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Kazakistan Breve

25 aprile - 4 maggio 2018

con Avventure nel Mondo e Marco Vasta - nel più grande degli STAN

Natura e territorio

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L’immenso territorio del Kazakistan, infatti, si estende a ovest oltre il fiume Ural, che tradizionalmente è considerato il confine fra Europa e Asia, ma a livello geografico, culturale, etnico ed economico ha molti legami e somiglianze con l’Asia centrale propriamente detta.

La sensazione di vuoto che le parole ‘Asia centrale’ suscitano nella mente di molti non è immotivata. Gran parte di questo territorio è costituita infatti da piatte steppe (praterie aride) e deserti, come la steppa kazaka, la steppa di Betpak Dala (Sfortuna), il deserto di Kyzylkum (Sabbie Rosse) e quello di Karakum (Sabbie Nere. II monti dell’Asia centrale fanno parte della gigantesca catena che, formando un grande arco, si stende dall’Altai mongolo fino all’Himalaya tibetano.

Con quote che variano da 4000 m fino a oltre 7400 m, la catena del Tian Shan forma la spina dorsale dell’Asia centrale. Dette ‘Montagne Celesti’, queste vette (il cui nome è cinese; la traduzione locale è Tengri Tau) si estendono per più di 1500 km dal sud-ovest del Kirghizistan fino alla Cina.

Gran parte delle acque pluviali dell’Asia centrale viene assorbita all’interno della regione. Le poche acque che scorrono verso l’esterno confluiscono nel Mar Glaciale Artico tramite il fiume Irtysh. Il fiume Ili alimenta il Lago Balkhash; l’Ural attraversa per un breve tratto il Kazakistan per gettarsi nel Mar Caspio. I due fiumi più importanti della regione, il Syr-Darya (Iassarte) e l’Amu-Darya (Oxus), in passato sfociavano nel Lago d’Aral, ma sono stati prosciugati per irrigare le piantagioni di cotone (p107). Pare che un tempo l’Amu-Darya si gettasse nel Mar Caspio attraverso il canale di Uzboy, ora asciutto.

L’Asia centrale vanta un repertorio unico di ecosistemi e una straordinaria varietàfloreale e faunistica. Benchéle repubbliche dell’Asia centrale costituissero soltanto il 17% del territorio dell’ex Unione Sovietica,

Le steppe (o quel che ne rimane, dopo le coltivazioni intensive sovietiche) sono ricoperte di prati e arbusti bassi, come il saxaul, e nelle zone in cui si innalzano a incontrare le colline accolgono grandi distese di papaveri selvatici (compresi quelli da oppio) e centinaia di specie di tulipani, che a maggio e giugno le ricoprono di splendide distese di colori.

Il territorio

Fatta eccezione per la catena montuosa che corre lungo i suoi confini meridionali e orientali, il Kazakistan è un paese prevalentemente pianeggiante. Con una superficie di 2.700.000 kmq, è grande quasi come l’Europa occidentale. Il Kazakistan sud-orientale si estende lungo il margine settentrionale del Tian Shan, dove il Monte Khan Tengri (7010 m) si erge al confine tra la Cina, il Kazakistan e il Kirghizistan. Nel nord-est del paese, alcune cime dei monti Altai superano i 4000 m di altezza.

La parte settentrionale del paese è una steppa piatta e quasi interamente priva di alberi, dove buona parte della prateria originaria è stata trasformata in campi di grano e altre coltivazioni. La steppa è interrotta da un numero sorprendente di laghi e da alture sparse. A sud e a ovest la regione si fa via via più arida, diventando desertica o semi-desertica.

I fiumi più importanti sono il Syr-Darya, che attraversa la parte meridionale del Kazakistan fino al Piccolo Aral, l’Ili, che dalla Cina raggiunge il Lago Balkhash, e l’Irtysh, che scorre attraverso il Kazakistan nord-orientale fino alla Siberia. Il Lago Balkhash, situato nella parte centro-orientale del paese, è attualmente (dopo la quasi scomparsa del Lago d’Aral) il più grande lago dell’Asia centrale (17.000 kmq), ma ha una profondità massima di soli 26 m.

Natura

Le montagne del Kazakistan ospitano una ricca fauna che comprende orsi, linci, pecore argali, stambecchi, lupi, cinghiali, cervi e l’elusivo leopardo delle nevi, di cui secondo le stime circa 200 esemplari vivono nelle zone montuose tra gli Altai e la Riserva Naturale di Aksu-Zhabagyly. Due tipi di antilope, la saiga e la gazzella persiana (zheyran), pascolano nelle steppe in branchi molto meno numerosi rispetto al passato. La saiga – il cui numero si era ridotto da oltre un milione all’inizio degli anni ’90 a circa 40.000 nel 2002, in larga parte a causa dei bracconieri che ne vendevano la carne e le corna dopo il crollo dell’Unione Sovietica – sta tornando ad aumentare grazie a un programma congiunto del governo e di un’associazione no profit che prevede la conservazione del suo habitat nelle steppe centrali del paese. Nel Parco Nazionale di Altyn-Emel sono stati reintrodotti (provenienti dagli zoo europei) i cavalli di Przewalski (o pony della Mongolia), estinti in Kazakistan sin dal 1940. Altre notizie incoraggianti sulla tutela della fauna selvatica si possono trovare sul sito dell’Associazione per la Tutela della Biodiversità in Kazakistan (http://acbk.kz ); per quanto riguarda in particolare la saiga, v. www.saiga-conservation.com.

L’aquila reale che compare sulla bandiera del Kazakistan è un buon segno per gli ornitologi. Nel paese, infatti, si possono avvistare centinaia di specie di uccelli, dal pigliamosche del paradiso nella riserva di Aksu-Zhabagyly ai fenicotteri e alle pavoncelle della Riserva Naturale di Korgalzhyn o ai gabbiani relitto del lago Alakol.

Tutela ambientale

Il Kazakistan sta ancora scontando le terribili conseguenze degli eccessi del sistema sovietico. La catastrofe del Lago d’Aral (v. lettura p95 e p513) è nota a tutti, ma il paese continua a risentire anche della ricaduta radioattiva (in senso letterale e metaforico) dei test nucleari sovietici condotti soprattutto nella zona di Semey. Pure l’inquinamento atmosferico causato dalle industrie rappresenta tuttora un problema serio in città come Ust-Kamenogorsk, Karaganda, Ekibastuz e Kostanay.

Lo sfruttamento dei quasi 1500 giacimenti petroliferi nella zona del Mar Caspio accresce la preoccupazione per il futuro ambientale del lago più grande del mondo. Dagli anni ’70 sono state riferite falle nei pozzi sommersi causate dall’aumento di 3 m del livello dell’acqua (il livello del Mar Caspio oscilla periodicamente per via delle condizioni atmosferiche). Si teme inoltre che l’impianto offshore per lo sfruttamento del grande giacimento di Kashagan possa distruggere l’ultima zona di riproduzione naturale dello storione beluga (bianco), da cui si ricava il miglior caviale del mondo, e della foca del Caspio, una delle più piccole al mondo oggi a rischio di estinzione.

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