Pericoli e difficoltà

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In generale

Consiglio in ogni caso di consultare  il sito Country Advice - Pakistan  del Foreing Office costantemente aggiornato sulla situazione deil paese ed eventuali rischi.

In trekking

In quasi tutte le camminate non esistono grossi pericoli oggettivi, l'unico problema può esser talvolta causato di pendii instabili che provocano caduta di pietre, ma non sono mai stati segnalati incidenti che abbiano colpito gli escursionisti. Difficoltà si incontrano sui trekking d'alta quota, come la traversata dei passi Mazeno o dell'Hispar e dei relativi ghiacciai, o lungo i blak-glacier del Baltoro. In ogni caso è bene avere il piede ben fermo specie sui tratti dove il sentiero taglia i pendii sabbiosi. Altrettanta attenzione deve essere posta nell'attraversare eventuali ponti di neve, specie all'inizio di stagione. I guadi dei torrenti possono essere problematici in stagione avanzata e nelle ore pomeridiane quando la portata dei corsi d'acqua si ingrossa. Per aiutare portatori e partecipanti ad attraversare una corrente troppo impetuosa è bene avere nell'attrezzatura collettiva alcune corde da 8/10 mm di diametro lunghe una quarantina di metri con le quali si possono costruire passaggi a carrucola. La portata dei torrenti varia nel corso della stagione ed è maggiore in agosto ed in settembre, ma essa cambia anche nel corso della stessa giornata. Per questo alcuni guadi vanno affrontati di primo mattino quando l'acqua è più bassa.

Allenamento e mal di montagna

Lunghe camminate in montagna ed ascensioni in alta quota sulle Alpi sono sicuramente una buona preparazione ad un viaggio in Pakistan e sono sufficienti prevenire i disturbi del mal di montagna. Più difficile acclimatarsi nei trekking d'alta quota. Fra i nostri monti è raro che si debbano trascorrere più notti sopra i 4000 metri e l'altitudine raramente raggiunta in Italia diviene spesso il livello medio dei campi avanzati.

Il rischio inizia infatti a quota tremila metri; numerosi e contraddittori sono stati gli studi condotti (assieme ad inutili e costosi congressi) per trovarne le cause ed eliminarle. In questa guida mi sembra che sia più utile un'indicazione pratica su come comportarsi, tenendo presente che quasi nessuno, per motivi di tempo, può seguire gli schemi di acclimatazione che prevedono un lentissimo alzarsi di quota non superiore ai 400 metri al giorno. Ad una quota superiore a quella in cui normalmente viviamo (e per noi Italiani è in pratica l'altezza del mare) il nostro corpo ha bisogno di un po' di tempo per abituare il proprio funzionamento alla nuova situazione. Necessitiamo infatti di un cambiamento fisiologico per assorbire più ossigeno da una atmosfera circostante dove l'ossigeno è più rarefatto. Ciò richiede tempo (quasi un mese per una perfetta acclimatazione). Per una buona acclimatazione è importante programmare delle giornate con il seguente schema: pernottamento ad una data quota, giornata con salita a quota superiore per poi ridiscendere a dormire alla quota della notte precedente. Il processo continua alzando la quota del pernottamento ogni due notti. Chi si reca in Pakistan ha questa possibilità.

Quando si superano i 4000 metri di altezza la pressione atmosferica è del 40% inferiore che a livello del mare, il corpo deve lavorare duramente per assorbire ossigeno, necessità di più globuli rossi per il suo trasporto e contemporaneamente, per altri fattori, il sangue diviene più denso. Il nostro cervello necessita, per il suo funzionamento di gran parte dell'ossigeno che respiriamo, non stupitevi quindi di avere mal di testa! Ecco quindi la possibilità di vari disturbi, il più grave dei quali è l'edema nelle sue varie forme.

Nella mia esperienza acquisita con numerosi gruppi di escursionisti e di turisti in Karakorum, Himalaya ed Ande, il caso di edema più semplice è quella forma che comporta gonfiori al viso ed agli arti ed alla quale sembrano più soggette le donne che gli uomini (edema declive). Il sintomo regredisce lentamente con l'abbassarsi di quota, impiegando fino ad una settimana per scomparire. L'uso dei farmaci è controverso nel combattere l'edema: l'acetazolomide (Diamox) si ritine che possa aiutare a diminuire i disturbi se non addirittura a prevenirli ma non tutti i sanitari concordano nel suo uso.

La forma dell'edema polmonare è più insidiosa, con stanchezza ed aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, che rapidamente progrediscono, specie nelle ore notturne, per mancanza di ossigeno nel sonno, fino al tipico edema polmonare con respiro gorgogliante e colorito bluastro di labbra ed unghie. Purtroppo spesso un individuo non si accorge di questi sintomi, sono i compagni di viaggio che li notano dormendo nella stessa tenda o nella stessa camera. Se disgraziatamente notate questi sintomi, usando contemporaneamente diuretici e cardiotonici, cercate di trasferirvi ad una quota inferiore prima che il malato si aggravi. Alcuni gruppi, specie se composti con persone anziane, viaggiano con una bombola d'emergenza come quelle usate dai subacquei. L'edema cerebrale è pericolosissimo: ha conseguenze mortali nel giro di poche ore ed è anch'esso difficilmente autodiagnosticabile perché comporta una andatura barcollante, discorsi incoerenti, disturbi del comportamento che non vengono percepiti da chi ne è colpito. Anche in questo caso è necessario ossigeno ed un'abbassarsi di quota. Ovviamente non esistono soltanto i casi limite: il mal di montagna si manifesta in forme più blande, direi quasi subdole. I sintomi che dovete aspettarvi sono mal di testa, debolezza, inappetenza, insonnia, respiro affannoso. Essi possono manifestarsi singolarmente o combinandosi in modo vario. Purtroppo come non c'è profilassi sicura, allo stesso modo mancano parametri precisi che indichino o lascino supporre l'insorgere del momento critico. E'il singolo, in conclusione, che non deve sopravvalutare le proprie forze. Non occorre per altro drammatizzare i rischi.


dal 1° gennaio 2002

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