare gli originali valori, forse per dare un senso ai sensi o forse, per risvegliare l'assopito gusto dell'essere e non dell'avere; quindi è tempo di lasciarsi alle spalle tutto il superfluo che ci impantana la ragione.

Maura Rita Zurru - 1997E allora, "nel mezzo del cammin di nostra vita", decido di uscire da questa "selva oscura" per un deserto assolato e solitario, lontano da tutto e da tutti, alla ricerca probabilmente … anche del niente.
Quindi, mettendo in pratica, o meglio nello zaino, l'avventuroso detto: "Errare humanum est", nell'arco di brevissimo tempo mi ritrovo ad errare in questo storico quanto fiabesco deserto del Sahara.
Insieme al leader Marco Vasta, costituiamo appena una dozzina di "ricercatori" non si sa bene di cosa, comunque assetati di conoscere, desiderosi di vedere e soprattutto, impazienti di vivere questa singolare esperienza: dodici giorni nell'intimo più profondo del deserto Libico Sahariano.
Accompagnano la nostra "ricerca", come guide espertissimo , nonché autisti e meccanici abilissimi, sei tuareg, i folkloristici uomini blu, che ci insegneranno, col loro linguaggio franco -berbero - gestuale, ad armonizzarci con quest'ambiente.
Non ci sono tappe prestabilite o appuntamenti da rispettare  niente orologi per valutare il tempo, né squilli incalzanti di telefonini, niente mappe per quantificare le distanze, ma solo raggi di sole, ombre più o meno inclinate e sabbia, tanta sabbia in continuo precario equilibrio: sabbia che migra, che si disperde, che sedimenta e ricristallizza.
Questo è il Sahara: un mondo di solitudine assorto in un incommensurabile silenzio, quasi privo di vita animale e vegetale, un mare che disorienta, che spiazza e che confonde anche l'uomo più "navigato" che vi approdi.
A volte mi domando chi sarà il destinatario di questo arido regno chi si gioverà dei suoi irreali silenzi, chi si avvantaggerà della sua sconfinata pace, chi riuscirà a godere di tutte quelle spontanee emozioni offerte dalla natura, chi..., interpretando il linguaggio mistico e rigoroso del deserto, riuscirà a comunicare e quindi, entrare in sintonia con esso.
Ma, come tutti i mari , anche il Sahara è imprevedibile, soprattutto quando il vento, grande protagonista, scuotendolo da un illusorio torpore, lo rianima e, aggrottandone la superficie, lo screpola, fessurandolo con solchi sempre più profondi.
Ed esso, con un respiro affannoso si lamenta e con sbuffi e spasmi intona il suo inno alla libertà, distruggendo tutti i vincoli di quell'aleatorio incantesimo.
I rilievi montuosi vengono sgretolati e livellati, oppure rimodellati in strutture a libera interpretazione: pinnacoli affusolati come canne d'organo, arcate sontuose e trionfali e ancora torri menate di onirici castelli e guglie solenni di mistiche cattedrali.
Dopo essersi sfogato, il "Sahara" si concede un attimo di tregua, si assesta, si riassopisce, collassando gravitazionalmente in un nuovo armonioso scenario.
Maura Rita Zurru - 1997"La quiete dopo la tempesta" dura ben poco; il ciclico processo di demolizione e costruzione e già pronto per essere riattivato, e solo questione di tempo e di concomitanza degli agenti esterni per rinnovarsi con un nuovo "lifting".
A bordo di tre toyota - che hanno conosciuto sicuramente tempi migliori - e un pick up che ci segue con il kit di sopravvivenza - acqua, cibo e gasoline - ci allontaniamo da Gadames e ci inoltriamo nel deserto libico, lungo un'ipotetica pista che corre parallela al confine algerino, procedendo verso sud alla volta dell'acrocoro roccioso dell'Acacus. Con le 4x4, sprofondiamo in soffici e diafani Erg sabbiosi, sussultiamo sulle ghiaie e sui sassi appuntiti dei Reg più infernali, sobbalziamo sulle argillose mattonelle arricciate del croccante Mud Crack e sperimentiamo l'ebbrezza delle montagne russe nei meandri tortuosi delle Barcane.

