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Méharées
Monod Théodore

Editeur - Casa editrice

Actes du Sud

Africa del Nord
Sahara
Mauritania

Città - Town - Ville

Arles

Anno - Date de Parution

1989

Titolo originale

Méharées

Lingua - language - langue

fra

Ristampa - Réédition - Reprint

1999

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Méharées

Méharées  

Géologue, naturaliste d'une longévité et d'une endurance peu communes, Théodore Monod parcourt depuis soixante ans sa terre de prédilection : le Sahara. Le jeune savant nous entraîne ici dans ses premières Méharées : au cours de ces longs raids à dos de chameau, il va couvrir jusqu'à six cents kilomètres à travers la Mauritanie ou le Sud marocain. Mais bien plus que la performance, c'est la nature qui l'intéresse : falaises, sables et pierres ; scorpions, serpents ou coléoptères ; et cette végétation à la fois si rare et précieuse, dont il nous détaille avec amour formes et couleurs. L'énergie de Monod semble inépuisable, comme sa soif de savoir. Nourrie d'histoire, de littérature, de poésie (sa culture est considérable), son écriture a pris, comme par mimétisme, les caractéristiques du désert : sèche et minérale, tout en muscles et aspérités, elle sait nous restituer la magie de ces horizons éblouissants, où l'homme navigue comme sur une mer. -- Scarbo

Présentation de l'éditeur
" Dix mai, au puits d'Aguenni, à trente kilomètres de Tombouctou : dernière nuit de vrai désert, pas très solitaire d'ailleurs. Les bergers ont puisé, je crois, du soir au matin ; chœur des bœufs, des moutons et des bourricots, auquel ne manque qu'une seule voix, celle du petit veau qui est tombé hier dans le puits et qui s'est tué. Et puis c'est la grand-route du Nord, très fréquentée en cette saison de retour d'azalaï. Longs défilés silencieux de chameaux glissant dans la nuit, a
clair de lune. Spectacle assez solennel, presque grandiose : ces rames incessantes lancées à la file indienne, monstre sans fin, articulé, mécanique, évoquent je ne sais quelle bête colossale, à la fois une et multiple, une sorte de titanesque scolopendre aux pattes innombrables, animée d'un rythme lent, mais décidé, implacable, irrésistible. " (Extrait.
Méharées reste le plus célèbre des livres de Théodore Monod, spécialiste incontesté du désert, qu'il a parcouru pendant plus de soixante-dix à dos de chameau ou à pied. Ce scientifique exemplaire n'a pas son pareil pour évoquer les paysages mauritaniens, pour raconter ses longues méharées dans les dunes, pour décrire la faune, la flore, l'histoire ou la préhistoire de ces régions où, dans les années 1930, il entendit parler d'une mystérieuse et gigantesque météorite qu'il ne cesserait de chercher, durant un demi-siècle, avec une insatiable curiosité Ce texte se rapporte à l'édition Broché.

Quatrième de couverture
Méharées reste le plus célèbre des livres de Théodore Monod, spécialiste incontesté du désert, qu'il parcourt depuis plus de soixante-dix ans à dos de chameau ou à pied. Ce savant exemplaire n'a en effet pas son pareil pour évoquer les paysages mauritaniens, pour raconter ses longues méharées dans les dunes, ni pour décrire la faune, la flore, l'histoire ou la préhistoire de ces régions où, dans les années trente, il entendit parler d'une mystérieuse et gigantesque météorite qu'il ne cesserait de chercher, durant un demi-siècle, avec une insatiable curiosité. Cette nouvelle édition de son livre, réédité en 1989 par Actes Sud, est illustrée par les nombreux dessins de l'auteur qui figuraient dans l'édition originale de 1937.

