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Notizie dal Ladakh
Donne in Bangladesh

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Tibet
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Bhutan
 
Tibet
La Cina vuole l’aiuto degli Stati Uniti contro i “separatisti” di Taiwan, del Tibet e della provincia dello Xinjiang
Lo riporto perché sembra una barzelletta, ma uno dei primi prezzi che potremmo pagare...

di John Pomfret
dalla Washington Post – 19 settembre 2001

 

Pechino – La Cina ha tentato oggi di collegare il suo sostegno alla campagna anti-terrorismo condotta dagli Stati Uniti alla richiesta di appoggio alla lotta della Cina stessa contro i separatisti di Taiwan, del Tibet e della provincia dello Xinjiang.

Il portavoce del Ministro degli Esteri, Zhu Bangzao, ha dichiarato che la Cina è disponibile a discutere la proposta di combattere contro il terrorismo nel mondo ma nel contesto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ha anche aggiunto che qualsiasi ritorsione da parte dell’esercito degli Stati Uniti a seguito degli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York e Washington dovrà basarsi su “prove concrete”, attenersi alle leggi internazionali e non coinvolgere civili innocenti.

La dichiarazione di Zhu, rilasciata durante una conferenza stampa, ha indicato chiaramente che a tutt’oggi la Cina spera di strappare alcuni cambiamenti alla politica degli Stati Uniti in cambio del suo sostegno alla guerra contro il terrorismo. Secondo Chu Shulong, un esperto di servizi di sicurezza dell’Università di Qinghua, la Cina vuole un cambiamento da parte dell’America per quanto riguarda il suo sostegno, così come la fornitura di armi, garantiti da lungo tempo a Taiwan, il suo sostegno morale al Dalai Lama, esiliato dal Tibet, ed i suoi piani di creare un sistema di difesa missilistica nazionale.

“Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Cina il nostro aiuto per combattere il terrorismo”, ha affermato il portavoce del governo, Zhu. “La Cina, analogamente, ha motivi per chiedere agli Stati Uniti sostegno e comprensione nella lotta contro il terrorismo ed i separatisti. Non dovrebbero esserci due diversi criteri di giudizio.”
Alla domanda però se la Cina avesse posto specifiche condizioni in cambio del suo appoggio, Zhu ha risposto in modo evasivo. “La lotta al terrorismo è una questione diversa,” ha detto. “Qui non stiamo contrattando.”

 

[La Associated Press, citando l’agenzia di stampa cinese New China News Agency, ha riportato che il Presidente Jiang Zemin ha contattato telefonicamente sia il Presidente Francese Jacques Chirac che il Primo Ministro Britannico Tony Blair per ribadire la posizione cinese prima che i due leader europei incontrino il Presidente Bush.]


Così il WTN (World Tibet Network) commenta l'articolo:

La posizione della Cina è importante per gli Stati Uniti in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e, probabilmente, la nazione con i più stretti rapporti di qualsiasi altro paese con il Pakistan, lo stesso Pakistan che oggi appare come una nazione chiave nei piani dell’amministrazione Bush. Il Vice Ministro degli Esteri Wang Yi si è recato ieri (19 settembre) ad Islamabad e la reazione della Cina alla crisi sarà l’argomento principale anche durante la visita di questa settimana a Washington del Ministro degli Esteri Tang Jiaxuan.

Secondo alcuni diplomatici occidentali, a causa della sua posizione sul non-intervento, la Cina è preoccupata e probabilmente si opporrebbe alla prospettiva di una presenza delle forze di terra degli Stati Uniti in Pakistan per rovesciare il governo dei Talebani nel vicino Afganistan. Riferiscono inoltre che sarebbe altrettanto nervosa all’idea che truppe degli Stati Uniti utilizzassero basi operative nei paesi dell’Asia Centrale.

Ma la Cina vede anche gli attacchi come una opportunità di migliorare quelli che sono al momento deboli legami con gli Stati Uniti. L’edizione del 19/9 del China Economic Times riportava una analisi che prevedeva per i due paesi più forti legami al termine della crisi.

Traduzione CT per

Con gli occhi dell'occidente:
in linea  due articoli di Giuseppe Tucci

Quanta la pazienza dell'amico Agostino Rossi nel cercare e fotocopiare gli articoli di Giuseppe Tucci in preparazione del nostro viaggio al Kailash nel 1997. Ed ora "in linea" con un colpo di clic ecco disponibili la riedizione di un articolo firmato dal celebre orientalista. Un primo intervento, "Nel paese dei lama", era stato pubblicato nel 1935 sul numero tre di "Le Vie d'Italia e del Mondo", storica testata del Touring Club Italiano. Un secondo intervento di Tucci, "Nel Tibet Occidentale", fu pubblicato sul successivo numero otto dello stesso anno. Nell'elegante edizione on-line sono state incluse anche alcune deliziose immagini scattate probabilmente dal capitano Ghersi che l'accompagnò nelle prime peregrinazioni himalayane.

