Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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questa pagina che leggi è basata sulla edizione 1988

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Ciadar:

d'inverno sul fiume Zanskar ghiacciato

di Marco Vasta 

Introduzione

Incastonato fra Himàlaya e Karakorum, l'antico regno tibetano del Ladakh, il paese degli alti passi, è un deserto in alta quota. Oasi remote, circondate da svettanti cipressi, si alternano a monasteri lamaisti, vere fortezze in miniatura, dove il tempo sembra fermo ad un lontano medioevo. Le nevicate invernali isolano il Ladakh da ottobre a maggio e la piana di Padum, capitale della valle dello Zanskar, è raggiungibile solo a piedi camminando sul fiume ghiacciato. In giugno torna la primavera e le oasi si tingono di verde in attesa del raccolto dell'orzo dorato Gli uomini si allontanano dai villaggi dedicandosi al commercio e alla produzione del cibo che sarà consumato nell'inverno già prossimo. Al ritorno delle mandrie di montoni e di yak dai pascoli alti, il Ladakh si chiude nuovamente, isolato nel lungo inverno. È il periodo del capodanno tibetano, delle feste, delle veglie al lume di candela, dei racconti dei nonni che tramandano oralmente le antiche tradizioni di questo popolo montanaro, duro e forte. Con la guida Sonam Stobgays Ganskit, amico di vecchia data, e quattro insostituibili portatori, Paolo Zenatti ed io abbiamo risalito il canyon formato dal fiume Zangskhar. 
Questa è l'unica via che collega, per un breve periodo dell'anno le valli di Leh e di Padum. Un viaggio progettato su pochi giorni, per una serie di circostanze avverse (condizioni morfologiche del ghiaccio e malattia personale) si è trasformato in un lungo soggiorno... obbligato in una valle tibetana. Per quaranta giorni abbiamo vissuto l'inverno ladakho "che per voi occidentali - ricorda Sonam - è avventura, mentre per noi è vita quotidiana". 
A Leh, dopo aver assistito alle feste del capodanno ladakho che coincidono con il nostro Natale, formiamo la nostra carovana e raggiungiamo Chiling, 28 chilometri a monte della confluenza fra i fiumi Zangskhar e Indo. 
Scendiamo sul fondo ghiacciato del fiume ed iniziamo la nostra marcia, scivolando sul ghiaccio trasparente come vetro ed a tratti ricoperto di neve. Subito comprendiamo che la progressione su ghiaccio non è solo un problema tecnico. L'ambiente glaciale, i sordi rumori del ghiaccio che si assesta, la differente consistenza e morfologia del ghiaccio richiederanno fino all'ulti-mo giorno una forte capacità di resistenza psicologica per convivere in condizioni estremamente dure, con un ambiente che a noi pare irreale ed ostile ma al quale i locali da centinaia di anni si sono splendidamente adattati. Entriamo nelle gole, profonde ed incassate. Seguire gli Zanskar-pa non è facile: camminano veloci, scivolando con i loro stivali. 
Angoli suggestivi si alternano a fantastiche colate di ghiaccio che scendono dalle quinte di roccia. I locali impiegano circa sette giorni a completare il viaggio, noi purtroppo siamo in anticipo sul momento di maggior spessore del ghiaccio. Al quinto giorno, dopo alcuni guadi obbligati dobbiamo arrestarci di fronte ad un lungo tratto insuperabile: non arriveremmo vivi sul banco successivo. A due chilometri dalla fine del canyon dobbiamo arrenderci. 
Il giorno successivo, il ritorno è sbarrato: il ghiaccio si è rotto dopo il nostro passaggio. Siamo intrappolati! Impieghiamo quattro giorni per aggirare, salendo fino a quota 4.700, quelli che al ritorno si mostreranno essere solo 35 minuti di cammino. 
La mia benedetta ernia lombare ci blocca per oltre due settimane a Padum. La vita invernale in questo remoto angolo del Tibet occidentale scorre con ritmi arcaici Sono giorni indimenticabili. Dal letto dove sono confinato percepisco lo scorrere della vita quotidiana. 
"L'inverno è fatto per il riposo, è per noi il momento in cui godiamo dei frutti del nostro lavoro estivo" puntualizza Sonam, agricoltore con una laurea in economia ("in una valle dove vige ancora il baratto… " aggiunge tristemente). La breve giornata si snoda fra una colazione (si alzano alle 10), piccoli lavori di manutenzione, spalare il tetto dalle nevicate, e poi inizia l’interminabile notte con veglie che si prolungano fino alle quattro del mattino successivo, con decine di litri di chang (birretta fermentata di miglio) ed estenuanti chiacchierate. Se l'avventura sul ghiaccio ci ha permesso di conoscere uno dei trekking più singolari dell’Himàlaya, il lungo soggiorno a Padum rimarrà un'esperienza unica nella nostra vita. 

