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21 settembre 2002

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Il passaporto

  1. Ladakh
  2. Shangri-la su Internet
  3. Italiani a Leh
  4. Yak e leopardi delle nevi
  5. Siddharta
  6. Il viaggio
  7. Il Ladakh a piedi
  8. Viaggio individuale
  9. Viaggio organizzato
  10. E se mi fanno male i denti?
  11. Necessaria l'acclimatazione
  12. Nella borsa del fotografo
  13. Tzampa e té salato
  14. Il periodo migliore
  15. Calendario tibetano
  16. Tanka, gioielli e souvenir

Ladakh ed oltre

  1. Il sogno di Le Corbusier
  2. A Khullu per il Dusshera
  3. Feste tibetane

Ladakh

È la provincia più ampia dello stato di Jammu e Kashmir confederato nell'Unione Indiana. I suoi attuali confini, delimitati da sconvolgimenti politici e militari, ultimi dei quali la guerra indo-cinese del "62, sono con la provincia pakistana del Baltistan con la regione autonoma cinese del Sinkiang, con quella del Tibet e con gli stati indiani a sud. Grande quanto Piemonte, Lombardia e Veneto, abitato da 120.000 persone, solcato dalle valli che seguono l'alto Indo fra Himàlaya e Karakorum, il Ladakh ha in comune con il Tibet, con il quale rivaleggiò, molti aspetti religiosi, etnici e geografici, ma è legato all'India dai confini politici. Moravia scrive in "Un'idea dell'India" che l'India è il paese della religione, questa definizione è tanto più valida per il La-Dwangs, il Ladakh ovvero il "Paese degli alti valichi", lontano dall'India delle megalopoli, e dove la religione è una situazione esistenziale in un contesto sociale medioevale che il popolo Ladakho continua a vivere con ritmi arcaici, quasi insensibile allo scorrere del tempo.

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Shangri-la su Internet

Debangsu Sengupta vive in India, Simon Wisselink studia in Olanda e Yian Cheng frequenta un college statunitense. Non si sono mai incontrati, ma insieme hanno creato la miglior pagina web sull'Himàlaya partecipando a "ThinkQuest", prestigioso concorso su Internet. 600 schede presentano il "tetto del mondo": grafica accattivante e collaborazione di alpinisti famosi come Chris Bonington: mappe, informazioni dettagliate e splendide fotografie in http://library.advanced.org/10131/ladakh.html.

Il sito www.geocities.com/marcovasta/AZ_IT01.html vi proietta nel remoto Zanskar dove alcuni genitori hanno fondato la Lamdon Model School. "Conoscere le tradizioni e saperle conservare - ricorda Gyalpo Puntchok Dawa, re di Padum - aiuterà i giovani ladakhi, ma essi dovranno anche saper leggere i mutamenti in corso e per far questo occorre una maggior diffusione della educazione e della istruzione. Solo così avranno gli strumenti per conoscere e confrontarsi con i vostri modelli di sviluppo. Altrimenti scompariremo".

La rivista telematica "Discover India" presenta un articolo sul Ladakh a: www.pugmarks.com/d-india/ladakh.htm e non mancate di visitare http://www.lonelyplanet.com/lp.htm , guida in linea della Lonely Planet. Infine per organizzare ecco le date delle feste nei monasteri: http://www.india-travel.com/festival.htm.

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Italiani a Leh

Nel 1913 Mario Piacenza gira il primo reportage cinematografico su una festa tibetana definendola "danza dei demoni". Una incomprensione comune ad altri viaggiatori. In realtà le maschere che i monaci indossano durante le cerimonie quando si muovono con passi cadenzati e gesti ieratici, non sono rappresentazioni di esseri malvagi: esse rammentano l’aspetto "irato" delle divinità. I lama usano oggetti liturgici quali campanelle o turiboli con incenso e questo facilitò la diceria propagata da mercanti, e confermata anche da Guglielmo da Robruk nel ‘200, che in Tibet vi fossero comunità cristiane isolate. Tanto forte questa voce che "Propaganda Fide" inviò Gesuiti e Cappuccini in Tibet. Fu un italiano, Ippolito Desideri S.J. da Pistoia, il primo a descrivere il Ladakh, il "secondo Thebet", raggiunto il 26 giugno 1715 dopo tre anni di viaggio da Roma a Lhe.