A differenza delle successive, Tucci non scrisse un libro su questa spedizione del 1933, che è però citata nel libro "Peaks and Lama" (pag 28) di Marco Pallis che lo incontrò nella valle del Sutlej. Pallis era diretto al Riwo Pargyul e Tucci stava tornando da Tabo.

Clicca pure per un'immagine più grande
Il principe di Spiti

 

Le notizie più recenti da 

Ladakh

Kashmir: una vittoria pakistana

Fin dall'inizio, dai tempi della spartizione, l'India ha considerato la questione Kashmir come un problema interno cercando di evitare l'ingresso di parti terze nel confronto con il Pakistan.

Dopo l'ultima guerra "ufficiale" del 1971 abbiamo assistito nel 99 ad una guerra atroce, non dichiarata, che ha visto ben 500 morti e nessun prigioniero. Una offensiva mujaidin preparata, armata, sostenuta dall'ISI, i srvizi segreti pakistani, ed a cui l'esercito pakistano non ha ufficialmente partecipato, anche se è noto che mr Musharraf, il golpista presidente, ne aveva abbozzato le strategie quando l'area del cessate il fuoco era sotto la sua autorità.

Nel mese di Settembre gli USA hanno accennato a voler risolvere il problema Kashmir. Dichiarazione quanto mai ambigua in quanto non si comprende se è una proposta di soluzione diplomatica o l'intenzione di voler spazzar via le basi di addestramento terroristiche e guerrigliere nell'Azad Kashmir (per gli Indiani POK Pakistan Occ. Territory).

Subito il presidente del J&K, mr Farook era insorto precisando "il Kashmir non sarà il compenso per l'aiuto Pakistan nella guerra contro il terrorismo". Ovviamente l'India vive con apprensione i possibili sviluppi ed un prossimo incontro fra il presidente indiano Atal Bihari Vajpayee e Musharraf, potrebbe portare, sotto la pressione USA, ad un qualche accordo.

Il 29 ottobre, come da rituale, si è tenuto a Srinagar l'incontro annuale fra il comandante della missione ONU (United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP) (pagina aggiornata al 29 febbraio 2000) e la stampa.

La conferenza è avvenuta in occasione del trasferimento del QG che in estate si trova a Srinagar ed in inverno a Rawalpindi. Per la prima volta il  Maj Gen Hermann Loidolt, capo missione, non si è limitato ad un semplice elenco delle azioni svolte, ma ha espresso pesanti giudizi su India e Pakistan, accusate di usare il Kashmir per i "propri giochi politici" ed ha auspicato l'intervento degli USA.

Il giorno stesso il  presidente del J&K Farook affermava che, al termine della prima fase del conflitto afghano, è necessario che la seconda fase della guerra si svolga nel POK per eliminare le basi terroristiche.

Ladakh: quasi completate le provviste per il prossimo inverno

Il Ladakh si prepara ad un lungo inverno. Migliaia e migliaia di tonnellate hanno valicato lo Zoji-la e le riserve sono state completate quasi al 95%. Il governo del J&K ha chiesto alla Beacon (l'ANAS dell'Himalaya) di compiere ogni sforzo e garantire l'apertura del passo almeno fino al 15 novembre.

Ogni giorno 30/35 camion lasciano Srinagar per raggiungere il Ladakh,  trasportano legna, petrolio, riso, farina. Un esempio: fra Kargil e Leh sono state ammassate 1.360 tonnellate di zucchero. lo Zojila verrà riaperto a metà del giungo 2002.

Quanto zucchero arriverà in Zanskar? La piana di Padum (Zanskar) rimane a sua volta isolata dal Ladakh per la chiusuea del Pensi la da Novembre a Giugno. Ma non sarà un dolce inverno...

Rassegna stampa su Kashmir e Ladakh

Bangladesh

Sorridi ancora - un sorriso per le donne del Bangaladeh

Eccoci tutti alla ripresa autunnale, resa più complicata dagli eventi che stanno sconvolgendo il mondo. Quella che vorremmo proporvi, è un'iniziativa che ha - nel suo piccolo - l'obiettivo di restituire un po' di serenità. In pratica, supportate da AnM, abbiamo organizzato un concorso fotografico a favore di Smileagain, una associazione che si occupa di aiutare le ragazze del Bangladesh sfregiate con l'acido dagli spasimanti rifiutati. Simpatica abitudine, vero??? Per questo abbiamo bisogno anche di voi, o meglio delle vostre foto e di sole Lit. 15000.

Tutte le informazioni necessarie le troverete nel bando.

Non ci aspettiamo foto da professionisti dell'immagine, in questo caso conta veramente il concetto decoubertiano "l'importante è partecipare"!  Inoltre, non è importante che siano state scattate quest'anno. Inviateci quello che più sentite e, in ogni caso, diffondete quanto più possibile questa iniziativa.

Grazie a tutti fin d'ora per la collaborazione.

