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Koraro - Guh - Korkor - Hawzen - Wukro

Tigrai Trek / 21 - 30 dicembre 2018

 

Italia - Addis Ababa
Addis - Mekele - Wukro
Wukro - Menda
Campo 1 - Debretion
Debretion - Harega
Harega - Maryam Papaseyti - Agoza
Agoza - Koraro
Koraro - Guh - Korkor - Hawzen - Wukro
Wukro - Takatisfi - Mekele - Addis
Addis Ababa - Italia

Clicca sull'immagine per vedere la clip

Ethiopian cliff church gives priest daily test of faith

In the remote mountains of northern Ethiopia, a lone priest scales a 250m cliff each day to reach his church and study ancient books containing religious secrets.

Produced by: Charlie Northcott, Kalkidan Yibeltal and Berihu Lilay.

Marzo 2018

Tappa a piedi: Si parte dalla stupenda grotta e si scende nella valle a 1750 mt. Si attraversa la piana. Da lì si sale ripidi verso i pinnacoli. C'è un traverso insidioso. Si sale fino alla base dei pinnacoli: bellissimo! Da lì discesa insidiosa. Traversata della piana, sotto un solo cocente, si mangia in ombra alla base della parete.

Da li, si arrampica leggermente e si arriva alla base. Tratto di 5-6 metri di arrampicata facile ma esposta con assistenti/scout che aiutano con la corda. Si risale in libera fino al traverso, abbastanza largo, ed alla entrata della chiesa.

NB La salita con i passaggi esposti è FACOLTATIVA.

 

Distanza Disl.
tot +
Disl. Tot - Alt. max. Alt. Min. Diff.
altimetrica
Partenza Arrivo Tempo effettivo Coord.
Minibus                 D'Intino
17 km 804 m 613 m 2,159 m     8:30   5h Romagnoli

 

Abuna Yemata - Guh ዳግም ስላሴ

Sebbene non così d’effetto dal punto di vista architettonico quanto molte altre, questa chiesa Ti regalerà probabilmente la visita più gratificante del Tigrai. Ha una posizione spettacolare su una parete rocciosa, a metà di un pinnacolo di roccia, 4 km a ovest di Megab. Queste alte guglie sono costituite da arenarie di Enticho e Adigrat e considerati gli ultimi resti erosivi di un altopiano di arenaria che un tempo copriva il seminterrato Precambriano.

I primi 45 minuti di salita sono mediamente impegnativi, con un paio di tratti a picco da scalare afferrandosi alle sporgenze naturali. Gli ultimi due minuti richiedono invece nervi d’acciaio.

Anche se non percorrerai l'ultimo tratto, dove esiste una cengia stretta che si affaccia su uno strapiombo di 200 m, vale la pena di salire almeno fin qui perché il panorama offerto dalla camera battesimale è sensazionale. All’interno, splendidi affreschi ben conservati adornano le due cupole, mentre tutto intorno sono sparse le ossa dei monaci delle tombe all’aperto.

Sebbene la tradizione locale rivendichi date precedenti, i dipinti nella chiesa risalgono alla seconda metà del XV secolo sulla base del loro tema, stile e iconografia. Sono stati usati esclusivamente  colori naturali derivati da fiori, minerali e frutti. I materiali di terra sono basati su ematite, goethite e terra verte, ma sono stati identificati anche cinabro, orpimento, piombo bianco e nerofumo.

A sinistra uno schizzo tratto da Ruth Plant, pag. 73.

A causa del difficile accesso, non molti visitatori scelgono o sono in grado di visitare la chiesa, consentendo così ai dipinti di essere ben conservati. Un altro motivo è che la chiesa è completamente buia quando la porta di legno è chiusa. Pertanto, i dipinti hanno meno probabilità di essere danneggiati dalla luce solare. Solo quando la porta viene aperta la luce solare si diffonderà lentamente nella chiesa aprendola come uno scrigno.

