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lento pede ambulabis

Pamir Orientale Trek

28 luglio - 18 agosto 2018

con Marco Vasta ed Avventure nel mondo lungo la Via della Seta sul "tetto del mondo", tra natura e popoli dell’Asia Centrale in Tajikistan, sull'altopiano del Pamir

"Se non sali la montagna, non potrai ammirare il paesaggio" Paolo Neruda

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Kirghisi

‘Kirghiso’ è uno dei più antichi nomi etnici dell’Asia, dal momento che viene già citato da fonti cinesi del II secolo a.C. Pare che a quell’epoca gli antenati dei moderni kirghisi vivessero nel bacino superiore dello Yenisey (Ene-Sai, significa in kirghiso ‘Fiume Madre’) in Siberia. Fra il X e il XV secolo migrarono sulle montagne dell’attuale Kirghizistan, alcuni per sfuggire alle guerre, altri come guerrieri arruolati nelle armate mongole I kazaki e i kirghisi, oltre a condividere molti usi e costumi, parlano anche lingue simili; in un certo senso sono semplicemente due varianti dello stesso popolo: quella delle steppe (kazaki) e quella delle montagne (kirghisi).

Molti kirghisi derivano il proprio nome da kyrk kyz, che significa ’40 ragazze’ e allude alle leggende orali delle 40 madri delle tribù originarie. Oggi i legami con clan come quello dei bugu (il più numeroso), dei salto (nei pressi di Bishkek), degli adigine (dintorni di Osh) e dei sary-bagysh rivestono ancora un ruolo importante che spesso ha riflessi politici. I clan sono divisi in due federazioni, gli otuz uul (30 figli) del Kirghizistan settentrionale e gli ich kilik del Kirghizistan meridionale, ma, oltre che per ragioni etniche, il nord e il sud del paese restano tuttora divisi culturalmente e politicamente.

In occasione di speciali ricorrenze, le donne kirghise più anziane indossano spesso un alto turbante bianco (elechek) formato da una lunga fascia di tessuto avvolta intorno al capo; il numero di giri è indicativo dello status sociale. Gli uomini portano invece un copricapo di feltro bianco ricamato e guarnito di nappe chiamato ak kalpak. D’inverno gli anziani si proteggono con un lungo soprabito di pelle di pecora e un cappello tondo bordato di pelliccia chiamato tebbetey.

Oggi la maggior parte dei kirghisi vive nelle città o nei villaggi, ma ogni anno i mandriani continuano a spostarsi con il bestiame e le yurte sui pascoli estivi (jailoo). Antiche tradizioni kirghise, quali il poema epico Manas, gli sport equestri e la caccia con l’aquila, restano importanti denominatori culturali comuni.

Anche presso i kirghisi vige ancora il costume nomade di rapire la sposa, il che spesso avviene con la complicità della sequestrata, senza lasciare ai genitori altra alternativa se non quella di accordarsi sul kalym (il prezzo della sposa).

Nella zona del Piccolo Pamir, situato nel distretto afghano del Wakhan, nel 1979 vivevano circa 30.000 nomadi kirghisi. Con l’esplosione della guerra nel 1980, la comunità dovette impacchettare le yurte e fuggire a Gilgit; tre anni più tardi, dopo aver tentato inutilmente di emigrare in Alaska, si stabilirono nella Turchia orientale. Oggi in Afghanistan restano solo 1500 kirghisi, che conservano il loro stile di vita seminomade allevando yak, pecore e cammelli battriani.

Come i kazaki, anche i kirghisi hanno adottato l’islam in tempi relativamente recenti, senza tuttavia che la loro pratica religiosa sia mai sfociata in fanatismi ed eccessi. I kirghisi delle regioni settentrionali, più influenzati dalla vicina Russia, sono meno osservanti nei confronti della dottrina musulmana rispetto ai loro connazionali del sud (delle province di Jalal-Abad e di Osh). Un sintomo evidente di questa minore rigidità nell’applicare i precetti religiosi è il gran numero di ragazze che se ne vanno in giro fasciate nei loro jeans alla moda per le strade di Bishkek, con appena qualche sparuto velo islamico a far capolino qua e là.

 

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