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L'omonimo

Lahiri Jhumpa


Editeur - Casa editrice

Marcos y Marcos

  Asia
India



Anno - Date de Parution

2003

Pagine - Pages

342

Titolo originale

The Namesake

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Gli alianti

Traduttore

Claudia Tarolo


L'omonimo L'omonimo  

Vede la morte in faccia, Ashoke Ganguli, una notte d'ottobre, in India, quando il treno deraglia, i vagoni si accartocciano in un lampo. Lo salva il racconto che sta leggendo nell'attimo dell'incidente: Gogol, Il cappotto. Al lume della lanterna, qualcuno scorge le pagine del libro sparse per i campi: il giovane che ne solleva, con le ultime forze, qualche foglio è ancora vivo. Grato allo scrittore russo, sette anni più tardi, in America, Ashoke Ganguli decide di chiamare Gogol il primogenito appena nato. Ma quando cresce, man mano che si affaccia al mondo "nuovo", Gogol Ganguli trova insulso, fastidioso, quel nome che è un cognome, e neppure indiano. Parte da lì l'urto con la famiglia, poi dilaga...

Jhumpa Lahiri è nata a Londra nel 1967 da genitori bengalesi. Cresciuta negli Stati Uniti, vive e lavora a New York. Il suo primo libro di racconti, L'interprete dei malanni ha vinto i premi più prestigiosi, primo tra tutti il premio Pulitzer per la letteratura nel 2000, e ha raccolto ovunque un grandissimo successo di critica e di pubblico. Questo secondo libro, il suo primo romanzo, è appena uscito negli Stati Uniti, dove è subito balzato ai primi posti delle classifiche e sta già suscitando reazioni entusiaste tra critici e lettori.

 

Consulta anche: Pagina dell'editore

Recensione in altra lingua (English):

Jhumpa Lahiri's debut story collection, Interpreter of Maladies, took the literary world by storm when it won the Pulitzer Prize in 2000. Fans who flocked to her stories will be captivated by her best-selling first novel, now in paperback for the first time. The Namesake is a finely wrought, deeply moving family drama that illuminates this acclaimed author's signature themes: the immigrant experience, the clash of cultures, the tangled ties between generations. The Namesake takes the Ganguli family from their tradition-bound life in Calcutta through their fraught transformation into Americans. On the heels of an arranged wedding, Ashoke and Ashima Ganguli settle in Cambridge, Massachusetts, where Ashoke does his best to adapt while his wife pines for home. When their son, Gogol, is born, the task of naming him betrays their hope of respecting old ways in a new world. And we watch as Gogol stumbles along the first-generation path, strewn with conflicting loyalties, comic detours, and wrenching love affairs. With empathy and penetrating insight, Lahiri explores the expectations bestowed on us by our parents and the means by which we come to define who we are.



Recensione in lingua italiana

Irene Bignardi - La Repubblica - gennaio 2004

L’inizio della carriera letteraria di Jhumpa Lahiri non avrebbe potuto essere più fortunato. Il suo primo libro, L’interprete dei malanni, una serie di racconti sulla nostalgia della diaspora indiana, sulla difficoltà di vivere "altrove", sullo scontro tra due culture, quella della patria bengalese e quella del benessere apparente del punto di arrivo nel mondo, le ha conquistato immediatamente un premio Pulitzer – per non citare altri riconoscimenti, come il premio del New Yorker al "Debutto dell’anno", e il PEN/Hemingway Award. E da allora – era il 2000 – esiste una sorta di piccolo club ufficioso, quello dei suoi ammiratori.
Perché Jhumpa Lahiri, che è di origine bengalese, vive negli Stati Uniti, e conosce quindi in prima persona il disagio, il disorientamento e la fatica di vivere in una terra non sua con alle spalle una cultura non dimenticata, non rappresentava al suo debutto solo l’ennesima scrittrice di talento che aggiunge il suo nome alla prolifica famiglia dei narratori in lingua inglese di origine indiana, ma rivelava una grazia di scrittura e di analisi tutta speciale, e una qualità di introspezione di particolare finezza.
Il mondo e il clima di L’interprete dei malanni ritorna, amplificato alla dimensione e alla complessità di un romanzo di formazione, con L’omonimo (in originale The Namesake, Marcos y Marcos, pagg. 384, euro 15,50). Questa volta Lahiri si cala in un personaggio maschile, Nikhil "Gogol" Ganguli, di origine bengalese come lei, ma nato a Boston, figlio di un padre, immigrato di prima generazione, che insegna in un piccolo college, e di una madre rimasta radicatamente indiana e donna dicasa, vestale di un matrimonio "combinato" che è diventato amore.
La stranezza del suo nome – Gogol – è dovuta all’amore che il padre del protagonista portava per l'autore di Il cappotto, e perché nel momento di un terribile incidente ferroviario che ha rischiato di ucciderlo, era Gogol l’autore che il padre stava leggendo. Questo nome bizzarro gli complica la vita – ma è anche vero che assomiglia alla lontana ai nomi "semplificati", come Ganguli, che gli inglesi del Raj si erano inventati per rivolgersi ai bengalesi dai nomi troppo complicati per loro.
Ed è da questo nome – e dal rifiuto del medesimo, dalla decisione del protagonista di ribattezzarsi Nikhil – che parte la sua ribellione e la sua progressiva e accidentata occidentalizzazione. Gogol-Nikhil vuole essere totalmente americano (lo è di nascita e di passaporto), essere "uguale", indistinguibile, omogeneizzato. Il suo processo di assimilazione passa attraverso gli incontri con le ragazze di cui si innamora e disamora – come la fascinosa Maxine, che lo porta nell’eccentrico mondo del Village – , culmina nel matrimonio con una ragazza indiana, che sembra chiudere il cerchio di un ritorno alle origini, incrocia i minuti e rispettosi scontri con la tradizione familiare, mentre il tarlo della non appartenenza continua lavorare, così come l’imbarazzo per il nome che i genitori gli hanno imposto, di cui solo alla fine del romanzo Gogol capisce pienamente il senso e il significato.
Jhumpa Lahiri, forse per adesione personale all’esperienza umana che descrive, sa penetrare con grazia e finezza psicologica nel gioco di lealtà in conflitto, di esperienze quotidiane, di comici incidenti, di piccole tragedie che costeggiano la strada dell’americanizzazione (incompiuta) di Gogol, disegnando con tenerezza e precisione di sfumature un personaggio in bilico tra tradizione e modernità, tra Oriente e Occidente, tra marginalità e voglia di appartenenza. E scrive con semplicissima eleganza, in un tempo presente che coinvolge lo spettatore come testimone di una storia umana che riguarda una così gran parte del mondo di oggi, diviso tra il sogno della globalizzazione e la dolceamara zavorra dei valori della tradizione.


Biografia

Lahiri Jhumpa

Segnalata dalla prestigiosa rivista The New Yorker tra gli scrittori giovani più promettenti che lasceranno un segno nel nuovo secolo, e proclamata migliore esordiente dell'anno da giurie di critici e di pubblico, Jhumpa Lahiri è nata a Londra nel 1967 da genitori indiani e attualmente vive a New York. Fresca vincitrice del Premio Pulitzer 2000 per la narrativa, è la prima esordiente ad essersi aggiudicata questo importante riconoscimento. Nei suoi racconti riesce a far rivivere i sentimenti di chi vive lontano dal proprio paese e dalla propria cultura e, nonostante la giovane età, dimostra una notevole maturità narrativa ed emozionale.

Consulta anche: Pagina dell'editore
Consulta anche: Biografia (inglese)