Durata

Dai sette ai dieci giorni solo per il trekking. 

Difficoltà e rischi

Difficoltà e rischi sono notevoli, soprattutto si corre il pericolo di rimanere bloccati nello Zanskar e dover affrontare il djumlam, cioè il sentiero che porta da Zangla a Markha. Questa soluzione è faticosissima poiché si devono affrontare molti valichi con temperature glaciali. Qualche viaggiatore ha quindi preferito ricorrere all'uso dell'elicottero per evadere da Padum. Dal villaggio si può risalire fino al monastero di Phuktal ma questa parte della valle è oggetto di slavine che spazzano i pendii ed il percorso è molto pericoloso. 
Oltre al freddo diurno e notturno, un ulteriore problema è dato dal fatto che, quando ci si bagna, occorre cambiarsi il prima possibile. Si passa la serata intorno ai fuocherelli nelle grotte ad asciugare calze e scarpe. 
Poiché le gole non sono percorribili d'estate sul greto si trova tantissima legna trasportata dal fiume. 

Accesso

Riuscire ad arrivare a Leh per via aerea è già un’avventura poiché i voli sono spesso cancellati e Leh rimane isolata dal resto dell'India. 

Clima e temperature medie.

Il clima è estremamente rigido, la temperatura varia. Media diurna: -10°. Media notturna: -20° fino a -35°. Ci si muove continuamente al freddo. Nelle giornate serene, dove batte il sole, ci si sente al caldo purché non si alzi il vento. A parità di irradiazione solare, maggiore è la velocità del vento più bassa è la temperatura. Il vento può essere causa di assideramento (perdita di calore per «convenzione»). 

Attrezzatura

Da alta quota. Gli sci da fondo si possono usare solo nella piana di Padum. La calzatura ideale sono i "canadian boots". Di notte si deve trovare riparo nelle grotte lungo il fiume. Non si trovano spazi per piantare più di una tenda e non è il caso di montarla sul ghiaccio del fiume. D'altro canto è molto difficile piegare una tenda con i teli ghiacciati dalla condensa notturna. 

Il ghiaccio

Il fiume ghiaccia per il freddo ma la superficie non è sempre liscia. 
a) Variazioni di temperatura possono sciogliere il ghiaccio in superficie, si crea acqua che copre il ghiaccio e quando si abbassa nuovamente la temperatura si formano strati di ghiaccio ed acqua. 
b) Variazioni di temperatura possono sciogliere i pendii nevosi in valli superiori ed esterne al canyon. L'acqua segue l'alveo dei torrenti immissari e penetrando sotto il ghiaccio lo fa alzare e rompere. 
c) Il passaggio di perturbazioni comporta in genere un aumento della temperatura e quindi ad una possibile rottura del ghiaccio in banchi. 
d) Nei tratti non ghiacciati, prima o dopo il periodo consigliato occorre effettuare passaggi di roccia per evitare in punti all'apparenza insicuri. 
I fenomeni sopra descritti sono in genere di breve durata ed in  due o tre giorni si riforma il ghiaccio solido e sicuro. 

Progressione sul ghiaccio

Vi sono varie tecniche di progressione. Sul ghiaccio vivo i locali pattinano, quasi scivolando con i "pabbu", gli stivali di feltro, oppure indossano i "gum-boots", stivaloni dell'esercito indiano. Sui tratti innevati la neve è talmente polverosa da rendere inutili racchette o sci da fondo. Inutili i mezzi ramponi da cacciatore. 
Affrontare il percorso invernale è un’avventura che non ha pari in tutta l'Himàlaya ed il Ladakh non offre altri trekking invernali così suggestivi Come acclimatazione consiglio di trascorrere qualche settimana nella piana di Leh in coincidenza con le feste invernali. 

