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24/04/2024 12:38:03

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Al paese dei Tarahumara e altri scritti

Artaud Antonine


Editeur - Casa editrice

Adelphi

America
America Centrale
Messico


Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

1966

Titolo originale

Au pays des Tarahumaras

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Curatore

H.J. Maxwell, C. Rugafiori


Al paese dei Tarahumara e altri scritti Al paese dei Tarahumara e altri scritti  

"La raccolta che presentiamo contiene la testimonianza più sconvolgente che Artaud ci abbia lasciato: gli scritti sul suo soggiorno al Messico, fra le tribù primitive del Tarahumara, e sulla sua iniziazione al rito del 'peyotl', completano il volume sei altri testi essenziali, che forniscono al lettore la traccia per seguire, nella sua drammatica parabola, la vita di un uomo d'eccezione. In questi scritti bisogna vedere altrettanti 'documenti' di una ricerca che resta al di fuori della 'letteratura', altrettante testimonianze della lotta intrapresa da Artaud per mutare radicalmente la propria esistenza, soggetta a troppo gravi mutilazioni. Per Artaud patire fino in fondo le proprie debolezze fisiche e psichiche, 'un'erosione mentale' sentita come malattia, è l'unica strada per tentare di raggiungere quell'arricchimento della coscienza che potrebbe permettergli di intervenire sulla propria vita. Egli vuole esaurire tutte le possibilità che ci sono date di conoscerci 'per mezzo del corpo', e la sua perlustrazione diventa, attraverso la scrittura, una specie di bollettino di guerra, una guerra per conquistarsi il diritto di mettere al mondo se stesso, cioè il proprio vero essere. Siamo così posti di fronte a un'esperienza assolutamente autentica, che illumina con dolorosa crudezza la situazione di un uomo del nostro secolo che non intende scendere a compromessi né con l'arte né con la vita, un'esperienza la cui unicità appare, col tempo, sempre più evidente. Ne sono prova la pubblicazione delle sue ""Opere complete"" (che, eccezionalmente, l'editore Gallimard programmò quando l'autore era ancora in vita), e i costanti echi suscitati nella giovane critica francese - anche per la mediazione di Maurice Blanchot e nella più vivace letteratura contemporanea, soprattutto americana."

 



Recensione in lingua italiana

Nato a Marsiglia nel 1896 (morto a Ivry-sur-Seine nel 1948), precocemente affetto da disturbi nervosi che lo accompagneranno tutta la vita, dopo anni di pellegrinaggio in case di cura, si stabilì nel 1920 a Paris dove fu attore di teatro e di cinema: notevole la sua interpretazione del monaco Massieu in "La passione di Giovanna d'Arco" di C. Dreyer. Avvicinatosi ai surrealisti se ne separò polemicamente nel 1926; fondò con R. Vitrac il teatro Alfred Jarry inaugurato nel 1927 con una sua pochade. Il ventre bruciato o la madre folle (Le ventre brulé ou la mère folle). L'esperienza si chiuse nel 1929 dopo due intense stagioni durante le quali furono dati testi di Paul Claudel, M. Gor'kij, A. Strindberg, Roger Vitrac.
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Negli anni seguenti elaborò la sua concezione teatrale (il "teatro della crudeltà") in una serie di articoli raccolti ne Il teatro e il suo doppio (Le théatre et son double, 1938), in cui è notevole anche l'influenza del teatro balinese conosciuto in occasione dell'esposizione coloniale del 1931. Contrastato fu il suo primo e unico tentativo di realizzare il suo ideale teatrale, con I Cenci (Les Cenci, dato al Théatre des Folies- Wagram nel 1935).
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Nel 1936 partì per il Messico alla ricerca di una condiziona umana primordiale, un mondo non contaminato dalla cultura occidentale. Il racconto del viaggio è in Viaggio nel paese dei Tarahumaras (1937): vi si dice degli indios dediti all'uso cultuale del peyotl, un fungo allucinogeno. Rimpatriato, fece un nuovo viaggio in Irlanda, in condizioni psichiche alterate. Al suo ritorno fu internato in manicomio e poi nella clinica di Rodez (1943-46).
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La "rivoluzione" teatrale di Artaud consiste nel ripudio della tradizione occidentale, in nome di un'azione immediata e violenta della rappresentazione. Una specie di esperienza cerimoniale primitiva, o di esorcismo magico, volto a creare, con la comunione di autore e pubblico, un linguaggio superiore alle parole, capace di liberare l'inconscio e di sovvertire pensiero e logica. L'esempio di Artaud ha profondamente influenzato il teatro successivo (si pensi alle esperienze del Living Theatre e di P. Brook).
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Il suo lirismo convulso, tenacemente fisiologico, si esprime anche nel romanzo Eliogabalo o l'anarchico incoronato (Héliogabale ou l'anarchiste couronné, 1934), nel saggio Van Gogh, il sui cida della società (Van Gogh, le soucidé de la societé, 1947), nelle lettere (Corrispondenza con J. Rivière, 1924; Lettere da Rodez, 1946), e nelle poesie. Nel 1956-67 sono state raccolte le opere complete.