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Matendush ed i furbi

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Nel nov./dicemb. 1982 una spedizione di due Iveco non ufficiale patrocinata dalla Fiat, L'Espresso, Ciba Geigy e Enervit Protein penetrò in Libia senza invito -Come vedi l'invito non è solo cosa di oggi - inoltrandosi nei 250 km dell'area del Bergiug /Mathendusc nel sud della Libia tagliando per l'Erg Ubari uscendone indisturbata per altra via .

La cosa fu possibile proprio grazie all'uso dei primi satellitari e di imponenti mezzi tecnici/finanziari. la missione rilevò, muovendosi autonomamente, gran parte dei siti rupestri, eseguendone oltre 250 calchi con una particolare resina fornita dalla Ciba spalmata sui graffiti che portarono via facilmente in Italia senza alcun permesso .

Rientrati in Italia, la missione fu sbandierata come un grande successo,sia per la difficoltà sia per la novità assoluta e con i calchi fu organizzata una mostra al festival dei due mondi di Spoleto l'anno successivo anche quì con dovizia di fondi.

Oltre ad anticipare e vanificare il lavoro delle regolari missioni archeologiche libiche ed estere la spedizione entrava dalla finestra quando vi era una porta. Andare nella zona non era poi così difficile. quanto piuttosto una questione di disponibilità di tempo e mezzi. Io stesso all'epoca andavo con altri residenti da Tripoli nel Mathendusc con una 4L usando l'asfalto e piste fino al campo base situato dove vi sono i gatti mammoni scoperti e studiati da Frobenius e da Barth. Poi si girava a piedi con il mitico Gharnafuda, amenokal della zona. Ma la cosa più imbarazzante fu il circolare di mezzi per oltre un mese senza essere notati e controllati che venne preso molto a male dalle varie autorità chiamate in causa, dai militari ai controllori delle Antichità,ecc.. con il risultato che molti persero il posto e la stessa ricerca di Fabrizio Mori,che non si sa per quale motivo venne sospettato,forse perchè si trovava in zona quasi contemporaneamente anche se non ci incontrammo con i castiglioni, infatti ero insieme a lui e alla Lupacciolu, fu sospesa per oltre dieci anni. Il danno d'immagine fu notevole, i libici pretesero e ottennero la restituzione dei calchi e multe salate furono pagate dagli sponsor. E' da allora che scattarono i primi divieti per tutti. Quando si dice che la zona è un museo, anche se a cielo aperto,non si capisce perché debba essere intesa e gestita diversamente da un nomale museo europeo . Ovviamente del fatto ne approfittarono missioni di altri paesi, oggi saldamente presenti sul posto con ampie concessioni di scavo.

Essendo residente a Tripoli ho seguito tutta la storia dalla A alla Z, collaborando con le parti in causa e recandomi più volte con i libici per controllare i danni subiti dall'applicazione della resina. Spero ti basti, non vorrei che saltasse fuori qualcun altro a dire " Ma chi l'ha detto che....

fonte utente GFCLY  Forum Sahara.it

 

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