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29/03/2024 12:11:00

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Banana-flower

Sharma Bulbul


Editeur - Casa editrice

Marcos y Marcos

  Asia
India



Anno - Date de Parution

2001

Pagine - Pages

260

Titolo originale

Banana-Flower Dreams

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Gli alianti

Traduttore

Claudia Tarolo

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Banana-flower

Banana-flower Banana-flower  

Monimala, eccentrica centenaria in coma, rifiuta tenacemente di morire. Attorno al suo capezzale si raccolgono le donne di famiglia vive, morte e in punto di nascita. Shamili, sua madre, ricchissima ed eterna dormigliona, culla Monimala con meravigliose storie di miti antichi.
Neelima, sua figlia, abbandonata dal marito aspirante santone, si nutre di riviste, cronaca nera e televisione. Khendi, servitrice bellissima dalla pelle scura, amata da tutti gli uomini di casa, è maestra nell'assistere e consolare. Pia, nipote "americana", pronta a perdere la testa per un maestro di yoga appena giunta a Delhi, porta in grembo un bimbo di colore. Passato, futuro, tutto un secolo sembra fermarsi accanto a questa morte che non accade mai.

 


Recensione in altra lingua (English):

Le prime righe di Banana Flower:

Ho compiuto cent'anni, e nessuno in questa stanza lo sa. Seduti intorno al mio letto, fissano il campionario di ampolle e tubicini sospesi su di me. Di tanto in tanto sospirano, si agitano sui sedili di plastica dura, aspettano che io muoia. Ci sono anche Mejo e Sejo, sembrano due avvoltoi bianchi, si appendono alle pale del ventilatore, scivolano lungo le vetrate. I loro sari bianchi ondeggiano sul letto, il respiratore che mi tiene in vita trema quando si avvicinano troppo. A volte saltellano sui cavi, e tutti nella stanza guardano il mio viso speranzoso.
Sono in coma da quarantotto ore e i due rami del parentado già non vedono l'ora che tolga il disturbo. Non si può morire in pace. Farò con comodo, che aspettino. Mi piace stare qui, circondata dalla mia famiglia di questo e dell'altro mondo. C'è anche mia madre, ma odia il sole, durante il giorno si rifugia nell'armadio. Neelima, mia figlia, viene di pomeriggio, qualcuno deve pur lottare con le domestiche pigre, preferibilmente qualcuno in carne e ossa. Nella stanza ci sono solo donne quasi tutto il tempo, con l'eccezione del medico, che si affaccia per una breve visita, mi solleva le palpebre e le riabbassa subito, come se non gli piacesse guardarmi negli occhi. Questa mattina è apparso mio padre, ma solo per pochi istanti. Sempre che fosse mio padre - altrimenti perché sarebbe venuto al mio capezzale - a meno che non fosse semplicemente un fanatico di obitori e cremazioni.
Dovrà aspettare anche lui.
L'ultima volta che ho visto mio padre avevo dieci anni. È scomparso nel 1909, mi pare, durante un'epidemia. Mejo e Sejo non l'hanno mai amato, anche adesso, quando compare, gli saltano agli occhi. Mia madre riemerge quando fa buio, si siede sul letto. Quando non riesco a dormire mi racconta una storia. "Sei in coma e non riesci a dormire! Sei sempre stata così difficile, Monimala" commenta ridendo. Mia madre - il suo nome è Shamilidevi, ma nemmeno lei lo ricorda - ride molto, persino quando è sola. "Mangiare, dormire, partorire e ora morire - non riesci a fare nulla senza creare trambusto. Per non parlare di quello che hai combinato quando sei nata. Non lo dimenticherò mai".
"Non era il 1899?" domando, ansiosa di ricordarle che ho cent'anni.
"Chi può dirlo? I conti non sono mai stati il mio forte. Ricordo soltanto che le piogge sono arrivate presto, quell'anno" risponde, accarezzandomi la testa. Le sue mani sanno di sapone al gelsomino, rubato nella borsa di mia figlia.
Le piogge sono arrivate presto, e il fiume, colto alla sprovvista, si è affrettato ad alzarsi, trascinando le rive fangose sulle marcite. Le gallinelle annidate tra le canne si agitavano freneticamente, tentando di mettere in salvo i piccoli, gli uccelli delle risaie restavano immobili, immersi nel fango, a lamentarsi dell'acqua. Shamili guardava la pioggia cadere sui banani, pensava che presto sarebbero sbocciati i fiori.
"Mangia fiori di banano cotti nel latte e avrai un maschio" le aveva detto la madre. L'anno precedente aveva mangiato curry di fiore di banano ogni giorno, aprendo la buccia con le mani all'alba, quando tutti gli altri dormivano ancora. Li portava a Khendi, insieme pulivano le bucce dai piccoli millepiedi verdi, schiacciandoli con le dita. Poi Khendi tagliava i fiori gialli a pezzetti, li bolliva nel latte e li friggeva con lo zenzero. Cominciò a odiare la sola vista dei fiori di banano. Se li sognava di notte, giganteschi coni gialli e rossi che le opprimevano il petto, ma continuava a mangiarli. Il neonato - una bambina - morì poche ore dopo la nascita, nemmeno il tempo di darle un goccio di latte. I suoi seni di tredicenne, duri come ciottoli fino a quel momento, si trasformarono in sacche gonfie e dolenti, il latte gocciolava tutto il giorno, le inzuppava il corpetto, creando aloni bianchi sotto le ascelle.
"Che spreco, che spreco!" strillavano Mejo e Sejo, quei bianchi avvoltoi. Non l'avevano mai amata, fin dal giorno del suo arrivo. Shamilidevi, sposa di dieci anni, con la sua dote magnifica, e un anello d'oro massiccio appeso al naso come un moccichino lucente. Erano già irritate perché suo padre, liquidandole come lontane parenti, non aveva mandato sari abbastanza preziosi. Poi Shamili ci aveva messo del suo, inciampando nella brocca del latte. Come ogni sposa novella, avrebbe dovuto versare delicatamente il latte sollevando la brocca con le dita dei piedi, invece piazzò un tiro da calciatore, spruzzando il latte addosso a Mejo e Sejo. Che finimondo. Le due vecchie - erano vecchie già nel 1896 - sibilarono maledizioni, afferrarono gli orli dei sari, inzuppati di latte, e se andarono sbuffando. Dal giorno del latte rovesciato Shamili seppe con certezza che le sarebbero state nemiche fino alla morte, e si tenne alla larga dalle loro stanze. Di tanto in tanto Khendi andava a spiare, raccoglieva indizi che sarebbero potuti tornare utili, nello stato di costante guerriglia che dominava fra quelle mura.

