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17-26 aprile 2017

 

Embarka Bent el Khass

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Il castello-ksar della “Regina di ferro” è legato ad una donna che non volle cedere ad un corteggiatore insistente. Si trova a 12 km da Brezina, a Bint El Khass. Si tratta di uno ksar non grande ma ben conservato, di forma ovale, con due cinte di mura di difesa, situato in una posizione strategica.

Embarka Bent el Khass era la figlia del capo di una potente tribù dei Brezina che ha dato il nome alla città omonima. Il padre si ammalò gravemente ed Embarka dovette gestire gli affari della tribù. Ben presto la sua saggezza ed intelligenza conquistarono i membri della tribù, compresi quelli che non vedevano di buon occhio, una donna sacra a capo della tribù Brezina.
Il meddah (cantastorie) Mohamed Mokhtar ha celebrato la leggenda della principessa (il meddah era un cantastorie che generalmente si esibiva davanti al pubblico nei caffè).
«La bellezza di Embarka era così perfetta che giorno e notte risuonavano le lamentele e inumidito con lacrime di molti dei pretendenti (mouâachiquin) della crudele Embarka, che respingeva tutti i contendenti. Donna libera e indipendente, avrebbe scelto da solo l'uomo con il quale si sarebbe legato il suo destino.
Venuto a conoscenza della sua bellezza, il sultano Merinid Abou El Hassen detto il Sultano Nero di Fez, decise di chiedere la mano di questa creatura adorabile il cui carattere ribelle eguagliava la straordinaria bellezza e trasferì la propria tenda vicino Gara, la cittadella costruita da Embarka. Il Sultano mandò cantanti a declamare poesie trionfali che lodavano le qualità del sultano: “Monta sempre cavalli veloci ed è coperto di cicatrici". "Il suo ferro trafigge i burnus e nessun eroe resiste alla sua lancia”.
Bent el Khass ascoltò le poesie placidamente e quando i poeti terminarono gli elogi che esaltavano le tante virtù del loro sovrano, rispose: “Rimango volentieri a Dhaya, questa  cittadella dove ho acqua senza limiti e che prendo quando voglio. La mia fortezza è così alta che le aquile stesse non possono raggiungerla. Se una avversità mi colpirà, la affronterò senza timore".
Allora il sultano inviò i suoi visir, ai piedi della gara, con regali da presentare a Embarka: “Principessa Bent Khass, il nostro sultano ha portato per voi, dieci donne nere, nate lo stesso giorno, che recano magnifici doni inestimabili”.
Bent Khass risposte ai visir:
Informate il Sultano che la conocchia che usano le mie serve per filare è sufficiente a vestirmi”.
Quando il sultano udì queste parole, che ferivano il suo orgoglio, rimase senza parole. Superata la sorpresa, andò su tutte le furie e promise a se stesso di prendere con la forza ciò che era stato rifiutato alla sua passione. Immediatamente pose l'assedio alla cittadella. Il sultano respinto voleva conquistare con la fame e la sete la bella ribelle.
Dopo diversi giorni di assedio, la riserva di acqua degli assediati era quasi tutta consumata. Le donne avvisarono Bent el Khass Embarka che l’acqua era quasi esaurita e non potevano resistere più di un giorno.
Dopo alcuni momenti di riflessione, donna piena di risorse ed esperta in stratagemmi, la fiera Bent el Khass  ordinò alle donne: “Lavate tutte le lenzuola con l'acqua rimanente e mettele ben in vista sulle mura ad asciugare ben in vista ai cavalieri del sultano"
Ingannato dallo stratagemma di Embarka, il Sultano, disperato da questo fallimento, levò l'assedio e se ne andò con tutto il suo esercito, non sospettando per un momento che gli assediati avevano dovuto usare la loro acqua fino all’ultima goccia.
Ecco come la decisione rischiosa di sacrificare le ultime gocce di acqua, permise ad Embarka Khass di sbarazzarsi di un innamorato ingombrante venuto dalla lontabn Fez.»
Un'altra variante della leggenda afferma che gli aggressori fossero tuareg che dopo lo stratagemma della presunta scorta infinita di acqua; la notte successiva vennero accesi grandi fuochi in vari punti della la cittadella e gli aggressori pensarono che non mancasse il legno da ardere.
Due giorni dopo, gli assediati, come per sfidare i Tuareg, deposero furtivamente vicino al campo Touareg, torte, couscous e datteri, sacrificando gli ultimi viveri che avevano per suggerire ai Tuareg, che avevano disposizioni abbondanti scorte.

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