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Meno male che c'è lo yak
del pacifico bestione si usa tutto e il suo latte fa anche da doposole

Aquile e grifoni, linci, lupi e leopardi delle nevi nelle valli più isolate. Ma anche cavallini da soma, ovini, kyang ovvero asinelli, e poi bovini fra i quali lo yak, un bestione dal mantello a pelo lungo che raggiunge i sette quintali quando si aggira allo stato brado sui pascoli a 5.000 metri e che è quasi sempre addomesticato ed ibridato con vacche e zebù. Bizzoso perché timido, ottimo per la soma, può essere cavalcato, fornisce un latte molto grasso, non sempre bevibile ed utilizzato per il formaggio e per il burro che viene stemperato nel tè, bruciato nelle lampade, spalmato su viso e capelli per proteggerli dal sole, dall’aria e dalla disidratazione.

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Siddharta

Siddharta nulla disse dell’esistenza di Dio, affermò solo che il mondo è sofferenza e che tutti gli esseri patiscono in un ciclo infinito di nascita, dolore e morte. Unica via di uscita è il nirvana, l’abbandono di questa catena di esistenze sofferte. Venne chiamato "Buddha", l’Illuminato, per la luce di speranza offerta ai milioni di diseredati del continente indiano. Semplice fu la sua predicazione, pochi e lineari i principi. Poco più di mille anni fa il Buddhismo valicò l’Himàlaya propagandosi dal Ladakh fino al Tibet. Arricchita dalle forme esoteriche del tantrismo indiano, si adattò ai grandi spazi ed alle credenze dei Tibetani. Nacque così la "via di diamante", che noi conosciamo come lamaismo dal titolo che indica i monaci di più alto grado.

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A Buddha, venerato come divinità e non più come profeta, si affiancarono innumerevoli esseri divinizzati, entità minori, numi tutelari, personaggi della cosmogonia tibetana preesistenti all’arrivo del Buddhismo. Si formò un pantheon meravigliosamente rappresentato da una iconografia che segue canoni ormai antichi e consolidati. Queste immagini che per il religioso istruito sono allegorie o personificazioni di stati mentali o psichici, di virtù e vizi, tutti elementi di uno psicodramma che si svolge qui in questo mondo di apparenze, agli occhi del semplice fedele sono divinità ben distinte alle quali fare appello e chiedere protezione nella lotta per la sopravvivenza.

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Il viaggio

Da Delhi in due giorni di macchina attraverso l'Haryana si arriva a Manali in Himachal Pradesh, si continua sull'unica strada che raggiunge il Ladakh e prosegue fino in Kashmir giungendo a Srinagar dopo 870 chilometri. Sulla strada militare, terminata nel 1989, il viaggio si compie senza molte certezze perché l'esercito non garantisce alcun soccorso. Tre giorni di jeep per scavalcare la catena della Grande Himàlaya, 430 chilometri di pista tutta curve e saliscendi, a volte asfaltata, che attraversa la regione più alta e fredda del paese, una zona deserta senza alcun villaggio, ma con un fondovalle situato sopra ai 4000 metri. Due notti passate in tenda ai bordi della pista, bloccati dalle numerose frane provocate dal monsone incuneatosi tra le montagne, in attesa dei mezzi dell'esercito per liberare la strada. Alla fine della traversata si scende a 3600 m nella valle di Leh con i suoi monasteri arrampicati su ardite cime, organizzati come villaggi autonomi e autosufficienti dove è dato di vivere un'esperienza etnologica e morale unica.

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Il Ladakh a piedi

Addentrarsi nelle remote valli di Nubra o Markha lungo piste che si inerpicano su pendii scoscesi e speroni rocciosi. Percorsi lunghi anche trecento chilometri come quello che dall'Himachal Pradesh giunge a Lamayuru attraversando la valle del fiume Zanskar.

Trekking sono organizzati da Viaggi nel Mondo (circ. Gianicolense 41 Roma 06-58 80 661) con programmi di 28 giorni (20 di cammino) per la traversata dello Zanskar e tre settimane (10 gg a piedi) per il circuito del fiume Marka.

A Manali ci si può rivolgere alla Arohi Travel, The Mall, 175131 Manali; distt. Kullu (H.P.);India; tel. 0091-1901-2139; fax 0091-1901-3039.

La miglior guida dello Zanskar è Sonam Stobgays Ganskit, Padum (Zanskar), 194302 distt.Kargil (J&K) India, scrivetegli o contattatelo allo 0091 1938 45046.

