Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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questa pagina che leggi è basata sulla edizione 1988

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Palazzi e fortezze

Talvolta le abitazioni dei ricchi mercanti o dei gyalpo locali sono state elevate sontuosamente, sempre ripetendo lo schema della casa ladakha ma abbellendosi con ampi spazi intemi e con motivi architettonici più ornamentali. Il palazzo di Leh, con il suo basamento imponente assomiglia più ad un castello, al pari di quello di Shey. 
L'esempio più bello di palazzo si ammira nella reggia di Stok. Quest'edificio, costruito allo sbocco della valle omonima, domina dall'alto di una roccia tutta l'oasi che i conquistatori dogra lasciarono in feudo perpetuo allo spodestato gyalpo di Leh. Il khar è un parallelepipedo perfetto, alleggerito dagli innumerevoli rabsal. Gli elementi decorativi sono sempre gli stessi ma i perfezionamenti costruttivi ed ornamentali si notano sia nella facciata che negli interni. Le scale che accedono ai vari piani non sono strette fra due pareti prive di finestre come nelle abitazioni dei comuni mortali. Qui i gradini sono comodi e bassi, numerosi sono gli ampi pianerottoli e lo scalone gira attorno all'ampio cortile centrale. Gli ambienti sono affrescati e lo sono addirittura le pareti dei terrazzini, dipinte con colori vivaci, con motivi geometrici e con i simboli usuali. 
 Ma i veri palazzi sono una rarità ed il turista può ammirare solo questo che è ancora abitato, mentre gli altri cadono lentamente in rovina. E lo stesso si deve dire dei castelli i cui profili si stagliano allo sbocco delle valli laterali: basta mutare la prospettiva di poche centinaia di metri, ed essi si confondono, mimetizati, fra le rocce circostanti. Gli esempi di architettura militare sono numerosi ma purtroppo oramai abbattuti dagli invasori o diruti dal tempo. I vari gyalpo ne hanno costruiti parecchi a propria difesa durante i secoli di guerriglie ed ostilità. Questi khar (palazzo-fortezza) o dzong (monastero-fortezza) erano edifici massicci, solitamente arroccati sopra cocuzzoli dalle pareti difficilmente scalabili, come nel caso della rocca di Ankhar. Le mura, di sassi e mattoni fabbricati con terra seccata al sole, poggiano su un basamento di pietra che forma un tutt'uno con la roccia sottostante, creando così la sensazione che castello e collina formino un unico corpo. Tale sensazione viene ulteriormente rafforzata dal fatto che, essendo privo d'intonaco, il castello lascia intravedere il colore del materiale usato per la costruzione: il marrone chiaro di quella terra e di quelle pietre che, un giorno, sono state asportate dalla stessa collina su cui la fortificazione poggia. Si ottiene così un edificio che si slancia verso l'alto e sembra uscire dal suolo stesso della vallata. 

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