Durante le pause, in cui Muftà e Ali si ingegnano con le attrezzature più disparate a riparare lo auto, noi ci dedichiamo alla "ricerca": dei graffiti rupestri sulle pareti dei Wadi, alle punte di frecce nelle spianate degli Hamada, dalle diatomee racchiuse negli sfaldabili pianori argillosi, alle piccole "bombe" sferiche, sparate da qualche vulcano del passato e intanto la giornata volge al termine.
Prima che il sole tramonti allestiamo il campo ed andiamo ancora alla ricerca, questa volta di legna - rami di acacie secche - da bruciare nei due fuochi - per la cena: uno, per cuocere la capra dei Tuareg, l'altro per i nostri minestroni "Knorr".
Dopo cena però, tutti intorno ad un unico fuoco per la cerimonia del the e per cantare i vocalizzi tuareg suon di taniche, poi un ultimo sguardo a quel disarmante cielo stellato ed e tempo, o meglio temperatura, di rifugiarsi nei sacco a pelo.
Il freddo della notte è tanto intenso da far condensare e solidificare il respiro sulle pareti interne della tenda.

Maura Rita Zurru - 1997Alle sei del mattino, quando sua "vastità" Marco Vasta ci dà la sveglia, con gioia usciamo da quel gelido loculo, poiché ad attenderci c'è un'altra giornata di sole ma soprattutto, un'altra giornata di vita.
Oggi, Capodanno, abbiamo in programma la visita del Museo naturale dell'Oued Mattendus, un deserto nero, fatto di sassi e strapiombi rocciosi, dove ammiriamo straordinari lavori di decoro, opera delle abili mani di uomini del passato, che tra questi anfratti, probabilmente, trovavano rifugio.
I graffiti stilizzati e le pitture rupestri, come piccoli flash di una storia passata, raffigurano scene di caccia e momenti di vita familiare, un puzzle di immagini custodite nel tempo dalla natura e inviate ai posteri "per conoscenza"
Poi, mentre girovaghiamo su un basamento roccioso facilmente sfaldabile, ecco altre provo del passato che, inghiottite dal tempo e integrate nella terra, riaffiorano pian piano in superficie. Sospinti da forze orogenetiche emergono labirinti di Wadi con i loro letti prosciugati, custodi di conchiglie fossili e di organismi marini che, sedimentati e pietrificati in quelle ultime pozze d'acqua, testimoniano l'abbondanza idrica del passato.

Maura Rita Zurru - 97E così, giorno dopo giorno, la nostra vagabonda ricerca continua in questa sorprendente varietà di paesaggi, con un unica' ostante; la sabbia; te la ritrovi addosso, dentro l'orlo dei pantaloni, nel la cerniera della giacca a vento e negli interstizi  più nascosti. All'inizio tenti di scuoterla dalle scarpe; di allontanarla dai capelli, di filtrarla dall'aria con la bandana, poi ti accorgi di fare un tutt'uno con essa e, usufruendo dei suoi benefici effetti, cominci ad apprezzarla. Indescrivibile sono il gusto di sentirla scricchiolare sotto i piedi nudi: il piacere di sdraiarsi di essa a riposare durante le soste giornaliere; l'armonia trasmessa dai profili dello sue dune, sinuose e capricciose come gli accenti di una poesia; il perdersi con lo sguardo fra quelle onde fluttuanti che sotto l'effetto del vento, ne increspano la sabbiosa epidermide; il sollievo rinfrescante, infuso nelle oasi da quelle ultime coraggiose pozze d'acqua che, come miraggi, si cullano nelle verdeggianti depressioni.

Maura Rita Zurru - Acacus - Libia 1997

Finalmente anch'io, come un granello di Sahara, godo dei caldi raggi del sole e, a sera, al riparo delle dune, sotto una gelida coltre di stelle, ascolto in silenzio la voce del deserto, mentre il respiro del vento culla il mio sonno; mi assesto, così, in questo sconfinato universo di libertà, con lo spirito inebriato e con la consapevolezza sempre più intensa di esistere.

Pubblicato su Avventure nel Mondo n° 6 - 1999

 

Copyright (c) 1999  by Maura Rita Zurru e Marco Vasta