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Viaggio individuale

Informazioni presso l'Ufficio del Turismo Indiano, via Albricci 9, Milano tel. 02-80 49 52. Il visto si richiede al Consolato Indiano, via Larga 16, Milano (02-869 03 14) o alla Ambasciata Indiana, via XX Settembre 5, Roma (tel 06- 48 84 642). In India rivolgetevi al Department of Tourism J&K Government (201-203 Kanishka Shopping Plaza, 19 Ashok Road, New Delhi (tel 0091-11-33-45-373 int 276, fax 0091-11-33 67 881) i cui uffici sono proprio vicini all'Ashok Niwas (Ostello dei giochi Asiatici, 19 Ashok Road, New Delhi) e al grande Ashok Hotel, 50 B Chanakyapuri (0091-11-37 01 01).

A Leh il Tourist Office (194101 Leh, Ladakh, J&K, tel 0091-198-52 094, fax 0091-198-52 297) è a vostra disposizione per suggerimenti pratici e per facilitare la richiesta di permessi per il Ciangtang, la valle di Dah Hanu abitata dai Dardi o il Nubra.

L'agenzia alla quale ci siamo appoggiati per questo servizio è la SHANGLOO TRAVELS PVT.LTD. Tel: 0091 194 479275, fax: 0091 194 452523, Email:shangloo@hotmail.com, Website: www.shanglootravels.com , specializzata in viaggi in Himachal Pradesh e Ladakh

A Leh innumerevoli sistemazioni dai 3 ai 50 dollari. Le migliori all'Omasi La (tel. 0091-198-2319), Kardungla Hotel e Dreamland Hotel, camere "basic", ma pulite. Fra le pensioni ottima la Bimla Guest House della famiglia Batapa (194101 Leh, Ladakh, J&K).

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Viaggio organizzato

"Nel Piccolo Tibet, valli segrete e monasteri", visita alla valle di Lhe ed a Dharamsala, sede in esilio del Dalai Lama, è la proposta del Tucano Viaggi Ricerca di Torino (tel. 011-5617061, fax 011-544419), 17 giorni, partenze individuali e di gruppo da lire 4.900.000.

Sul percorso Delhi-Leh via Manali raggiungendo Leh e poi Srinagar in Kashmir vengono organizzati viaggi di gruppo da Avventure-Viaggi nel Mondo (tel. 06-58 80 661, fax 06-58 15 025), partenze luglio-agosto, 21 gg, a 2.400.000 e 300 dollari di cassa comune e possibilità di una settimana ulteriore in Nepal.

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E se mi fanno male i denti?

A pochi chilometri da Leh presso il Tibetan Children Village di Choglamsar, è in funzione uno studio dentistico aperto anche ai turisti. La struttura è organizzata da medici europei coordinati da Philippe Bourgain, responsabile di tutti gli aiuti sanitari presso i rifugiati tibetani dell'India.

Dalle cure del corpo a quelle dello spirito: a Choglamsar ha sede la Scuola di Studi Filosofici Buddhisti che organizza corsi aperti sia ai Bhod-pa (i rifugiati tibetani) che agli occidentali.

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Necessaria l'acclimatazione

Data l'altitudine del Ladakh, esiste il rischio per chi arriva direttamente in aereo a Leh, che si sviluppino sintomi da attribuire alla rarefazione dell'aria. Chi giunge lungo il percorso da Manali ha tutto il tempo di prevenire il tipico mal di montagna e di concedere all'organismo il giusto periodo di acclimatazione poiché sale di quota lentamente. I soggetti affetti da malattie croniche cardiache e polmonari devono fare molta attenzione. In ogni caso bere molti liquidi, evitare gli alcolici, limitate il fumo.

Ovviamente è bene vaccinarsi contro tetano, tifo ed epatite. Non occorrono quelle contro il colera e la febbre gialla.

Gli alimenti e le bevande possono diventare fonti di infezioni: consumate preferibilmente cibi ben cotti e bibite in bottiglia. Evitare di mangiare verdura cruda, assicuratevi che il té venga preparato con acqua bollita. Sbucciate sempre la frutta. Utile avere al seguito dei disinfettanti intestinali.

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Nella borsa del fotografo

Un ingombrante banco ottico e delicate lastre portate a spalle dai coolies, questa l'attrezzatura di Vittorio Sella nella spedizione del 1913-14 che collegò il sistema geodetico indiano a quello europeo, la più grande fra le tante esplorazioni che negli anni del Raj britannico gli Italiani compirono in queste terre cancellando le ultime chiazze bianche sulle mappe del Karakorum.