Nove dei dodici Apostoli

Alcuni ipotizzano che Abba Yemata abbia scelto un luogo così inaccessibile per costruire la chiesa perché il viaggio imita la via per il paradiso, la via per trovare la vera divinità. Altri pensano che  Yemata volesse trovare un luogo segreto per l'adorazione. Eppure, come ha fatto Abba a finire un lavoro così impegnativo più di 1500 anni fa senza l'aiuto di macchine e strumenti moderni? Forse questo rimarrà per sempre un mistero. Dopo che la chiesa fu costruita, tuttavia, le sue mura e il soffitto erano rimasti spogli fino a quasi 1000 anni dopo. Come si è scoperto la chiesa dopo 1000 anni? Chi sono l'artista anonimo o anche gli altri artisti dietro queste immagini?

Poiché in entrambe le cupole sono raffigurate nove persone e le didascalie sono in amarico, si può essere indotti in confusione.  Nella prima cupola sono presenti nove dei dodici apostoli (Giacomo, Taddeo, Andrea, Filippo, Bartolomeo, mentre Pietro, Paolo e Tommaso sono dipinti sulla parete. Ovviamente non è presente il dodicesimo apostolo. Alcuni Apostoli hanno in mano un oggetto che assomiglia ad un tablet! Giacomo ha una mano sulla bocca, Taddeo il tablet, Andrea e Filippo una croce.

Pietro, Paolo, Tommaso

Pietro impugna il lungo bastone con la croce, Paolo e Tommaso anche loro il tablet... Vi sono anche una Madonna con bambino (probabilmente di epoca posteriore e copre un dipinto precedente) ed un gruppo con i tre patriarchi Abramo, Giacobbe e Isacco. Nel complesso i vividi colori rammentano mosaici greci o bizantini.

Nella Chiesa ortodossa etiopica, coloro che sono santi e buoni devono mostrare tutto il loro volto. In altre parole, tutte le caratteristiche facciali devono essere viste, compresi entrambi i loro occhi. Tuttavia, coloro che sono cattivi, vale a dire i peccatori e le persone che condannano Dio, sono sempre mostrati in un profilo con un solo occhio visibile. Questo stile di rappresentazione nelle icone ortodosse etiopiche rende facile distinguere il male e il bene.

 

ሐይለስላሴ ካህሴ Haylesilassie Kahsay, il monaco residente

Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro” (Salmo 23). Si potrebbe dire che Haylesilassie Kahsay, un monaco copto etiope, appartenga a questa schiera di persone. Come si vede nella clip della BBC, sulle montagne di Gheralta, padre Kahsay cammina per due ore ogni giorno e poi scala una montagna per arrivare alla Abuna Yemata Guh, una chiesa scavata nel fianco del monte, ornata di affreschi colorati e due cupole. La vita quotidiana di padre Haylesilassie Kahsay è fatta di lavoro e preghiera. Si alza all’alba e lavora fino alle 6.00 a casa sua. Dopo aver fatto colazione inizia la camminata per arrivare in chiesa. La scalata che deve affrontare include una parete verticale di dieci metri. “Non ho paura quando scalo la montagna per arrivare in chiesa perché lo faccio ogni giorno. È molto difficile, ma lo trovo fattibile”, riferisce padre Kahsay alla BBC. Una volta giunto in chiesa, il monaco trascorre il suo tempo dividendosi tra preghiera e studio, soprattutto di testi antichi. “Sono felice di leggere per tutta la giornata. Qui è molto tranquillo, non c’è nessuno con cui parlare. Si comunica con Dio e si condividono i propri segreti con Lui. E poi la mente diventa libera e felice”.

Per secoli i monaci che giungevano qui per recarsi nella chiesa vi sono stati anche sepolti, ma nessuno di loro è mai morto, inciampato o ha avuto un incidente durante l’ascesa del monte. “I Nove Santi che vivono su queste montagne mi proteggono”, afferma sorridendo padre Kahsay.