La traversata

L'itinerario in sintesi

Il canyon formato dal fiume Zanskar offre l'unica via che collega, per un breve periodo dell'anno le valli di Leh e di Padum. Esploratori famosi, come l'ungherese Csoma de Koros o l'italiano Giotto Dainelli, hanno raggiunto i villaggi di Ladakh e Baltistan, risalendo l'Indo o lo Zanskar, seguendo il "tChadar" (pr. ciadar), cioè il fiume gelato. Dopo l'apertura del Ladakh (1974), già qualche decina di attrezzati escursionisti ha raggiunto Padum in Zanskar nel breve periodo fra metà gennaio e metà febbraio. Da Nimmu a Padum sono circa 160 chilometri in genere percorsi dai locali in circa otto giorni. Ovviamente non vi sono dislivelli poiché si rimane sul fondovalle che sale dai 3.400 metri ai 3.600. La fatica è quindi tutta riposta nel camminare o, meglio, scivolare. Sul ghiaccio non si usano i ramponi, i Ladakhi vi scivolano sopra. La temperatura varia da pochi gradi sotto zero fino ai -35°.Di notte si trova riparo nelle grotte lungo il fiume. 
Le tappe non vengono decise non in base alla percorrenza ma alla possibilità di appoggiarsi ad una delle numerose grotte  che si incontrano nelle gole. 
 

Descrizione delle tappe

1a tappa

Da Leh si percorre la strada per Srinagar fino alla deviazione per Chiling. La strada secondaria valica il ponte sull'Indo poco a monte della confluenza con il fiume Zanskar. Lo sterrato si porta poi sulla sinistra orografica e raggiunge Chiling circa 30 chilometri dal bivio. 
In futuro la strada risalirà tutte le gole. Dovrebbe essere terminata per il 2008. 
Si scende sul fondo del fiume ed inizia la marcia. La valle è ancora larga fino alla confluenza con il fiume Markha. Proseguendo si giunge alla confluenza di Tilat Sumdo sovrastata da un picco di roccia rossastra. Fra le due confluenze vi sono un paio di grotte rifugio sulla sinistra orografica ed una terza è poco a monte di Tilat. 

2a tappa

La gola si restringe da entrambi i lati scendono torrenti in vallette secondarie. Si incontra anche una sorgente calda. Ad un'ansa del fiume vi è un tratto non ghiacciato abitualmente ed occorre inerpicarsi prima sulla sinistra e poi su un sentierino ricavato sugli sfasciumi della destra orografica. 
Verso sera si raggiunge una comoda grotta posta a monte di una confluenza e protetta da un muretto di sassi. 

3a tappa

Si prosegue per un paio di ore fino ad un torrente che scende da sinistra. Vi sono anche arbusti. Nei pressi grotta bivacco ma in tal caso la tappa risulta molto breve. 

4a tappa

La grotta successiva è la grotta dei "cannibali". Una leggenda ladakha narra che la carovana di un raja venne bloccata qui per giorni. Venne alla fine estratta a sorte una persona da sacrificare per nutrire il re. Durante la notte il malcapitato  pregò intensamente ed alla mattina il ghiaccio si era riformato!. 
Si giunge al ponte che unisce il villaggio di Nierak al monastero di Lingshed. Salendo sulla sinistra si può trovare rifugio alle case di Skyumpata, verso destra vi sono alcune malghe a valle di Nierak. 
Poco oltre vi è il torrente che scende (sin. or.) dal monastero di Linghsed. Risalendolo per mezzo chilometro vi è una malga. 
Procedendo vi è una comoda grotta sulla destra e poi una'altra 
sulla sin. or dal fondo sabbioso e formatasi alla base di una fessura verticale. 

5a tappa

La gola si restringe ancora nell'ultimo tratto. Usciti dal canyon vi sono circa sessanta chilometri fino a Padum. 
Poco dopo la fine del canyon si giunge alla confluenza con l'Oma Tokpo (fiume latte) sovrastata dallo sperone del Parfi la. 
Sulla sinistra vi sono una grotta a livello del fiume (terribilmente umida) e più avanti un paio di grotte sulla morena laterale che precede l'insediamento di Hanumil. 
Si può proseguire sul fiume se è ghiacciato oppure cercare le tracce dei sentieri posti sui pianori che sovrastano entrambe le rive. La méta è il villaggio di Pidmo. 

6a tappa

Da Pidmo tenendosi sulla direttrice del sentiero estivo si raggiunge in quattro ore il villaggio Pishu. Se non si vuole terminare qui la tappa occorre proseguire o fino a Karsha distante circa quindici chilometri oppure portarsi sulla sponda opposta e dormire in uno dei villaggi posti a valle di sTonde. 

7a tappa

Da Pishu una lunghissima marcia di 25 chilometri porta a toccare il villaggio di Karsha e poi il ponte nei pressi di Pibiting. 
Qui sorgono gli edifici della Lamdom Model School una delle scuole in Himàlaya alle quali è dedicata questa guida. 
Toccando quindi Upti si arriva a Padum. 

Indice della guida on line

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