Genti e paesaggi ladakhi offrono mille spunti per foto e riprese video. Le ore ottimali sono quelle dell'alba e del tramonto, nel resto della giornata la luce è molto forte. Attenzione ai raggi ultravioletti in alta quota. I rullini sono introvabili, portate pellicole non troppo sensibili. Un buon flash vi consentirà gli scatti all'interno dei monasteri. Proteggete l'attrezzatura dalla polvere e non dimenticate il cavalletto.

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Profumi e sapori
orecchiette piccanti e birra d'orzo
cucina frugale ma energetica

Il Ladakh non offre la delicata cucina mughul con pranzi di cento portate né il piccante della cucina del sud India. Nei ristorantini di Leh ci si accosta all’arte culinaria ladakha, con gli schiu, sorta di orecchiette alla pugliese condite con verdure piccanti; il riso, alimento pregiato quasi un piatto della domenica, preparato con i gesti di un tempo quando le nostre madri lo acquistavano sfuso e poi lo mondavano da pula o sassolini; la tsampa, orzo tostato e macinato, alimento precotto ed estremamente energetico, è una farina che si butta in bocca o in pallottoline ammorbidite dal té e che acquistano un sapor di castagnaccio. I momo, polpette di pasta ripiena di carne tritata, cipolle, aglio, zenzero, sale e grasso animale. Quella tibetana è una alimentazione povera e frugale in cui la carne è un lusso.

Per bere c'è il té, bevanda ristoratrice se preparato all’occidentale con lo zucchero, ritemprante, ma ostica al nostro palato se consumato alla tibetana: acqua, tè, burro e sale. Nelle feste e nei locali detti ciang-gang scorrono decine e decine di litri di ciang, leggera birra fermentata di orzo, densa come la minestra di patate, e di arak, un distillato dal gusto forte ed acre.

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Il periodo migliore

È quello compreso tra giugno e settembre. Due infatti sono le stagioni del Ladakh, una breve estate ed un lungo rigido inverno che iberna il paese. In estate il clima è poco piovoso; la temperatura più elevata si registra nel mese di luglio, ma ci sono forti escursioni termiche tra il giorno e la notte: se al mattino si toccano i 25°, la sera il termometro scende fino a l0°. L'inverno, da novembre ad aprile, è molto rigido con nevicate; a gennaio, il mese più freddo. la temperatura oscilla tra i -2° e i -35°.

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Calendario tibetano

IL 6 febbraio 2000, dopo la luna nuova, è iniziato il 2127° anno tibetano, scandito da un calendario di origine cinese, con cicli di dodici e sessant'anni, e composto da 13 mesi (per 360 giorni). La settimana viene divisa in sette giorni, ognuno dei quali ha un nome particolare: nima (domenica), dawa (lunedì), ming-mar (martedì), lhapa (mercoledì), purba giovedì), pasang (venerdì), penba (sabato). Ogni anno corrisponde la figura allegorica di un animale (lepre dragone, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane, cinghiale, topo, toro, tigre) abbinato ad un elemento (fuoco, terra, ferro, acqua, legno). Il 2000 è l'anno Drago Ferro, primo del 18° ciclo. Pur adottando lo stesso ciclo, il calendario ladakho inizia al solstizio di inverno con le feste del Gyalpo Losar, il capodanno del re.

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Tanka, gioielli e souvenir

Nel bazar di Leh si trovano tutti i principali prodotti di artigianato locale (molta paccottiglia per turisti è fabbricata a Delhi): tessuti e coperte di lana, monili in argento con pietre dure, i pabbu calzature di feltro, anelli e le splendide lane pashmina. Gli oggetti di carattere religioso, come le thanka (dipinti sacri) o i rotoli da preghiera e gli strumenti musicali venduti presso i monasteri, nei giorni di festa, non possono essere esportati dall'india se antichi. Tappeti sono in vendita al Tibetan Refuge Camp di Choglamsar o nelle bancarelle che riempiono le vie della capitale. Chiling, allo sbocco della valle dello Zanskar, ha da secoli una tradizione nella lavorazione dei metalli: si trovano oggetti in rame, oro, argento.

