L' infinito viaggiare
"Ci sono luoghi che affascinano perché sembrano radicalmente diversi e altri che incantano perché, già la prima volta, risultano familiari, quasi un luogo natio. Conoscere è spesso, platonicamente, riconoscere, l'emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell'attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo. Il noto e il familiare, continuamente riscoperti e arricchiti, sono la premessa dell'incontro, della seduzione e dell'avventura; la ventesima o centesima volta in cui si parla con un amico o si fa all'amore con una persona amata sono infinitamente più intense della prima. Ciò vale pure per i luoghi; il viaggio più affascinante è un ritorno, come l'odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida ulissiaca. "Perché cavalcate per queste terre?" chiede nella famosa ballata di Rilke l'alfiere al marchese che procede al suo fianco. "Per ritornare" risponde l'altro."
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Claudio Magris è nato a Trieste nel 1939. Docente di letteratura tedesca all`università di Trieste, collabora al `Corriere della Sera`. Tra le sue opere ricordiamo Illazioni su una sciabola (1984), Un altro mare (1991), Microcosmi (Premio Strega 1997), La mostra (2001), Alla cieca (2005) e L`infinito viaggiare (2005), oltre ai saggi Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna (1963), Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (1971), Dietro le parole (1978), Itaca e oltre (1982), L`anello di Clarisse (1984), Danubio (1986), Trieste. Una identità di frontiera (con Angelo Ara, 1987), Utopia e disincanto (1999), e al testo teatrale Stadelmann (1988). |