[Componente di FrontPage Inclusione pagina]
segnalata da

  Pubblicato su "Adamello", semestrale del CAI Brescia - 2-96

Una bambina in Himàlaya  

viaggio di famiglia in Mustang

di Wanda Romagnoli Vasta CAI Brescia - Avventure nel Mondo

AnM 5-96 Copertina

   
   

  C'era una volta.... Un re, direte voi... E questo viaggio si è proprio svolto in un minuscolo regno tibetano governato da Singme Dorje, 26° esponente di una dinastia fondata nel 1380.

Per due settimane ci siamo mossi in un deserto verticale d'alta quota, dove la policromia degli strati di deposito, libro di geologia a cielo aperto, si rispecchia nelle strisce che colorano le facciate dei templi nor-pa (una delle varianti del Buddhismo tibetano).

Mustang: perché

Volevo tornare in Himàlaya e volevo tornarci con tutta la famiglia. In queste ultime estati Marco, mio marito, percorre le valli che pian piano il Governo del Nepal apre al turismo e la regione del Mustang offriva trekking d'alta quota in valli che entrambi non conoscevamo e dove era possibile il soccorso in elicottero. Ma non erano le preoccupazioni igieniche o i problemi di quota a trattenerci: pensavamo che la maggiore difficoltà sarebbe stata gestire il rapporto di nostra figlia Luisa con i bimbi dei villaggi. Da un lato avevamo paura di eventuali infezioni da contatto, dall'altro non volevamo impedirle di giocare con gli occasionali compagni. 

Ma tutto si è risolto sul posto: Luisa si è divertita con gli altri bimbi ad ogni sosta quando nel villaggio era scemata la curiosità per questa maharani, una bambina sicuramente ricca agli occhi dei locali, e quando i ragazzini che l'avvicinavano erano in numero esiguo. Molto spesso doveva infatti confrontarsi con tutti i ragazzini del villaggio, anche una trentina, con sorelle maggiori e mamme al seguito. Bimba metropolitana di quattro anni, con contatti solo domenicali con la natura, suo gioco maggiore è stata scoperta dei ruscelli, degli animali domestici, delle carovane di yak che trasportavano merci. Terra, sabbia, sassi, acqua, legnetti di arbusti hanno permesso una attività ludica in full immersion. 

Una lunga preparazione

Il viaggio in Siria, quattro mesi dopo il parto, mi aveva rincuorato: anche con un lattante si può viaggiare in modo spartano e bohemien. Poi Luisa ha terminato lo svezzamento a Creta dove ha mosso le prime "gattonate" attorno alla tenda (in tre viaggi estivi non abbiamo mai affittato una camera). Verdon, Corsica, Camargue, Provenza, Grecia, Giordania: non più biberon ma una sana dieta mediterranea a base di spaghetti, olive, salame e frutta fresca, che ha sempre riscosso successo. Nelle escursioni, oltre al passeggino, avevamo usato lo zaino, passando da quello imbottito per bimbi dai 4 ai 12 mesi a quello con un intelaiatura in ferro. In un paio di viaggi, al secondo o terzo giorno, Luisa aveva avuto un episodio febbrile probabilmente dovuto allo stress. Un po' di riposo all'ombra risolveva ogni problema. 

A quattro anni e mezzo Luisa era ormai scafata per il viaggio in Nepal. Oltre alle usuali vaccinazioni ed all'antitifica, nuove profilassi contro l'epatite A e la meningite. Maggior impegno invece per la preparazione psicologica del viaggio: foto di mamma e papà nel "paese delle nevi", leggende della mitologia indù, racconti ambientati in Tibet; accenni ad un "lungo, lungo stare seduti" riferito sia all'aereo che allo zaino che questa volta sarebbe stato affidato ad uno sherpa addetto esclusivamente al suo trasporto. 

Su e giù per l'Himàlaya

Ed eccoci alla partenza con il solito trasloco. In cabina zaino a bastino e borsa con più ricambi, tutte le medicine, alcuni viveri (finalmente basta pannolini!), fogli e pennarelli, un orsetto e un gioco ai quali si è aggiunta una baby sitter elettronica, cioè un registratore con favole in cassetta. In stiva tutto il resto chiuso in bidoni stagni: sacco a pelo (per basse temperature Luisa ha un mummia in hollowfille non danneggiabile da eventuale pipì), vestiti sia per il caldo che per il freddo, i viveri (confezioni di prosciutto sottovuoto, tortellini ecc.). 

Un paio di voli interni ed a Jomosom parte la nostra carovana. Dei 150 chilometri di camminata Luisa ne ha percorsi una quarantina con le sue gambe. Lo sherpa Kaji Lobsang la trasportava nello zaino nelle lunghe salite (abbiamo spesso raggiunto i 4.000 metri partendo dai villaggi posti mediamente a 3.500). Mamma e papà trasportavano la propria attrezzatura e una riserva di viveri, acqua bollita e un ricambio. In questo modo eravamo sempre indipendenti dai cavalli che trasportavano i bagagli. 

E' stata una splendida camminata ed una vacanza che ci ha affiatati e ha lasciato intravedere lo spazio per nuove avventure. 

Genitori incoscienti? Non lo so. Di sicuro Luisa ha tuttora un bel ricordo del viaggio e del gruppo che non è stato né oppresso dalla sua presenza, né ha dovuto subire variazioni di orari o di itinerari. Ed il capogruppo non ha certo trascurato i partecipanti per dedicarsi unicamente alla famiglia. Con questo non voglio invitare ad affrontare con i figli a qualsiasi viaggio. Luisa è una bimba normale, esile e affaticabile come tutti i coetanei, ma ha avuto una lunga preparazione di escursioni in montagna e di vacanze spartane. Inoltre ogni esperienza è sempre molto personale, forse è meglio dire famigliare, e legata a questa età.

E il re?

Potevamo farci ricevere in udienza ufficiale ma vi abbiamo rinunciato per vari motivi, non ultimo l'aver visto altri turisti trattarlo alla stregua di un esotico animale in estinzione rinchiuso in una gabbia dorata.
E così, nel soggiorno a Lo Manthang, lo abbiamo incontrato e salutato all'alba quando in preghiera compiva i tre giri rituali attorno alle mura della capitale.