Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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questa pagina che leggi è basata sulla edizione 1988

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Bhavachakra: la ruota della vita 

Un gran demone fra le cui mani sta un timone variopinto: questo il primo colpo d'occhio sulla sidpa korlo (tib.: la ruota della vita, o Sipa Khorlo (སྲིད་པ་འཁོར་ལོ་). La raffigurazione è già presente negli affreschi delle caverne di Ajanta, nell'lndia del sud, che risalgono agli albori dell'arte buddhista, ma è giunta fino a noi soprattutto grazie al Buddhismo Vajrayana che nel 7° secolo acquisisce l'uso della bhavachakra (skt.: ruota della vita)  e le attribuisce un significato simbolico ed essenziale nella iconografia lamaista.

Generalmente viene riprodotta sulle pareti dei loggiati antistanti l'ingresso delle sale d'assemblea e di culto, assieme alle immagini dei guardiani delle quattro direzioni, ma è anche rappresentata su thanka. 

La ruota ha il compito di rammentare, a chi sceglie le gioie terrene, tutto l'orrore del ciclo delle reincarnazioni che imprigiona in questo universo sottoposto alla legge karmica di casualità, un orrore da cui si fuoriesce solo con la beatitudine del nirvana. Il primo obbiettivo di ogni insegnamento buddhista è quello di creare delle basi didattiche attraverso il simbolismo e l'iconografia che aiutano l'uomo a prender coscienza di questa legge ineluttabile e gli conferiscano poi i mezzi affinché egli sia artefice del proprio destino. 
La ruota della vita segue precisi canoni stilistici che ritroviamo riprodotti più o meno fedelmente in tutte le varie raffigurazioni. 
La ruota è un grande circolo ed è stretto fra gli artigli ed i denti del demone Mahakala  (in India dal mostro Anytlata, nel mondo tibetano può essere Yama o Mara), signore del tempo e quindi della morte e del perpetuo mutare, quindi della impermanenza (skt. anitya; tib. mitakpa, མི་རྟག་པ་),  Il suo capo è cinto da una corona di cinque teschi che rappresentano i cinque peccati capitali: ignoranza, odio, desiderio, egoismo, passioni.

 

Sulla sinistra della testa è riprodotto Buddha che, con il braccio destro sollevato, indica una ruota della legge (skt.: dharmachakra) posta alla destra della testa del demone; seguire questa legge è l'unica fonte di riscatto per l'individuo e Buddha è d'esempio, la stessa posizione, fuori dal disegno della ruota, dimostra che si può raggiungere l'Illuminazione ed uscire dal ciclo karmico.

Al centro della ruota, attorno ad un albero (non sempre raffigurato) che simboleggia l'asse del mondo, tre animali rappresentano i veleni (tib.: dugsum = tre cattive bevande) che sono la forza motrice della vita. Queste sono le tre afflizioni principali che, secondo il buddhismo,mettono in moto l’intero processo della trasmigrazione. A causa dell’offuscamento mentale o dell’ignoranza, ossia per il fatto che gli esseri non sono consapevoli del carattere illusorio e impermanente dei fenomeni, si genera l’attaccamento e si sviluppano i desideri dei sensi. Il gallo rosso della «collera» (pratigha) - qualcuno descrive un pavone -, cioè dell'avversione agli altri uomini, il serpente verde del «desiderio» (rga), ovvero tutti i sentimenti che esprimono cupidigia e brama di possesso, il grigio maiale dell'«ignoranza» (mūdhi). I tre animali si mordono la coda in una sorta di danza forsennata: il ciclo dell'«ego», con le sue forze dinamiche, muove tutta la vita. 

Segue una fascia, separata idealmente o graficamente in due parti, dove gli uomini felici si elevano per poi ricadere nudi e disperati; un ammonimento a non disperdere i meriti acquisiti. 
Il terzo cerchio è suddiviso in sei parti, i sei regni dell'esistenza (skt.: loia). In alto le tre esistenze possibili di miglior condizione: dei, semidei ed uomini. Gli dei, al centro, con Avalokiteshvara che sotto forma di un Buddha bianco predica loro la meditazione (sillaba Lha). Gli asura o semidei (Lhamayin), titani in perpetua guerra con gli dei. Ad essi Avalokiteshvara (verde) intima di cessare ogni ostilità e predica l'elevazione morale; mentre, raffigurato in giallo, egli predica la rinuncia (mi) agli uomini di ogni condizione sottoposti alle conseguenze della cupidigia. 

Nel settore inferiore abbiamo il mondo degli animali  (dundo) ai quali un Buddha blu viene a predicare la conoscenza essendo loro prerogativa scontare il peccato d'ignoranza; nel mondo degli esseri miserabili (skt.: preta, tib.: yidak) si soffre una sete ed una fame inestinguibili, ad essi Avalokiteshvara porta un vaso di nettare, cibo degli dei, per insegnare la generosità. 

In ultimo il mondo degli inferi dove i dannati soffrono i supplizi. In genere vi è raffigurato anche Yamantaka che brandisce lo specchio della conoscenza, egli è Singge Chosgyal (re della legge) e lo ricorda sostenendo una bilancia. Ma anche qui può essere presente Avalokiteshvara, che in nero porta acqua a chi brucia. Il Buddha della misericordia può anche non essere raffigurato ma ormai ben pochi artisti seguono i nuovi affreschi seguendo la iconografia tradizionale. 
La parte più esterna del cerchio è costituita da una corona circolare nella quale sono inserite dodici figure che rammentano al fedele il funzionamento delle «dodici cause interdipendenti» (skt. nidana) cioè la catena di casualità, che con logica implacabile costituisce e determina l'esistenza di ogni individuo. Le figure raccontano come si forma un essere e sono, in genere, allusioni dirette a parabole della vita di Buddha. 
Abbiamo così il cieco, simbolo della ignoranza e della non conoscenza che sono le cause prime del ciclo della reincarnazione; il vasaio, che ricorda il configurarsi impulsivo ed elementare della psiche; la scimmia, inizio dell'esperienza cosciente e della scoperta del mondo esterno; due uomini in barca, distinzione fra io e non-io; la casa a sei finestre, o sei case, raffigurano l'uso dei cinque sensi e dell'intelletto, considerato il sesto; la coppia abbracciata, esperienza sensibile e sensazione; un uomo accecato da due frecce, il piacere ed il dolore che sono conseguenza della sensazione; l'uomo che beve simboleggia il desideri o del piacere; la scimmia od un uomo, nell'atto di cogliere i frutti da un albero, parlano del desiderio che si trasforma in avidità; una donna incinta o l'amplesso di una coppia ricorda come dall'attuale esistenza nasce la seguente reincarnazione; il parto, la rinascita è la conseguenza logica della vita precedente; ed infine un vecchio od un cadavere, la vecchiaia e la morte sono infatti l'unica conseguenza della nascita.

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