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Il crollo

Achebe Chinua


Editeur - Casa editrice

E/O

Africa
Africa Occidentale
Nigeria


Città - Town - Ville

Roma

Anno - Date de Parution

2002

Pagine - Pages

224

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

I Leoni


Il crollo Il crollo  

Il crollo è indubbiamente la più grande opera letteraria sull'Africa coloniale ed è stato il primo romanzo in cui la storia africana sia stata affrontata da un punto di vista africano. Scritto nel 1958, tradotto in Italia nel 1977 da Jaca Book in un volume che includeva l'intero ciclo narrativo "Dove batte la pioggia", Il crollo è oggi riconosciuto come il grande classico della letteratura dalla parte degli africani, un Cuore di tenebra africano.

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Nella trilogia Achebe racconta, dalla parte dei nigeriani, la storia di tre generazioni. Il forte guerriero Okonkwo che, vista l’impossibilità di resistere all’avanzata di nuovi costumi, pone fine in modo vergognoso alla sua vita. Il saggio sacerdote Ezeulu che vuole conoscere la cultura dei bianchi e spera di poter convivere con loro: ma i bianchi non sono venuti per capire. Obi Okonkwo, il nipote del guerriero, che il villaggio ha mandato a studiare in Inghilterra ed ora oscilla tra i due mondi, fino a perdere i riferimenti tradizionali ed acquisire insensibilmente i lati peggiori del nuovo modo di vivere a Lagos.Chinua Achebe è nato in Nigeria nel 1930 da genitori ibo. Suo nonno ha visto i primi missionari e suo padre è stato insegnante e catechista per la chiesa locale. Ha studiato all’università di Ibadan ed è diventato uno dei più affermati scrittori in lingua inglese della Nigeria.I testi della trilogia sono usciti separatamente: Il crollo nel 1958, Ormai a disagio nel ’60 e La freccia di Dio nel 1964, in Italia sono arrivati nel 1977 riuniti in unico volume dalla Jakabook secondo l’ordine del ciclo e le intenzioni dell’autore.Achebe ha scritto altri romanzi (I viandanti della storia, ed. Lavoro, 1991), poesie e libri per ragazzi (Il flauto e il tamburo, Junior, Mondadori, 1994).A ACHEBE Chinua Viandanti della storia, Edizioni Lavoro, Roma, 1991
L'azione si svolge nell'est della Nigeria attuale, nel periodo in cui arrivarono i primi uomini bianchi, soldati e missionari. Il protagonista è un influente guerriero, incarnazione dei valori tradizionali, roccioso e inflessibile, che sarà trascinato da un'incalzante ondata di fatalità a una fine ignominiosa. Achebe racconta in questo romanzo l'annientamento dell'uomo e della società africana sotto i colpi della forza militare e dell'assalto culturale occidentale.

 

Consulta anche: La recensione sul "le Monde Diplomatique"


Recensione in lingua italiana

Chinua Achebe, nato a Ogidi in Nigeria nel 1930, è considerato uno dei massimi scrittori africani e del mondo. Nel 2002 è stato insignito del prestigioso Premio per la Pace nel corso della Fiera del Libro di Francoforte.

Africa
Il crollo - di Chinua Achebe


Edizioni e/o, 2002, 13 euro

Alessandro Leogrande
Il crollo è la storia dell'annientamento di un uomo e di un genocidio culturale. È la storia di Okonkwo, guerriero di un villaggio ibo della Nigeria orientale che assiste impotente allo sgretolamento culturale, religioso, sociale, economico della propria civiltà sotto i colpi dei missionari, dei soldati e dei mercanti occidentali. Il crollo racconta il colonialismo nel suo farsi, ma lo fa dalla parte dell'Africa, tanto da essere riconosciuto come il più riuscito anti-Cuore di tenebra.
In questo romanzo, la difesa culturale degli ibo, di fronte all'imperialismo britannico, si fa serrata. Achebe non intende contrapporre un'Arcadia felice pre-coloniale all'orrore dei bianchi, il suo intento è diverso (e più politico): demistificare il mito dei neri primitivi e incivili cui i bianchi portano il dono delle leggi, del mercato, della religione.
Una civiltà ibo, ci dice Achebe, esisteva ed era ben strutturata.
Una civiltà contadina basata sulla coltivazione degli ignami, che ha sviluppato codici familiari e di gruppo, venerato propri dei e celebrato sacrifici, con propri costumi, feste, giochi. Il villaggio ibo non è un mondo felice privo di norme ingiuste, ma è una società: esattamente ciò che i britannici negavano. Questa società viene annientata in meno di sei anni: dall'arrivo dei primi missionari a quello del governatore, con la sua amministrazione e il suo carcere, il genocidio è già compiuto. Gli ibo verranno passivamente acculturati. Ma Okonkwo non ci sta e, dopo aver ucciso un messo del tribunale coloniale, si impicca.

Consulta anche: La recensione sul "le Monde Diplomatique"