© 2001, Marcos y Marcos



Recensione in lingua italiana

Bulbul Sharma vive a Delhi. Collabora al quotidiano "The Asian Age". Ha pubblicato tre raccolta di racconti, My Sainted Aunts, The Perfect Woman, Anger of Aubergines e un libro per bambini sugli uccelli indiani. Ha fondato Help Art, centro ricreativo per bambini poveri.


Biografia

Bulbul Sharma è nata a Delhi, dove vive e lavora. Scrittrice e pittrice, insegna arte ai bambini disabili. Collabora al quotidiano «The Asian Age».
“Bulbul Sharma (1952- ) did Bachelors in Russian language and Literature at Jawaharlal Nehru University, New Delhi and later worked at the Lalit Kala Studios.

The main theme of her paintings is women and environment. Her lush, intensely colored paintings depict gentle women in idyllic forest settings, and reflect her considerable interest in the natural world.

She has had many solo shows in prestigious art galleries and has widely participated in group shows in India and abroad. She has been a part of National Exhibition of Art at Lalit Kala Akademi, New Delhi. She has attended many Art Camps and conducted Workshops for NGOs and Schools. She has varied interests and has attended art workshops for paper mache, recycled paper making, mono-printing and paper pulp craft for children.

Her works are in Collections of National Gallery of Modern Art, Lalit Kala Akademi, Chandigarh Museum, National Institute of Health, Washington, The Nehru Centre, London, Maurya Sheraton Delhi, and many private collections in India and abroad. Bulbul uses the lyrical nuances of Kalidasa's poetry along with strong and vibrant colours setting up equation between flora, fauna and female form.

Consulta anche: Profilo di una pittrice