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Laogai

i gulag di mao zedong

Wu Hongda Harry


Editeur - Casa editrice

l'ancora del mediterraneo

Asia
Cina



Anno - Date de Parution

2006

Pagine - Pages

168

Titolo originale

Laogai: The Chinese Gulag

Lingua originale

cinese

Edizione - Collana

un mondo a parte

Traduttore

stefano spada (dall'inglese)


Laogai Laogai  

Per mantenere il potere e reprimere il popolo, ogni dittatura necessita di un sistema carcerario, sia esso un campo di concentramento o di lavoro. Nel primo caso il fine perseguito è l’eliminazione del prigioniero; nel secondo caso lo sfruttamento dei detenuti acquista una valenza economica. I campi correzionali della Cina comunista (laogaidui) esistono da oltre quarant’anni, e rivaleggiano sotto ogni punto di vista – per crudeltà, fini e numero di prigionieri – con i loro omologhi nazisti e sovietici.
Sono sopravvissuto a diciannove anni di prigionia in un campo di lavoro e avverto l’esigenza di un’indagine sui gulag nella Repubblica popolare cinese perché il mondo conosce ben poco diessi: a mantenere e ispessire la cortina del silenzio, concorrono le differenze politiche e culturali tra Est e Ovest, gli interessi strategici occidentali e il successo della propaganda a lungo termine e la segretezza del Partito comunista cinese.
Spero che un giorno le autorità cinesi si decidano a rivelare al mondo la reale portatata dei laogaidui.

Hongda Harry Wu

 

Consulta anche: Scheda edizione inglese - 1992 - Laogai: The Chinese Gulag


Recensione in lingua italiana

premessa all'edizione italiana

di hongda harry wu


Questo è stato il primo libro a denunciare il sistema dei laogai, i campi di concentramento attivi in Cina fin dalla seconda metà del secolo scorso, dove milioni di donne, uomini, bambini sono condannati ai lavori forzati a vantaggio del regime e delle numerose multinazionali che investono e producono in quel paese (eccezione significativa il caso della Volvo che rifiutò le loro “offerte”, narrato e documentato nelle pagine che seguono).
Ho scritto che queste persone sono condannate ai lavori forzati. Ma si tratta di un eufemismo in un paese in cui non c’è alcuna garanzia giuridica, né la possibilità di difendersi, dove si viene accusati di crimini non sempre veritieri, incarcerati e, dopo un sommario processo, inviati in campi di lavoro dove vige il detto che «chi entra non esce». Qui le condizioni di lavoro sono orribili, pestaggi e torture all’ordine del giorno, il cibo somministrato in rapporto alla quantità di lavoro.
Il laogai accoglie, oltre a delinquenti comuni, non solo gli oppositori del regime, ma persino coloro che esprimono anche una semplice critica al governo. Per non parlare di chi ha idee diverse o professa una religione: è recente la notizia dell’incarcerazione di alcuni vescovi cattolici; ma per quanto la Chiesa ha dovuto scontare sotto i regimi comunisti basta leggere le illuminanti pagine di Van Thuan dal gulag di Saigon.
Ma tutto questo non è storia passata, perché in Cina i laogai prosperano. Tutt’oggi. Abbiamo la certezza che per lo meno mille campi di lavoro sono attivi e sostengono l’economia del paese, grazie anche a un’esportazione sempre più capillare sui mercati internazionali. Inoltre sappiamo che la pena di morte prospera, arrivando a 10.000 esecuzioni l’anno (basta controllare i dati di Amnesty International). Come se non bastasse, ai condannati a morte viene regolarmente praticato l’espianto di organi per rispondere al numero sempre più elevato di richieste per i trapianti; o il prelievo di collagene dalla pelle per produrre cosmetici.
Ma questo libro non è solo una denuncia, è anche la testimonianza di una vittima. Ho trascorso diciannove anni nei laogai. E dal giorno in cui ho lasciato la Cina ho speso tutte le mie energie per mantenere la promessa che avevo fatto a me stesso quando su un carretto lasciai il campo 586 della fattoria Qinghe, passando davanti alle fosse comuni: raccontare, indagare, denunciare e rivelare al mondo la vera natura del laogaidui. Da questa volontà è nata la Laogai Foundation di Washington, che ha anche una sede in Italia.
Tutto questo nella speranza che un giorno il laogai venga ricordato accanto ai nomi di Treblinka e Kolyma.

Hongda Harry Wu
in collaborazione con Toni Brandi
The Laogai Research Foundation


Biografia

Wu Hongda Harry

Harry Hongda Wu è nato nel 1937 a Shangai dove ha seguito le scuole cattoliche. Fuggito dalla Cina, dagli anni Ottanta del Novecento vive a Washington dove ha fondato la Laogai Research Foundation, che studia la particolarità cinese dei gulag e soprattutto i suoi addentellati economici nella produzione di merci che invadono il mondo.