 

Abuna Yemata e i Nove Santi

Abuna Yem'ata, cui si deve la costruzione (scavo) della omonima chiesa nei presi del villaggio di Guh, è annoverato fra i Nove Santi. Al fondatore della chiesa etiope San Frumenzio († 383, Abba Salama, padre della pace, Ge'ez ፍሬምናጦስ frēmnāṭōs), succedette il vescovo Mina.

Nella immagine a sinistra, San Frumenzio in un affresco del XV secolo nella chiesa monolitica di Abuna Yemata Guh  (©Vladimir Melnik).

A Mina si deve l'introduzione del monachesimo su modello alessandrino nella regione. In questo periodo arrivano anche i Nove Santi, fra i quali sono ricordati soprattutto Mikael Aregawi fondatore di Debre Damo, Pantalewon (Pantaleone) fondatore di chiese vicino ad Akum e Afse risiedente a Yeha. Erano tutti cenobiti o monaci provenienti dalla Siria e da Costantinopoli. Gli altri sono:

 

 

 

Abba Likanos, fondatore di chiese vicino ad Akum.

Abba Isaac o Gerima, NE si Adowa.

Abba Guba, ovest di Medera vicino ad Abba Gerima.

Abba Alef, Sebra Halleluya (NE Aksum)

Abba Selima (SE di Adowa, scomparsa)

 

I Nove Santi sono raffigurati nella seconda cupola di Abuna Yemata (immagine a sinistra). Nell'affreschi compaiono solo otto personaggi, quindi probabilmente uno di loro (forse lo stesso Yemata) è su una parete: potrebbe essere il personaggio a cavallo nel corteo. Interessante notare i turbanti dei Santi, ma anche di altre raffigurazioni.

Questo gruppo di pii uomini erano stati perseguitati dagli imperatori romani poiché in disaccordo con il concilio di Calcedonia. I Nove Santi svilupparono la lingua Ge'ez e la prima letteratura etiope, aiutando la nascita di una cultura cristiana autoctona. Essi tradussero la Regola Monastica di san Pacomio, numerosi padri greci e anche il tomo La Retta Fede di San Cirillo d'Alessandria, il testo dottrinale alla base della Chiesa Etiope. Yared, un discepolo dei Nove, inventò la musica liturgica etiope proprio in questo periodo, e l'architettura e l'iconografia etiope prendono sostanzialmente spunto dagli insegnamenti dei Nove Santi. Gli Egiziani imposero la loro superiorità giurisdizionale forzando il 42° canone di Nicea, proibendo ai nativi l'ingresso all'episcopato. Fino al tredicesimo secolo, nessun etiope domanderà mai giustizia. Al Concilio di Calcedonia nel 451 d.C. la Chiesa Etiope seguì la Sede-Madre di Alessandria d'Egitto, separandosi dalla comunione con la Cristianità europea

 

Tappa in Minibus: "Dopo la colazione ci avviamo verso la strada che raggiungiamo in trenta minuti, lì ci aspetta il transfer che ci porta ad Abuna Yemata Gu. Portiamo  corde e imbraghi per permettere, a chi vuole, di salire senza problemi alla chiesa. Facciamo la ripida salita e in trenta minuti siamo alla famosa paretina rocciosa. Qualcuno indossa l'imbrago. Ci sono tanti assistenti/scout che aiutano a salire, l’arrampicata è semplice, max un III° grado, ma può fare effetto a chi non è abituato alla esposizione.

Passata la paretina, altri cinque minuti di cammino e siamo alla chiesa, per accedere alla quale va passato un primo esposto risalto e poi la famosa cengia (larga) a picco su 200mt di vuoto. La vista è mozzafiato.

