Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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questa pagina che leggi è basata sulla edizione 1988

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Nella valle del fiume Zangskhar

Lo Zangskhar è nominato sia nelle Cronache del Ladakh, nelle Cronache dello Zangskhar, Cronache dei re di Zangla e nei testi degli storici tibetani. Ciò che si conosce non è molto in quanto queste vallate sono sempre state soggette al protettorato od all’occupazione da parte di altri principati o reami ma dagli Zangska-pa queste note vengono sempre rammentate con orgoglio.

La presenza di popolazioni Mon e Darde, di religione buddhista, è rammentata dalle numerose iscrizioni che si trovano qui e là sia come semplici incisioni che come bassorilievi. In genere sono immagini di Buddha raffigurato in piedi secondo l’uso dei primi secoli del Buddhismo, se ne trovano presso Sani e presso Padum ma anche in altri villaggi. Proprio a Sani il chorten di Kanishka è attribuito dalla tradizione popolare al grande imperatore kushanide. La seconda diffusione del Buddhismo operata da Tillopa e Naropa è rammentata dalle leggende sulla presenza dei grandi mahasiddha. È quindi evidente che prima della influenza tibetana la regione è stata sotto il controllo del Kashmir. Lo Zangskhar assume quindi una sua fisionomia come regno più o meno indipendente ma le sue vicissitudini storiche sono complicate quanto quelle del più grande e forte regno del Ladakh. Il piccolissimo regno dovuto spesso combattere contro questo vicino che ha sempre considerato lo Zangskhar come un feudo vassallo.

La seconda diffusione del Buddhismo toccò queste valli con il grande traduttore Rinchen-zangpo. Ma la figura più importante è quella di Phags-pa Shes-rab, «il traduttore dello Zangskhar» al quale si devono le traduzioni di numerosi testi indiani e soprattutto la fondazione di molti monasteri della regione. Nel 15° secolo Tsongkapa inviò come missionario il suo discepolo Shes-rab bZang-po il quale promosse l’adesione alla riforma da parte di parecchie comunità monastiche dello Zangskar.

La storia del regno è quindi unita anche a quella della presenza dei grandi ordini monastici che dal grande Tibet estesero la loro influenza verso il Tibet occidentale. Anche lo Zangskhar, così come il Ladakh, fu coinvolto nelle lotte fra Gelugs-pa e Drug-pa-Kagyu che parteggiarono ora per un re, ora per un altro se non quando sostenevano il re o la regina in contrasto politico-familiare.

Le Cronache dello Zangskhar sono un po’ vaghe su quanto accadde nei secoli ed esse iniziano con una impossibile cronologia: lDe-gtsung-mgon, fondatore della dinastia sarebbe dovuto vivere almeno un centinaio di anni, prima che gli succedesse Sengge-lde il quale divise il regno fra i tre figli dando luogo ai tre lignaggi di Padum, di Zangla e di Kitshwar. Da altri documenti sappiamo che Sengge era figlio di un re dello Spiti che aveva conquistato Padum, per un certo periodo la valle cadde quindi sotto l’influenza dei re dello Spiti. La cronologia è incerta ed i nomi della prima dinastia non sono stati tramandati, pare che questa dinastia si sarebbe estinta prima dell’invasione da parte di Mirza Haider che guerreggio e saccheggiò queste valli fra il 1533 ed il 1551, inutilmente contrastato da un re di nome Tshang-gyalpo. Ma è difficile rendersi conto del potere effettivo di questi re se si pensa che anche i capi villaggio di Teta o di Tonde usavano il titolo di gyalpo.

Nel 16° secolo, con l’aumento della potenza della dinastia Nam-gyal l’indipendenza e la sovranità dello Zangskhar furono chiaramente limitate. Le deboli forze dei re locali dovettero cedere a quelle ladakhe ed alla fine il regno fu annesso all’impero di Sengee Namgyal che con un matrimonio politico fra la sorella maggiore ed il re di dello Zangskhar legò a se lo stato vassallo. Nel 1752 il regno ritrovò l’indipendenza per un breve periodo che terminò con l’invasione Dogra del 1842.

