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26/04/2024 07:07:21

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Moha il folle Moha il saggio

Ben Jelloun Tahar


Editeur - Casa editrice

Lavoro

Africa
Africa del Nord
Marocco


Città - Town - Ville

Roma

Anno - Date de Parution

1995

Pagine - Pages

158

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

L'Altra riva

Traduttore

Angioletti L.


Moha il folle Moha il saggio  

Lungo monologo prodotto dall'alternarsi di più voci tenute insieme dal canto del 'griot', quel Moha che dà il titolo al libro (e che, ci avverte la bella introduzione di Majid El Houssi, rimanda alle prime due sillabe del nome Mohammed, Maometto, ma anche a Goha, protagonista degli aneddoti maghrebini), che è saggio in quanto depositario della verità e della storia del suo popolo, ma anche folle, e come tale di tutto questo può parlare. E se nell'una veste egli deve essere annullato, distrutto, poiché pericoloso e destabilizzante, nell'altra può assumersi invece il diritto alla parola, che può allargare a tutti coloro cui nella sua cultura essa è stata negata. Se da un lato dunque Moha è in lotta contro il tempo della nuova Storia, che lo condanna a tacere, dall'altro egli si fa alleato della memoria e della tradizione che forse si vorrebbe far scomparire, ma che per suo tramite può continuare invece a parlare. Un grande affresco della condizione umana che soffre e al tempo stesso rivendica il diritto alla memoria, attraverso le voci dei suoi dolenti protagonisti. Valgano per tutte alcune bellissime pagine centrali dedicate alla condizione femminile, qui raccontata in modo diretto e persino brutale attraverso le vicende della schiava Dada, di cui il padrone può violentare il corpo ma non la volontà. Considerazioni amare, non ancora metafora allargata della condizione di sofferenza di tutta la cultura marocchina, come avverrà in due romanzi di cui s'è detto, ma testimonianza diretta di una violenza che perpetuandosi attraverso i vari gradini della scala sociale trova nella donna il ricettacolo ultimo e meno difeso. Pagine intense, che richiamano quelle, altrettanto belle, che la scrittrice algerina Assia Djebar ha recentemente scritto nella raccolta di racconti "Donne d'Algeri nei loro appartamenti" (Giunti, Firenze 1988).

 



Biografia

Ben Jelloun Tahar

Tahar Ben Jelloun è uno degli autori marocchini più conosciuti in Europa. Nasce a Fèz il giorno 1 dicembre 1944 dove trascorre la sua giovinezza. Ben presto, però, si trasferisce prima a Tangeri, dove frequenta il liceo francese, e poi a Rabat. Qui si iscrive all'università "Mohammed V" dove si laurea in filosofia.
Intorno ai primi anni '60 Ben Jelloun inizia la sua carriera di scrittore ed è in questo periodo che partecipa attivamente alla stesura della rivista "Souffles" che diventerà uno dei movimenti letterari più importanti del Nord-Africa. Fa la conoscenza di uno dei personaggi più importanti del momento, Abdellatif Laâbi, giornalista e fondatore di "Souffles", da cui trae innumerevoli insegnamenti e con cui elabora nuove teorie e programmi.
Contemporaneamente porta a termine la sua prima collezione di poesie intitolata "Hommes sous linceul de silence" che viene pubblicata nel 1971.
Dopo aver conseguito la laurea in filosofia si trasferisce in Francia dove frequenta l'università di Parigi. Qui ottiene il dottorato realizzando uno studio sulla sessualità degli immigrati nord-africani in Francia, studio da cui, intorno alla seconda metà degli anni '70, scaturiranno due testi importanti quali "La Plus haute des solitudes" e "La Reclusion solitaire". In queste due opere si sofferma ad analizzare la condizione degli emigrati magrebini in Francia che, fuggiti dal proprio paese con l'intento di cambiare vita, di migliorare la propria posizione sociale, sono diventati i nuovi schiavi di antichi padroni.
Pian piano la sua voce comincia a farsi sentire ma l'eco di queste parole si farà più intenso e penetrante con la pubblicazione di due opere importantissime quali "L'Enfant de sable" e "La Nuit sacrée", quest'ultima vincitrice del premio Goncourt che lo ha designato quale scrittore di fama internazionale. Da allora i suoi testi sono diventati sempre più numerosi mentre il genere letterario in cui si è distinto si è diversificato nel tempo.
Ha scritto novelle, poesie, opere teatrali, saggi, riuscendo ad apportare in ognuna delle sue opere elementi innovativi rispetto alla tradizione a cui egli stesso guardava e, contemporaneamente, la sua scrittura si è evoluta di giorno in giorno. Le tematiche trattate sono molteplici ma si basano tutte su argomenti scottanti e sempre attuali come l'emigrazione ("Hospitalité française"); la ricerca d'identità ("La Prière de l'absent" e "La Nuit sacrée"), la corruzione ("L'Homme rompu").
Diversa è anche l'ambientazione delle storie tant'è vero che dal Marocco di "Moha le fou", "Moha le sage", o "Jour de silence à Tanger", si passa a testi ambientati in Italia ed in particolare a Napoli ("Labyrinthe des sentiments" e "L'Auberge des pauvres"). A questa lunghissima lista di opere ne va aggiunta una, più recente, "Cette aveuglante absence de lumière" che, nonostante le critiche ne abbiano accompagnato la pubblicazione, ha impressionato il pubblico per la sua forza, per la sua scrittura che pare aver raggiunto in queste pagine il suo punto più alto.