Clara, Daniela e Nicoletta
Angolo dell'Avventura - Roma

 

Come useremo i fondi

Il progetto su cui verte il nostro piccolo contributo, è quello che prevede il soggiorno in Italia di alcune delle ragazze sfregiate con l'acido per una serie di interventi ricostruttivi. Presso l'ospedale Sant'Eugenio di Roma, specializzato per i grandi ustionati, c'è un chirurgo che ha già prestato la proprio opera per questo tipo di interventi. Peraltro, Avventure ha già aiutato in passato l'associazione fornendo voucher per i biglietti aerei. Spero di avervi fornito qualche indicazione utile.

Siamo comunque disponibili, io, Clara Vaccaro e Daniela Bertoglio, per qualsiasi ulteriore chiarimento.
A presto
Nicoletta Staccioli n.staccioli@tiscalinet.it

Bhutan
Il drago razzista:
chi si ricorda dei rifugiati espulsi dal regno buddhista?

Il regno del Drago, era un paese giustamente considerato l’ultimo paese himalayano rimasto intatto. Per secoli chiuso ed impenetrabile, da quasi vent'anni aperto al turismo di lusso, il Bhutan è retto da una monarchia dalle apparenze democratiche. Eppure qui si è consumato uno dei drammi più sconvolgenti dell’Himàlaya. La pressione della popolazione nepalese che ormai traboccava dal Nepal, migrando negli stati confinanti, e la strenua difesa dell’identità nazionale hanno portato il Bhutan sull’orlo della guerra civile.

Jigme Singye Wangchuk, salito giovanissimo al trono nel 1974 come Druk-Gyalpo (re del drago) difende l’identità nazionale bhutanese, identificata con la popolazione buddhista tibetana dei Drugpa. Negli anni 90, aldilà dell’apparente calma che regnava a Timphu, nel sud del paese si è svolta una forte repressione verso l’etnia nepalese. Il censimento di dieci anni fa ha mostrato chiaramente che la popolazione di origine nepalese, alla quale si sono aggiunti gli individui immigrati negli ultimi anni, era ormai di gran lunga maggioritaria.

Negli anni 80 Re Jigme Singye Wangchuk aveva adottato provvedimenti che erano sicuramente insoliti per chi spera in una Himàlaya integra e non corrotta da culture straniere. Abbattere le antenne satellitari per impedire l’accesso ai programmi indiani considerati una cultura estranea alla tradizione bhutanese oppure chiudere i templi dopo aver constatato che i turisti profanavano la sacralità del luogo con magliette, brache corte e scritte, erano misure che, nella loro ingenuità, mostravano un tentativo di difendere il Bhutan da un cambiamento forse inesorabile. Il Bhutan è stato anche premiato dal WWF per i provvedimenti presi a tutela della natura e delle vallate.

Meno conosciute sono le angherie perpetrate contro la maggioranza nepalese, ma anche contro cittadini di origine indiana o sikkimese le cui famiglie si sono stabilite in Bhutan da diverse generazioni. Ben trecento furono i morti nel massacro di Samchi, al quale seguì una dura repressione. Negli anni ‘80 sono stati istituiti nove differenti livelli di cittadinanza con odiosi provvedimenti restrittivi contro i quali si battono lo «Human Rights Forum» e lo «Student Union of Bhutan». Queste istituzioni chiedevano la revoca del Drig-lam-Namza, un codice di comportamento ispirato a precetti buddhisti, e del Tsawa-Sum che enuncia i principi politici fondamentali e la cui critica comporta la condanna a morte.

Mentre nel Lunana regnava una calma idilliaca, nella fascia collinare del Duar, ai confini con il Bengala nel sud del paese, hanno luogo imboscate e scontri fra l’esercito bhutanese, affiancato dai fanatici miliziani volontari drukpa, e gruppi spontanei di guerriglia. Oltre 90 mila abitanti del sud, i Lhotshampa, sono fuggiti in Nepal dove la Croce Rossa Internazionale ha istituito campi profughi.

Alla fine però il Nepal (vedi nota) ha perso la battaglia diplomatica contro il Bhutan. Il piccolo regno ha una importanza strategica per l'India che alla fine ha di fatto appoggiato re Singye Wangchuk con buona pace dei rifugiati.

Documenti:

Nota 1

Per quanto riguarda diritti civili e dintorni, il Nepal non è sicuramente un paese all'avanguardia. Segnalo il documento della III conferenza sulla discriminazione razziale (in linguaggio diplomazia ONU) riguardo 


E poi? Stanco di questa news letter?

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Dal Regolamento Metodologico Interbranca - Art. 14 - Educazione alla mondialità e alla pace - L'educazione alla mondialità e alla pace è un aspetto essenziale della formazione scout, che si basa sulla stessa dimensione sopranazionale del Movimento e sul senso di fraternità mondiale dello scautismo e del guidismo, al di là di ogni differenza culturale, razziale, politica o religiosa. Essa ha per scopo lo sviluppo di personalità aperte verso gli altri popoli e culture, dotate di spirito di collaborazione, in grado di comprendere i punti di vista delle altre persone e disposte al dialogo e al cambiamento.
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