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Ladakh ed oltre

Il sogno di Le Corbusier

Nei viali polverosi di Chandigar si legge il fallimento delle "città ideali" concepite negli anni 50 e 60 su modelli di funzionalità tipicamente occidentali. Fortunatamente, nel corso degli anni, gli abitanti hanno progressivamente modificato il l'impianto urbanistico originale adattandolo ai propri bisogni, abitudini e stili di vita.

Costruita ex-novo nel 1948 su progetto di Le Corbusier e Maxwell Fry, sostituì Simla come capitale del Punjab e di questo stato seguì le vicissitudini. Nel 1966 il Punjab venne diviso in Punjab a maggioranza Sikh e Haryana a maggioranza Hìndu, mentre le valli vennero inglobate nel nuovo stato dell'Himachal Pradesh.

Chandigar funzionò come capitale di due stati fino al 1986 quando venne attribuita al Punjab nel tentativo di placare il secessionismo dei Sikh. L'Haryana rimase virtualmente senza capitale, ma nella pratica Chandigar continuò a svolgere la sua doppia funzione. Oggi conta circa 400.000 abitanti ed è ancora in espansione grazie alle industrie che stanno sorgendo nei dintorni. Gli appassionati di architettura non perdano i palazzi del Parlamento, dell'Alta corte di giustizia e del Governatore.

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A Kulu per il Dusshera

Festa nazionale di tutta l'India, la Dusshera verrà celebrata con fasto a Kulu (Himachal Pradesh) dal 5 al 7 Ottobre. Al riparo di una bianca tenda, i brahmini, in tunica rossa e larghi pantaloni bianchi, portano la statua del dio alla presenza del Raja. La minuscola statua, collocata su un trono d'argento, viene sistemata su un enorme carro di legno con ruote piene. Il carro è trainato da giovani fedeli.

Altre presenze, più o meno potenti, giungono da diverse località della valle del Beas. Le varie maschere, trasportate su palanchini, rappresentano divinità maschili e femminili, numi tutelari di questi luoghi. Le maschere sono in genere due, sovrapposte, in argento, sormontate da un baldacchino cilindrico rosso con una sovrastante struttura conica circolare in argento. Tetto e parte del baldacchino sottostante sono coperti con drappi rossi e damascati.

Il rajah assiste alla cerimonia da una portantina il cui tetto richiama le cupole moghul. Lo precedono due mazzieri con casacche verdi e lunghi bastoni argentati. La famiglia reale indossa ricchi vestiti dorati e affascinanti turbanti e tutt'attorno pastori tornati dai pascoli estivi e famiglie in festa , bancarelle e sacrifici di bufali Un evento degno del miglior kitch indiano.

(A Chandigar ed in Himachal e Ladakh con Avventure nel Mondo: 06-5880661 fax 065809540)

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Feste tibetane

Un viaggio nel Piccolo Tibet, ai suoi monasteri sperduti, alle sue genti fantastiche, ai suoi colori, alle sue cime, alle sue nevi, ai suoi cieli cristallini. In occasione della festività religiosa più importante nella valle dello Zanskar: nel monastero di Sani, dove il grande maestro Naropa passò nel Nirvana, il 14 Agosto sarà presente Sua Santità Gyalwa Dukpa Rimpocé per la ostensione della collana di Naropa, rituale che avviene ogni dodici anni. Le danze dei monaci costituiscono l'aspetto più affascinante della cultura tibetana, una sorta di meditazione dinamica che viene eseguita pubblicamente nel cortile del monastero. Vibrazioni e suoni profondi, fragore di cimbali ed ottoni, broccati preziosi e maschere raffiguranti divinità, un'occasione per andare oltre il folklore ed entrare nell'universo tibetano.

Nelle prime due settimane di Settembre, a Leh ed in alcuni monasteri che la circondano si svolge il Festival del Ladakh: gare di tiro con l'arco e di polo, cortei religiosi, mostre di artigianato, danze con maschere.

Il 14 Novembre nel monastero di Tiksey a pochi chilometri da Leh, cui è collegato da un autobus che parte ogni ora, i monaci celebrano la fine della stagione dei raccolti suonando le lunghe trombe telescopiche. Ultima festa annuale, prima di quella del solstizio d'inverno, il 23 Novembre al monastero di Chemrey: due giorni di danze cerimoniali, gare di tiro con l'arco ed esposizioni di manufatti tipici.

(Agenzia a New Delhi: State Express: 0091-1-6855483, 6852712, Fax 0091-1-6868552, email: statexp@del2.vsnl.net.in).

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