Si passa il risalto (c’è anche uno spit, volendo) infatti lo userò per calare un paio di compagni al ritorno). Si prosegue sulla cengia senza alcun problema (nell’atrio della chiesa in basso a sinistra c’è un altro spit). La chiesa ed i dipinti sono stupendi..."

Dalla relazione Luca D'Intino - Gennaio 2017

 

Marzo 2018. Questo è il battesimo più estremo che sia possibile vedere. In Etiopia, la credenza in un potere più elevato porta gli abitanti dei villaggi della regione del Tigray a scalare un'enorme e vertiginosa montagna per raggiungere la loro chiesa. Credono che sia vitale e benefico per i loro figli essere battezzati qui, nonostante gli evidenti pericoli. Solo 40 giorni dopo il parto Ngisti deve salire 400 metri per far battezzare il suo nuovo figlio Dawit.

Per una descrizione della salita in lingua inglese, clicca qui.

 

Da Guh a Maryam Korkor a Wukro

Dalla casa sotto Guh (vicino al parcheggio) ci si incammina verso nord e dopo un’ora e mezza si arriva alla base della montagna. Il sentiero è molto bello risale la valle e giunge ad un camino che si supera con corda e imbrago, assicurati dall’alto (sicura su un albero + mezzo barcaiolo). Il passaggio è breve ma decisamente più difficile della paretina di Abune Yemata Guh. Comunque l’assicurazione è buona e in un modo o nell’altro si sale. Sconsigliato per persone che non abbiano mai arrampicato e/o siano troppo pesanti per essere “tirate su”. In tal caso dal parcheggio possono con il bus raggiungere  il sentiero che da nord sale in senso opposto a Maryam Korkor. I due sentieri si uniscono ad una selletta presso un grotta e sale in leggera arrampicata fino alle due chiese scavate nella roccia.

 

 

Da Daniel Korkor sulla piana di Hawziem
Maricla De Bortoli
© 2016

Maryam Korkor e Daniel Korkor

"Alle 09.00 siamo all'inizio del trek per Maryam e Daniel Korkor. Dopo 15 minuti di facile salita, si imbocca uno stretto e ripidissimo canalone dove, in pratica, ci si arrampica: qui cominciano a venir utili gli “accompagnatori” che aiutano a trovare i punti dove mettere i piedi. Dopo il canalone cominciano alcuni brevi tratti di più facile arrampicata ma con altri due cana-loni (corti) e una paretina niente male perché quasi liscia. Comunque arriviamo a Maryam in un' ora e 40'.

Questa chiesa presenta un interno splendido con 11 colonne scolpite nella roccia e diversi affreschi… vale certamente la pena arrivare fin qui. In 10 minuti, lungo una facile cengia, arriviamo alla chiesa di Daniel Korkor  che è piccola e con qualche affresco, ma in ogni caso molto carina e con un panorama favoloso!

Iniziamo la discesa e ci mettiamo, con cautela, un'ora e un quarto con l'essenziale aiuto (per alcuni di noi) degli accompagnatori. Alle 13.00 siamo al bus con le gambe spezzate!!! È una vera ammazzata ma ne vale la pena: per i trentenni invece... è una passeggiata di salute."

Dalla relazione di Miria Caselli - Viaggio Etiopia Storica 2017

 

Maryam Korkor (Debra Mariyam Korkor) ማርያም ቆርቆር

Sebbene all’esterno sia di un verde non troppo convincente, ma potrebbe essere stata ridipinta quando arrivi, questa chiesa dalla pianta a croce possiede notevoli caratteristiche architettoniche (pilastri cruciformi, archi e cupole), begli affreschi del XVII secolo e tesori sacri. È una delle chiese più grandi della zona; il sentiero per raggiungerla comincia a 1 km dalla strada immediatamente a sud-est di Megab e richiede una salita abbastanza ripida di un’ora.

