Skardu

Su

«Tutta la città si riduce ad un vasto orto giardino dove, sparsi qua e là, tra gli alberi e le siepi, stanno uffici governativi, residenze, ospedaletti, moschee, il palazzo del raja. L'unico agglomerato di case, piuttusto miserevoli, à quello del bazaar; duecento metri di strada fiancheggiata da bottegucce, da umili costruzioni in creta secca, con pilastri, balaustre, porte e finestre di legno... Pensavo ai bazaar tibetani, così ricchi di oggetti, spesso interessanti... Qui invece nulla. Una desolazione completa»

Fosco Maraini

Le parole di Maraini nel descrivere la Skardu dei primi anni cinquanta sono rimaste valide per molti decenni. Ancora nei primi anni 80 il paese era sperduto e povero. Se fino a prima della spartizione la via di accesso era via Srinagar Kargil e di inverno sul corso gelato dell'Indo, dopo il "49 Skardu viene raggiunta a piedi da Gilgit lungo una strada che pian piano avanza fino a raggiungerla. All'inizio una semplice traccia per jeep, poi un percorso automobilistico su cui vigeva il senso unico a giorni alterni in una delle due direzioni ed oggigiorno una comoda strada quasi completamente asfaltata. Raggiungibile pure in aereo con uno dei voli più entusiasmanti, la cittadina ha oggi mutato aspetto anche se per l'immutabile paesaggio circostante vale tutt'ora la descrizione di De Filippi nel 1914.

«Il bacino di Skardu è un gran piano alluvionale a 2287 metri sul mare, lungo circa trenta chilometri da sud est a nord ovest, largo da tre a otto, chiuso tra monti che si alzano repentini erti e nudi, fino ad oltre tremila metri sulla valle, salvo in un punto, verso nord est, dove si apre amplissima e piana anch'essa la valle tributaria dello Shigar. Il bacino è diviso in due metà diseguali da due contrafforti che inoltrano in esso. L'uno, meno pronunciato, dai monti meridionali, l'altro propaggine della catena alla sinistra della valle Shigar. L'estremità di questo sperone è tagliata in due dal corso dell'Indo, cosicché ne rimane un gran dosso roccioso isolato sulla riva sinistra dell'Indo, alto 380 metri, tagliato a picco verso il fiume, a ridosso del quale è il paese e l'oasi di Skardu. Il bacino è attraversato in tutta la sua lunghezza dal corso sinuoso dell'Indo che si è scavato un gran letto, profondo 15-20 metri, nel terreno di alluvione. E' già venuto in fiume imponente, largo più di 150 metri e profondo da due a tre, anche nella magra invernale. Sotto alla confluenza dello Shigar l'Indo si divide in più rami e scorre fra isolotti sabbiosi. Esso entra nel bacino e ne esce per certe gole così strette e tortuose, che la barriera dei monti non appare affatto interrotta all'estremità del piano».

Sia provenendo da Gilgit via terra che atterrando all'aereoporto di Skardu, si entra in paese lungo la valle dell'Indo, dopo aver attraversato l'ampio e sassoso letto del torrente Satparà. Questa nuova strada si inoltra fra i vari nuclei, vecchi e nuovi che formano Skardu e ne diventa l'asse principale. E' fiancheggiata da negozi che formano un unico serpeggiante bazaar il cui centro è nel tratto compreso fra la piazzetta con il monumento ed il canale dell'acquedotto. Prima della piazzetta, sulla sinistra, c'è un antico nucleo abitato e sulla destra l'ufficio PIA; vicino alla piazza la stazione dei bus è sulla destra, presso l'antico bazaar. Stazionamenti di cargo jeep sono sia prima che dopo l'acquedotto. Passato questo manufatto del 15<198> secolo si trovano la NATCOe poi l'albergo K2 , l'ufficio della Polizia, la posta ed i bivi per Satparà, Khapulu e Shigar. Sulla strada per Satparà, oltre all'ufficio delle Nazioni Unite vi è il Regional Tourist Office, dove si espletano eventuali formalità non completate a Pindi. La vita del turista gravita sul bazaar e sul motel K2, centro di incontro fra i membri di trekking e spedizioni. Le passeggiate in «città» si limitano al vecchio forte che domina il paese ed alla visita della nuova moschea.

Il lago di Satparà si trova ad otto chilometri da Skardu ed a 2400 metri d'altezza, a metà strada verso il villaggio di Satparà. Al centro del lago c'è una minuscola isoletta con una capanna di fango e paglia. La strada prosegue quindi fino a Satparà nell'altopiano di Deosai.


dal 1° gennaio 2002

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