 

Consulta anche: Leggi la scheda della versione italiana

Recensione in lingua italiana

"In Africa quando un anziano muore, una biblioteca brucia", un motto del grande ultimo saggio del secolo breve che ben si adatta anche a Monod. Questo saggio è il primo tradotto in lingua italiana di un autore che ha amato il deserto e che ha fatto amare il deserto amolti di noi appassionati del grande Sahara: "Il deserto in quanto tale è emozionante. Non si può restare insensibili alla bellezza del deserto. Il deserto è bello perché è pulito e non mente. La sua nitidezza è straordinaria. Non ci si sporca mai nel deserto. Il deserto è impudico, il suolo non si mostra coperto di nessuna vegetazione. Mostra la sua anatomia con una impudicizia prodigiosa. Il deserto appartiene a quei paesaggi capaci di fare nascere in noi delle domande".
Dal punto di vista religioso, Théodore Monod era un cristiano critico e dichiarava di amare solo "ciò che ha a che fare con la lotta di noi stessi contro i nostri difetti", e considerando ipocriti "coloro i quali dicono di amare Dio per poi distruggerne sistematicamente le opere".
I contatti con i saggi e con la cultura dei popoli del deserto ("In Africa quando un anziano muore, una biblioteca brucia") lo portò a diventare un convinto universalista. Grazie a lui ed all'opera del suo amico Amadou Hampate Ba infatti, è stato possibile mettere per iscritto un gran numero di tradizioni orali delle popolazioni del deserto del Mali. In particolare, Monod si interessò alla diffusione ed all'opera di Tierno Bokar, un anziano mistico da sempre vissuto in un angolo di deserto e che rappresentava per Monod la dimostrazione del suo credo universalista e del fatto che "il progresso morale e spirituale non è appannaggio di un secolo o di una razza".
Queste considerazioni si riflettevano poi anche sulla condotta fisica dell'autore e nei suoi periodici digiuni. Vegetariano praticante e convinto sostenitore della necessità di controllare il proprio fisico ai fini spirituali, come nella più classica tradizione mistica, Monod scriveva all'età di 12 anni: " sono convinto che il mondo possa sopravvivere senza uccidere né animali né vegetali".


