Ladakh

il paese degli alti valichi 
di Marco Vasta
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Brokpa, Drokpa, Dard e Shin

La categoria comprende tribù che parlano lingue dardiche. Nella regione del Kashmir amministrata dall'India, queste tribù si trovano principalmente nei distretti di Kargil e Baramulla e alcune di esse si trovano a Leh. Sono prevalentemente musulmane e alcune sono buddhiste e altr  hindu.

 

Dardi di Dha Hanu

I Brokpa o Minaro sono Dardi buddhisti. Si trovano nella regione della valle ariana. Si chiamano "Minaro", mentre i Ladakhi li chiamano Brokpa o Dokhpa. Secondo il censimento indiano del 1991, c'erano 1.920 Brokpa. Parlano la lingua Brokskat o Minaro, che rientra nel gruppo linguistico Dardico orientale. I Minaro praticano due religioni; una è la loro religione tradizionale "Minaro" (culto degli spiriti). L'altro è il Buddhismo tibetano.

Queste tribù registrate sono chiamate "gruppo di tribù dardiche" nell'ambito delle tribù registrate dell'ex Jammu e Kashmir. Tuttavia, nello stato sono presenti altre popolazioni dardiche non tribali, come i Kashmiri. Secondo le ricerche più recenti, il termine "dardico" non è né linguistico né etnico; è solo un'espressione geografica appropriata utilizzata per designare ufficialmente la lingua indo-iraniana che conserva le caratteristiche arcaiche parlate nell'Himalaya nord-occidentale e nell'Hindu Kush. Non esiste unità etnica tra i parlanti di queste lingue. Inoltre, le lingue non possono essere ricondotte a un singolo modello di albero linguistico. Uno studio antropometrico su i Dardi venne condotto dalla spedizione di Filippo de Filippi (vedi Scheda).

  • Sui Brokpa e Machnopa, v. le Relazioni scientifiche della spedizione De Filippi: serie 2ª, vol. VIII,

  • Giotto Dainelli, Le condizioni delle genti, Bologna 1924 e vol. IX,

  • R. Biasutti e G. Dainelli, I tipi umani, Bologna 1925.

I Dardi della valle di Drass

Sono conosciuti come popolo Shina. Tribù Drokpa (Shin) nella valle di Drass a Kargil: sono Dard musulmani noti come Drokpa o Shin, che si trovano nella regione di Drass a Kargil. Sono anche conosciuti come "Shin" per via della loro lingua, "Shinna", che fa parte del gruppo linguistico Dardi, appartenente alla famiglia indoeuropea non sanscrita. Si ritiene che provengano dal Dardistan. Pur professando la fede sunnita, mantengono alcune usanze portate con sé dalla loro patria d'origine. Parlano il dialetto Astori della lingua Shina.

 

I Baltì nel Tibet degli albicocchi

Gli abitanti delle valli a nord di Kargil fino a Skardu sono i Baltì, gruppo etnico e linguistico estremamente interessante, una delle popolazioni himalayane più conosciute dopo gli Sherpa in quanto i Baltì sono stati protagonisti di affascinanti spedizioni nel Karakorum. I Baltì, vivendo ai confini fra mondo tibetano e mondo indoariano, hanno assunto caratteristiche ed elementi culturali da entrambe queste civiltà. Antropologicamente parlando i Baltì sono di origine indoerupea, come i Dardi o gli Hunzakut, mentre nelle valli verso il Ladakh, qualche individuo ha tratti mongolidi.

Il linguaggio era un tempo lo shina, appartenente all’area indoeuropea, ma dopo che il Baltistan cadde sotto l’influenza tibetana nell’11° secolo, divenendo il piccolo Tibet o Tibet degli albicocchi, lingua, costumi e religione subirono largamente l’influsso tibetano e buddhista. Con il ritorno all’Islam nel 16° secolo la cultura buddhista venne cancellata, ma la lingua rimase ed anche oggi i Baltì parlano una lingua che è una forma di tibetano arcaico.

I Baltì sono una popolazione molto povera. Il chapati è stato spesso l’unico alimento, frugale e monotono, condito o fritto nel burro o spezzettato nel tea salato, altri alimenti sono brodo, latte cagliato, verdure prodotte localmente come patate (una coltura iniziata nell’800), rape, piselli.

Il vestito è semplice: ampi pantaloni, casacca lunga, un’immancabile coperta di lana.

Esisteva un copricapo caratteristico: uno zuccotto di lana, ora è stato sostituito dal baschetto di Gilgit, ma si incontra ancora qualche anziano con il caratteristico copricapo di lana grezza di capra. Dell’influenza tibetana troviamo nell’abbigliamento femminile i grossi dischi di ottone o l’abitudine di pettinarsi con piccole trecce che ricadono sulle spalle. Dal Tibet (come nel vicino Ladakh) rimane l’uso alimentare del tea salato in cui viene sciolto del burro.