Gardaia
					 
					
					La città è il principale 
					insediamento della valle dello Mzab, luogo di rifugio degli 
					appartenenti alla setta islamica degli Ibaditi dopo il 
					crollo del regno di Tahert; conserva ancora oggi gran parte 
					della sua architettura medievale, parte della quale è stata 
					dichiarata Patrimonio dell'umanità UNESCO.
					
					
					Ghardaïa (in arabo ولاية 
					غرداية, in berbero 
					Taγerdayt), capoluogo della provincia omonima.  
					Il comune di Ghardaïa ha una popolazione di 93.423 secondo 
					il censimento del 2008, da 87.599 nel 1998, con un tasso di 
					crescita annuo del 0,7%. Si trova nella Algeria 
					centro-settentrionale, nel deserto del Sahara e sorge lungo 
					la riva sinistra del Wadi Mzab. La valle M'zab nella 
					Provincia (Wilaya) 
					
					Ghardaïa è stata inserita nel 
					Patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 1982, come un bene 
					culturale valutato in base ai criteri II (per il suo 
					insediamento che colpisce urbanistica fino al nostro 
					secolo), III (per i suoi valori culturali ibaditi) e V (un insediamento che si è preservato 
					sino al secolo 
					attuale).
					
					Ghardaïa fa parte di una 
					Pentapoli ed è una città collinare circondata dalle 
					altre quattro. Venne costruita quasi mille anni fa  dal Mozabiti, facenti parte della setta musulmana 
					ibadita composta da musulmani non arabi, tra cui molti 
					berberi.
					
					Si tratta di un importante centro di produzione di 
					datteri e di fabbricazione di tappeti e tessuti. È una città 
					fortificata suddivisa in tre settori circondati da mura. Al 
					centro è la zona storica mazabita, con una moschea dal 
					minareto piramidale ed una piazza con  portici. Notevoli le 
					case bianche, rosa e rosso, costruite con sabbia, argilla e 
					gesso, caratterizzate da tetti a terrazza e porticati. Nel 
					suo libro pubblicato nel 1963, “La force des choses“ (la 
					forza delle cose) la filosofa esistenzialista francese 
					Simone de Beauvoir ha descritto Ghardaïa come "un dipinto 
					cubista splendidamente costruito".
					
					 
					Santa Daria
					
					Il nome di Ghardaïa trae le sue 
					origini ida quello di una santa di nome Daia, che viveva in 
					una grotta (ghar) nella zona prima che divenisse la città 
					abitata dai musulmani ibaditi qui rifugiatisi venuto per 
					sfuggire alle persecuzioni da musulmani fatimiti nel 
					nord..In alternativa, il nome di Ghardaïa può essere 
					derivato dalla parola tamazight Tagherdayt che significa il 
					castello.