Takht-i-Bahi

Su

A 14 chilometri da Mardan verso lo Swat, una collina domina il paese di Takht-I-Bahi, in alto si scorge un vecchio forte, dietro ad essa, in una valletta sorge il monastero di Takht-i-Bahi, il meglio conservato dei conventi buddisti del Pakistan.

Il complesso monasteriale è formato da un edificio principale e da stupa, venne fondato nel 1° secolo della nostra era ed abbandonato sei secoli dopo. Le rovine di altri edifici, sulla dosso che lo sovrasta a sud e sulle terrazze ad est ed ovest, appartengono a case private alcune delle quali erano anche a tre piani.

Lasciate le macchine ai piedi della valletta, il sentiero sale in tornanti fino all'ingresso del monastero che si apre verso est. Proprio di fronte all'entrata vi è un edificio a due piani con quattro celle per i monaci. In ognuno vi sono due nicchie per riporre lucerne ed oggetti. In cima al sentiero si entre nel cortile degli stupa. Esso è circondato sui tre lati da nicchie o cappelle aperte verso il cortile. In origine tutte erano dotate di un tetto e contenevano statue del Budda. La statua più grande doveva essere di circa 10 metri, coperta d'oro o dipinta. Sulle pareti delle cappelle e sui pilastri fregi in altorilievo narravano episodi della vita di Budda. Essi erano scolpite su lastre di pietra infisse alle pareti con chiodi di ferro.

Sparsi sul suolo al centro del cortile vi sono i resti di ben 38 stupa votivi e di altre minuscole cappelle costruite come voto dai pellegrini. Anch'essi dovevano essere dorati e dipinti ed arricchiti con statue e bassorilievi.

Una scalinata conduce verso nord al cortile del monastero nell'ala più importante del complessoconventuale. Sui tre lati del cortile vi erano le celle dei monaci, in origine si alzava anche un secondo piano con altre 15 celle. Secondo Huan Tsang, nel 630, le pareti delle celle erano intonacate e dipinte con colori vivaci porte e stipiti erano decorate e lavorate ad intarsio. In ogni cella due nicchie ed una minuscola finestra. Nell'angolo sud-est del cortile v'era una cisterna probabilmente riempita tramite un sistema di condotte che drenava la pioggia caduta sui tetti. Ad occidente del cortile due stanzoni fra loro collegati formavano probabilmente il refettorio e l'annessa cucina. Scale conducono al piano superiore dove, forse, vi erano anche le latrine.

Ritornando al primo cortile e seguendo la scala che sale verso sud si entra nel cortile dello stupa principale. Anche questo cortile è circondato su tre lati da nicchie o cappelle.un tempo conteneti statue: il grande stupa doveva essere alto una decina di metri, lo sovrastavano immensi dischi di pietra. Sulla base quadrata si levava una cupola ed il tutto era sicuramente decorato con oro e statue dipinte rappresentanti scene della vita del signore Budda. Lasciando invece il cortile degli stupa e andando verso ovest si entra in una lungo cortile aperto che forma il tetto di dieci stanze con soffitto a volta. Dapprima conviene visitare la grande sala di riunione nell'angolo nord-ovest del complesso. Questo cortile, cintato da un alto muro era il luogo di incontro e di preghiera dei monaci. Le due vasche di cemento sono moderne. Camminando verso sud attraverso il tetto fino alla grande cappella. Vi sono tre file di pannelli divisi da pilastri. Verso est, da questa cappella alcuni gradini conducono alle celle di meditazione. Tornando sui propri passi si trova una tettoia metallica che protegge i basamenti di due piccoli stupa riccamente decorati e che, quando furono ritrovati nel 1910, erano in perfette condizioni.


dal 1° gennaio 2002

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