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Nel cuore della notte algerina

Djebar Assia


Editeur - Casa editrice

Giunti Editore

Africa
Africa del Nord
Algeria


Città - Town - Ville

Firenze

Anno - Date de Parution

1998

Pagine - Pages

255

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Astrea


Nel cuore della notte algerina Nel cuore della notte algerina  

Dieci anni fa si pubblicava con successo la prima traduzione italiana di un'opera narrativa di Assia Djebar. Oggi, con questo volume, l'autrice torna a proporre un altro affresco delle "nuove donne" d'Algeria, nelle più recenti vicende di esilio e di eroismo, di speranza e di violenza. Assia parla di uomini e di donne che vivono in costante pericolo, in clandestinità, in lutto, ma continuano a resistere contro le mutilazioni dei corpi e dei pensieri, contro la cancellazione di voci passate e presenti.

 



Recensione in lingua italiana

scheda di Martelli, E. L'Indice del 1999, n. 02


Si chiama Djebar, uno dei novantanove nomi diDio, che significa l'Intrattabile.Ma è un nome-velo che lei stessa scelse quando, ancora studentessa, pubblicò un romanzo d'amore all'insaputa dei genitori.Un nome che dice la determinazione di un'algerina che ha saputo impugnare parole francesi per restituire alle connazionali le loro storie: storie di figli rubati, di mariti assassinati, di femminilità reclusa in spazi minuscoli come ditali.Un nome che dice l'ostinazione di una donna che ha imparato ad armarsi di cinepresa per ridare alle altre donne la loro immagine, figura di corpo vietato: "questo film - dice alle ragazze che riprende - è fatto perché voi lo vediate". Storica di formazione, poetessa, Assia Djebar è anche cineasta, ma è nota in Italia soprattutto per i suoi romanzi, che solo recentemente hanno avuto un riconoscimento ufficiale con il premioPalmi attribuito aNel cuore della notte algerina, una raccolta di storie e novelle che raccontano la quotidianità ferita d'Algeria.L'Algeria è nella storia della madre terribile che spinge la figlia disonorata oltre il parapetto del terrazzo, in quella della moglie di un giovane giornalista che assiste impotente al martirio del marito, in quella della maestra che, decapitata davanti alla sua stessa classe, continua con pazienza un racconto di liberazione per il giovane allievo che la ama.Algeria è Félicie, madre sprofondata in un coma silenzioso, madre che non riesce a morire, che riesce appena ad ascoltare i suoi figli. Djebar, che nell'originale titolava la raccoltaOran, langue morte, lascia che siano i morti a scrivere: "Non voglio più dire nulla - confessa la protagonista della prima novella -: soltanto scrivere.Scrivere Orano, mia lingua morta".Così fa Djebar, rabdomante di suoni, quando ascolta le voci morte d'Algeria e, come René Char, sa sentire la pioggia anche quando non c'è pioggia ma notte.Djebar sa trovare le voci e trattarle come voci sacre: di qui lo stile documentario e rigoroso, di qui le forme intrattabili della sua scrittura che lei stessa riconduce a Glissant, meravigliosa guida dell'eresia romanzesca antillese.È da fuori che viene la più vivace riforma al romanzo francese: "è così che io - racconta l'autrice -, con la mia scrittura, che palpita innanzi tutto al ritmo del fuori, nell'esplorazione dei volti, delle nuvole, delle sfumature, mi sono espulsa da sola".


Biografia

Djebar Assia

Assia Djebar
Scrittrice di romanzi, racconti e saggi storici, cineasta e docente universitaria fra le più importanti del Maghreb, tradotta in molte lingue, ha insegnato letteratura francese e franco-maghrebina alla New York University. Dal 1997 è stata professore e direttore del Center for French and Francophone Studies della Louisiana State University.
È stata nel 1955 la prima donna algerina ammessa all’Ecole Normale Supérieure francese. Coinvolta nella guerra di liberazione algerina, fin da quegli anni si è fatta conoscere con "La soif" (1957) e "Les Impatients" (1958), a cui sono seguiti altri romanzi nei quali affrontava i nodi dell’emancipazione femminile e delle relazioni fra i sessi nella società algerina. In Italia si è affermata con "Donne d’Algeri nei loro appartamenti" (Giunti, 1988), al quale hanno fatto seguito molte altre opere narrative fra cui
"L’amore, la guerra" (1985, Ibis 1995, Prix de l'Amitiè franco-arabe 1985),
"Ombre sultane" (1987, Baldini & Castoldi 1999, Literatur Prize 1989),
"Lontano da Medina" (1991, Giunti 1993), "Bianco d’Algeria" (1996, Il Saggiatore 1998),
"Nel cuore della notte Algerina" (Giunti 1998, Marguerite Yourcenar Prize of Literature 1997).
Dalla fine degli anni Settanta ad oggi ha scritto e realizzato due lungometraggi: "La Nouba des femmes du mont Chenoua" (1978), vincitore nel 1979 del Premio internazionale delle arti alla Biennale del Cinema di Venezia, e "La Zerda ou le chant de l’oubli" del 1982.
Nel 2000 ha ricevuto il Premio della Pace ed il Teatro di Roma ha prodotto il suo dramma musicale "Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta" (Giunti 2001).
Il 16 giugno 2005 Assia Djebar viene eletta all’Académie Française e nel gennaio 2006 riceve il premio Grinzane Cavour a Torino. Muore il 6 febbraio 2015, all'età di 78 anni, nella capitale francese dove ha trascorso buona parte della sua vita.
L'Algeria le riconosce il ruolo culturale intitolandole dal 2015 il premio letterario più importante della nazione algerina e del Magreb, che viene assegnato ogni anno ai migliori romanzi pubblicati nel paese e presentati al Salone Internazionale del Libro di Algeri, un premio per ciascuna lingua del paese (arabo, francese, berbero).

Consulta anche: Sito ufficiale di Djebar Assia (in lingua francese)