Padum

Nel 12° secolo la provincia dello Zangskhar fu divisa in due piccoli potentati fra i fratelli: Tinam Lde, che costruì la fortezza di Zangla da cui governò lo Zangskhar orientale, e Lobzang Lde che ereditò il palazzo reale di Padum ed amministrò tutta la parte occidentale del piccolissimo principato. Nel 1533 la fortezza venne distrutta da Mirza Haider, dughlat di Kashgar, durante il tentativo di annessione del Ladakh. Ricostruita da Sang Gyalpo la fortezza fu nuovamente distrutta nel 1833 dalle truppe di Zorowar Singh. A nord della fortezza, circa quattrocento metri, sono visibili sei sculture rupestri che rappresentano i cinque Buddha Supremi ed a destra Maitreya: secondo Francke sono attribuibili ai Mon, i primi abitanti dello Zangskhar, e risalirebbero quindi al 1° o 2° secolo della nostra era. A sud del villaggio, sulla collina della Tigre (sTang), vi è il minuscolo monastero di sTagrimo (Ringmo), costruito alla fine del 15° secolo ed attualmente abitato da una trentina di monaci kagyupa. L’edificio è composto da un tempio e da una ventina di celle.

Monastero di Karsha

Karsha Chamba Ling (luogo dedicato a Maitreya) è il più grande monastero dello Zangskhar con una comunità di 80 berretti gialli. Il gompa e le bianche case sottostanti sono visibili da lontano, sarebbero proprio le case dei due insediamenti a dare il nome a dKarSha, «la bianca coppia». Collegato sia a Tungri che a Padum con strada camionale, il gompa è frequentato da molti turisti che lo raggiungono in fuoristrada. I monaci hanno addirittura ottenuto il permesso di replicare nei mesi estivi la festa religiosa che si tiene in inverno ed alla quale presenziano solo gli avventurosi che si avventurano sul tchadar, cioè sul fiume Zangskhar ghiacciato, dopo esser giunti a Leh in aereo.

dKarsha Byalspagling fu costruito dal «traduttore dello Zangskhar» Phagspa Shesrab nell’11° secolo e quattro secoli dopo il maestro Shesrab bZangpo promosse l’adesione, da parte dei monaci, alla riforma di Tsongkapa.

Dal villaggio si sale a zigzag verso il monastero. Quasi a metà salita si trova il Lhabrang, ormai rovinato ed in attesa di restauro, e nei pressi una piccola cappella è dedicata al «traduttore» Rinchen bZangpo.

Arrivati al nucleo centrale del monastero si entra nel grande cortile dove si svolgono le danze religiose delle maschere Cham. Cinque templi compongono il monastero: quelli inferiori racchiudono pitture murali di stile indo-kashmiro. Thugse Chempo Lhakang, dedicata ad Avalokiteshvara, vi sono due grandi statue di Buddha; sulle pareti divinità tantriche da un lato ed i cinque Buddha supremi dall’altro. Gonkang: grande immagine di Mahakala posta fra Maitreya ed Avalokiteshvara. Il dukang superiore (ve ne sono due) è ampio. Fra le colonne della navata centrale: seggi del Dalai Lama e del fratello, dietro ad essi immagine di Lasho Cho Rimpochè, sormontata da una corona dorata nella quale sono incastonate pietre preziose e turchesi: La corona è stata trafugata a Lhasa dai fedeli e portata qui negli anni 60. Alle pareti quattro grandi statue di Sakyamuni, Tsongkapa e le due Tara. Infine il pemzokang, la biblioteca, contiene i testi sacri, una statua di Sakyamuni e delle belle pitture murali con immagini dei vari Buddha.

I due templi originari dell’11° secolo corrisponderebbero l’uno al tempio di Maitreya, l’altro a quello posto sotto le rovine del castello. Il tempio del Buddha futuro, racchiude immagini recenti di scarso valore, è circondato all’esterno da incisioni e graffiti sparsi sulle rocce. Essi sono di antica data ed il tempio sarebbe l’antico santuario di Byamspagling.

Sopra il villaggio, a sinistra del gompa, rovine di un antico forte, distrutto probabilmente nel 1700. Alla sua base si trovano chorten oramai completamente abbandonati e vi è anche un tempio, dedicato ad Chukchiggyal, l’Avalokiteshvara con undici teste. Qui sorgeva l'antica karsha Karsha.

  

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