Biografia

Naturalista, botanico, oceanografo... pacifista, filosofo, umanista, Théodore Monod (1902-2000). Estato direttore dell’Institut d’Afrique noire, professore al Muséum national d’histoire naturelle e membro dell’Académie des sciences. È autore di numerose opere tra le quali "Et si l’aventure humaine devait échouer" (Grasset 2000), quasi un testamento spirituale di cui la casa editrice Boringhieri pubblica la traduzione italiana.
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Théodore Monod, viaggiatore, naturalista e « omo del deserto» Uno dei pionieri del pensiero ecologico.
Théodore Monod nasce a Rouen , in Francia nel 1902, in una famiglia di pastori protestanti che si stabilisce nel 1907 a Parigi. Forte dell'educazione morale protestante impartita secondo la tradizione di famiglia il giovane Monod già a 18 anni sente il bisogno di una semplificazione sistematica della vita materiale ed appunta sul suo diario: "Non ho nulla contro il corpo, ma ho il culto della semplicità austera che è d'altro canto saggezza ed igiene".
Laureato in Scienze naturali, compie i suoi primi viaggi in Africa e nel deserto della Mauritania sembra trovare quella dimensione austera e "spoglia" che sembra ossessionarlo. Nei successivi viaggi nel deserto del Sudan ed algerino, Monod scopre numerosi fossili, tra cui quello di un uomo millenario e cataloga moltissime specie di flora del Sahel.
Le spedizioni successive lo consacrano "uomo del deserto": Monod infatti è il primo europeo a scalare la catena montuosa dell'Ahnet e nel 1935, insieme ad una spedizione di connazionali, attraversa la regione sahariana del Tanezrouft ("il paese della paura e della sete").
Il fatto di "non potere posare lo sguardo" su niente al di fuori dell'orizzonte piatto dell'erg porta a rivolgere la propria attenzione dentro se stessi.Questi anni spesi nel deserto conducono infatti il naturalista a riflessioni quasi mistiche che si ritrovano sempre più in crescendo nei libri della maturità.
Nel periodo antecedente la guerra, Monod è n Africa occidentale, dove poi organizzerà la Resistenza francese e ogni lunedì anima una trasmissione su Radio-Dakar che viene ben presto censurata viste le posizioni anticoloniali e anti discriminatorie dell'autore.
Negli anni passati a Dakar , a capo del'IFAN, l'Istituto Francese dell'Africa Nera, si occupa anche di redigere numerosi bollettini e di istituire coinvolgendo gli studiosi locali dei musei. Monod è alle volte biologo, zoologo, geologo: in una parola Monod è l'ultimo dei naturalisti.
Lascia Dakar ed in un certo senso lascia l'Africa nel 1965 profondamente convinto che "l'Occidente è 'individualismo. L'Africa è il gruppo. E i due sistemi non sono compatibili. Anzi, l'uno sta distruggendo l'altro".
Dal punto di vista religioso, Théodore Monod era un cristiano critico e dichiarava di amare solo "ciò che ha a che fare con la lotta di noi stessi contro i nostri difetti", e considerando ipocriti "coloro i quali dicono di amare Dio per poi distruggerne sistematicamente le opere".
I contatti con i saggi e con la cultura dei popoli del deserto ("In Africa quando un anziano muore, una biblioteca brucia") lo portò a diventare un convinto universalista. Grazie a lui ed all'opera del suo amico Amadou Hampate Ba infatti, è stato possibile mettere per iscritto un gran numero di tradizioni orali delle popolazioni del deserto del Mali. In particolare, Monod si interessà alla diffusione ed all'opera di Tierno Bokar, un anziano mistico da sempre vissuto in un angolo di deserto e che rappresentava per Monod la dimostrazione del suo credo universalista e del fatto che "il progresso morale e spirituale non è appannaggio di un secolo o di una razza".
Queste considerazioni si riflettevano poi anche sulla condotta fisica dell'autore e nei suoi periodici digiuni. Vegetariano praticante e convinto sostenitore della necessità di controllare il proprio fisico ai fini spirituali, come nella più classica tradizione mistica, Monod scriveva all'età i 12 anni: "sono convinto che il mondo possa sopravvivere senza uccidere né Eanimali né vegetali".

Il deserto

" Il deserto in quanto tale è emozionante. Non si può restare insesibili alla bellezza del deserto. Il deserto è bello perché è pulito e non mente. La sua nitidezza è straordinaria. Non ci si sporca mai nel deserto. Il deserto è impudico, il suolo non si mostra coperto di nessuna vegetazione. Mostra la sua anatomia con una impudicizia prodigiosa. Il deserto appartiene a quei paesaggi capaci di fare nascere in noi delle domande"
"Nel deserto spesso si marcia diritti, poiché non vi è niente da evitare"
"Da certi punti di vista il deserto è una liberazione. C'è qualcosa di esaltatante nel viverci"
"Spesso dico: nel deserto non si decide, si ottempera"
E tante altre sono le parole di Monod sul deserto da non risparmiarne nessun granello. Punto focale della sua riflessione, Monod ritorna nel deserto a sessanta anni passati alla ricerca della vita, nel caso specifico dei resti di un meteorite che già aveva cercato di individuare anni prima. Questa esperienza lo porta a dire di "aver compreso il senso della vita" e il diario della sua esperienza lo consacra editorialmente. Arriverà poi Nouvelles Frontières ed i viaggi new age "sulle orme di Monod" che tristezza.

E come Chatwin, che affermava di riuscire a pensare solo camminando, anche Monod appartiene perciò alla razza dei grandi viaggiatori di questo secolo, perché la vita è "una traversata del deserto" e tutte le sue opere, aldilà della faciloneria new age, vanno lette come un elogio della vita e del rispetto per tutti e tutto.

Consulta anche: Leggi la scheda della versione italiana

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