Maryam Korkor ha tre navate e furono ricavate cinque sale per ognuna nella profondità della montagna. Architettonicamente, è una delle strutture più complesse, con molte colonne di forme interessanti e tre cupole con dettagli in stile aksumita. La pianta ha un impianto cruciforme e numerosi sono i dipinti sulle pareti e sulle colonne, alcuni sbiaditi e in stili diversi.

Il sacerdote con un calice su uno dei pilastri è pensato si ritiene che sia Melchisedek, il personaggio biblico dal quale le leggende etiopi fanno discendere gli Amara e gli Oromo ma da altri è indicato come il protomartire Stefano. Sull'arco cieco ci sono scene del paradiso terrestre con Eva e il serpente, e affreschi di molti animali, tra cui uccelli, gazzelle e persino un maiale, possono essere trovati su tutte le pareti della chiesa.

A sinistra di una delle entrate, due arcate cieche mostrano un raro caso di basso rilievo con due uccelli ed un motivo intrecciato che si ritrova anche su uno degli archi della navata centrale. Ruth Palant afferma di aver visto uno schizzo fatto dal Dr. Joseph, lo  "scopritore" delle oltre cento chiese rupestri, in cui compare una grotta dietro il santuario.

 

Sotto: schizzo di Ruth Plant (p. 41)

 

Daniel Korkor

Lasciata Maryam Korkor si prosegue fra tombe e grotte di eremiti (uomini e donne) ed una breve ma mozzafiato passeggiata conduce alla chiesa di Daniel Korkor (compresa nel biglietto di ingresso a Maryam Korkor), così minuscola che si potrebbe definire una cappella nella roccia. Lunga una decina di metri e larga due, la cengia corre  su una sporgenza rocciosa rivolta a est - sufficientemente larga per evitare le vertigini, ma ancora abbastanza straordinaria da far rimanere senza parole. Ma il colpo d'occhio sul paesaggio è magnifico.

 

 

L'ingresso di Abba Daniel Korkor è quasi nascosto. Una piccola porta nella parete rocciosa (vedi immagine all'inizio) conduce a questa minuscola chiesa con solo due stanze. Il soffitto dell'anticamera a cupola è decorato con dipinti ben conservati. Sulle pareti bianche si stagliano un figure molto naif in uno stile che potremmo definire bizantino, con uso di rosso veneziano, giallo ocra e verde viridiano (il blu-verde di Paolo veronese...) (Ruth Plant p. 42) raffiguranti una madonna con bimbo, Davide che suona la lira, il Battesimo di Cristo (simpatica la colomba che scende dal cielo), i quattro Evangelisti e quattro Arcangeli. Sono riprodotti anche tre cavalli con tre cavalieri. probabilmente questa non era una cappella ma solo un eremo. Nella seconda grotta molto spoglia, vi è una nicchia. Poco oltre, al termine della cengia una grotta contiene alcuni resti mortali.

Mappa Daniel Korkor, schizzo di Ruth Plant p. 42.

 

 In questo luogo remoto, a 500 metri sopra la pianura, con le sue splendide viste sulle montagne di Gheralta e sulla pianura di Hawzien, è facile capire perché Abba Tesfay, il monaco locale a guardia delle chiese gemelle, crede che sia più vicino al paradiso qui di quanto potrebbe essere in qualsiasi altra parte del nostro pianeta.

 

Discesi dall'amba, raggiungiamo il parcheggio e da qui in poco più di un'ora arriviamo a Wukro passando per Megab, Hawziem e Freweyni.

 

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Distanza

Disl.
tot +

Disl. Tot -

Alt. max.

Alt. Min.

Diff.
altimetrica

Partenza

Arrivo

Tempo effettivo

Coord.

12.36 km

578 m

491 m

2.410 m

   

6:30

11:15

3h45'

Romagnoli

2,73 km

440 m

125 m

2.383 m

2,082 m

300 m

     

Vasta
Solo salita

 

Sopra: Korkor - Wukro - Mek'ele


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