Su Cristo morì in Kashmir? Giardini Moghul Lana e scialli

Srinagar

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Capitale estiva dello Stato di Jammu e Kashmir, Srinagar, la cui fondazione risale al 3 secolo a.C., è una città tranquilla più simile alle città dell’Asia centrale che alle formicolanti città indiane. È facile passare le ore della giornata passeggiando e scoprendo sempre nuovi angoli nell’intrico di vicoli e canali, strani palazzi e riposanti giardini. «Surya» significa sole e «nagar» città, Suryanagar sarebbe stato il nome della città fondata dal grande imperatore buddhista Ashoka, presso il villaggio ora chiamato Pandrethan. L’attuale città venne fondata da Pravarasena 2° (79-139 d.C.) che la chiamò Praparapura e fu costruita nei pressi della vecchia capitale. Nel 631 Hsuan Tsang[9] la descrive estesa per circa quattro chilometri sulla riva sinistra del Jhelum. Sotto re Ananta (1028-63) la residenza reale fu trasferita sulla riva sinistra. La storia di Srinagar è legata a quella del Kashmir ed è scritta nei palazzi e nelle moschee costruiti sulle rive del fiume o sparsi nei vari quartieri ormai inglobati nel tessuto urbano[10].

A zonzo per Srinagar

Sankara Acharya domina il Boulevard e le house-boat ed attrae l’attenzione per la grande antenna televisiva e per la cupola che si scorge alla sommità, «piccola bolla nera sulla collina cachi»[11]. Luogo sacro fin dai tempi più remoti, avrebbe visto Jaluka, figlio di Ashoka, costruirvi un tempio nel 3° secolo a.C. sulle cui rovine, ai tempi del tollerante Jehangir, un pellegrino iniziò ad edificare l’attuale tempio dedicato a Shiva. I Musulmani chiamano la collina Takht-el-Suliman (trono di Salomone). Nei giorni di festa i giovani sposi salgono quassù per invocare potenza e fertilità dal lingam di Shiva posto nel tempio: corolle di fiori e confetti vengono disposti sul simulacro ed irrorati di latte.

La moschea di Shah Hamdan è uno degli edifici più antichi di Srinagar, la sua costruzione risale al 1395, dieci anni dopo la fondazione della Jama Mashjid ed i due edifici si richiamano allo stesso stile localmente detto indo-saraceno. Distrutta dal fuoco nel 1479, riedificata e nuovamente bruciata nel 1731, fu ricostruita seguendo rigide norme che escludevano l’uso di chiodi e di viti come materiale fu usato esclusivamente il legno con un sapiente uso degli incastri. L’artigianato della cartapesta contribuì alla decorazione delle pareti e dei soffitti con miniature e disegni.

L’imponente Jama Masjid offre un altro interessante esempio di architettura islamica. A differenza delle grandi moschee di Lahore o di Delhi vecchia, caratterizzate dagli enormi padiglioni sovrastati da cupole arabescate, in queste due moschee di Srinagar le linee architettoniche si rapportano a quelle dell’Asia Centrale. L’imponente struttura lignea ha 137 metri di lato, i tetti spioventi e le cupole appuntite sono sorretti da ben 300 colonne massicce che si slanciano verso il soffitto immerso nel buio, ognuna di esse è ricavata da un unico tronco di deodar. Dal portone meridionale si raggiunge l’ampio cortile interno con aiuole e fontane. La struttura in legno ha favorito lo svilupparsi di numerosi incendi e di altrettante conseguenti ricostruzioni del tempio. Edificato dal sultano Sikander nel 1385, allargato dal figlio Zain-ul-Abidin, distrutto da un incendio nel 1479, fu ricostruito nel 1503 per essere nuovamente divorato dalle fiamme durante il regno di Jehangir. Eretto per la quarta volta su progetto dell’architetto e storico Malik Haider, bruciò nel 1674 sotto l’imperatore Aurangzeb. L’attuale edificio segue le linee del progetto originale ed è dovuto al maharaja dogra Pratap Singh.

Dalla collina di Sharika, brulla e desolata, il fortilizio di Hari Parbat (monte sacro) domina la città ed è visibile da tutta la valle di Srinagar. Possenti mura circondano la collina con uno sviluppo di cinque chilometri raggiungendo talvolta anche la notevole altezza di dieci metri, esse furono costruite tra il 1592 ed il 1598 da Akbar.

Il quartiere dei pescatori circonda la moschea di Hazrat Bal, posta a nord della città, presso la rotabile per Sonamarg ma raggiungibile anche attraverso le acque del lago Dal. È detta «moschea del capello» perché ospita questa reliquia della chioma del Profeta. La tradizione vuole che un capello di Maometto portato in India nel 1634 da Syyid Abdullah, fosse stato acquistato dal mercante Noor-ul-Din nel 1682 per giungere finalmente in Kashmir agli inizi del 1700. L’attuale forma della moschea venne da Sheik Abdullah, «il leone del Kashmir» (deceduto pochi anni or sono) ed è un miscuglio di stile moghul e stile kashmiro, con profusione di marmi bianchi e neri che contrastano con il basamento in cemento e mattoni. Oltre alla moschea il quartiere ospita anche il campus universitario ed a poca distanza da esso è situato Nasim Bagh.

Kashmir Flashpoint Per seguire le vicende del Kashmir
consulta anche il dossier della BBC in continuo aggiornamento.

Alcune domande sul conflitto in Kashmir in un dossier della BBC
preparato nel 2000


dal 27 dicembre 2001


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