La versione di Lettera 22
Venerdi' 15 Settembre 2006

Doveva essere una giornata importante a Roma per la conferenza dell'attivista cinese Hongda Harry Wu, autore del libro "Laogai. I gulag di Mao Zedong", edito dalla casa editrice "L'ancora del Mediterraneo", da oggi nelle librerie italiane. L'autore, di passaggio nella capitale, aveva deciso di parlare dei campi di concentramento cinesi in un book-bar del quartiere storico di San Lorenzo. Ma all'ultimo momento la libreria è stata chiusa: una catena a bloccare l'entrata del locale e un cartello per dire che non se ne faceva più nulla. Sembra che poche ore prima fosse circolata, su alcuni siti internet di destra - di certo in quello di Forza Nuova - la notizia dell'evento e, per timore di possibili aggressioni, i gruppi dei centri sociali di San Lorenzo abbiano deciso di presidiare il luogo dell'incontro. Quando l'autore e lo staff della casa editrice - tra cui il titolare Stefano De Matteis - sono arrivati sul posto la tensione era alta: nessuna traccia dei gruppi di destra ma un presidio numeroso che ha spinto gli organizzatori a disdire la conferenza. Di certo per motivi di sicurezza: "non si può celebrare un evento simile con il presidio in strada" ha dichiarato De Matteis a Lettera 22. Ma anche per la volontà della casa editrice, come ha fatto sapere in un comunicato stampa, "di evitare ogni strumentalizzazione estremistica" dell'incontro, da qualunque parte provenga. Fatto sta che Hondga Harry Wu a breve lascerà l'Italia, e per chi oggi sperava di ascoltare la sua testimonianza non ci sarà a breve un'altra opportunità. Un'occasione sfumata di parlare dei campi di concentramento nati negli anni '50 per combattere i nemici del regime Zedong. Fabbriche-lager dove le persone sono costrette a lavorare più di 18 ore al giorno in condizioni inumane, private del sonno, del cibo, e torturate abitualmente. Dati esaustivi non sono a disposizione, ma secondo la Laogai Research Foundation (associazione di cui Wu è stato il fondatore), esistono oggi almeno 1000 laogai ancora "funzionanti". Circa 50 milioni di persone sono state incarcerate a seguito di processi sommari, e spesso - come è accaduto allo stesso Wu - "solo" per aver criticato il governo. Un sistema, comunque, che secondo l'autore ha notevoli risvolti economici. Già perchè i laogai sono una fonte di ricchezza non da poco per il governo di Pechino: manodopera gratis strappata a una popolazione in catene che, secondo l'associazione, si aggirerebbe tra i 4 e i 6 milioni di persone.

La versione della destra

Harry Wu Hungda ad uno dei processi18 settembre 2006 -Squadristi dei centri sociali aggrediscono il Presidente della Laogai Foundation

Grave episodio di intolleranza culturale e inciviltà politica a Roma. È stata impedito con la violenza e l’intimidazione la presentazione di un libro sui crimini in Cina.
Il fatto è avvenuto presso la libreria Tuma’s book bar di via Sabelli 17 nel popoloso quartiere di san Lorenzo poco dopo le ore 11. Orario in cui era stato fissato da tempo l’appuntamento: la presentazione del libro, Loagai i Gulag di Mao Zedong autore Harry Wu, presidente della Laogai Foundation, il primo testimone di una verità nascosta.
Il primo libro di Harry Wu, che denuncia da oltre 15 anni le atrocità che si commettono in Cuna, tradotto in italiano. Nel saggio viene descritta la vita nei campi di concentramento in Cina, dove ne sono funzionanti oltre 1100. Wu ha fondato l’Associazione Laogai, proprio per descrivere questi crimini. Lui stesso ha “trascorso” 19 anni nei Laogai.
La presentazione del libro non si è potuta svolgere perché una cinquantina di attivisti dei Centri sociali , armati di mazze, bastoni e spranghe, ha bloccato l’ingresso nella libreria. Successivamente alcune persone che volevano assistere al dibattito sono state aggredite selvaggiamente. Altri giovani sono stati rincorsi e malmenati per le strade del quartiere. Lo stesso Harry Wu a stento si è sottratto al linciaggio. Soltanto dopo mezz’ora sono intervenute le forze dell’ordine, ma ormai gli aggressori si erano dileguati.
Sul gravissimo episodio il presidente della Laogai Foundation Harry Wu ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Sono rimasto veramente sconcertato che dopo il fallimento in tutto il mondo dei regimi comunisti, ci sia ancora in Italia chi nel nome della repressione, intolleranza e del disprezzo delle più elementari nozioni di civiltà impedisca la divulgazione dei crimini che ogni giorno si commettono in Cina”. Anche il presidente della Laogai Foundation Italia Antonio Brandi ha stigmatizzato l’aggressione e ha dichiarato: “Quello che è avvenuto oggi a San Lorenzo è una riprova che i regimi comunisti si possono imporre soltanto con la violenza e l’intimidazione e che denunciare certi crimini dà fastidio a chi vuole imporre le idee con la forza e impedire la denuncia della verità con l’aggressione. Ma questi teppisti non prevarranno e non riusciranno a riportare in Italia indietro di quaranta anni. Ma nessuno fermerà le nostre denunce, il nostro atto di accusa nei confronti di un ignobile regime che ha represso ogni libertà e cerca di imporre in tutto il mondo il proprio negativo modello di sviluppo di capitalismo di Stato”.

Consulta anche: Scheda edizione inglese - 1992 - Laogai: The Chinese Gulag
Consulta anche: Il sito di Laogai Research Foundation
Consulta anche: Laogai su Wikipedia