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Eugenio Ghersi

Un marinaio ligure in Tibet

Bellatalla David , Gemignani Carlo A. , Rossi Luisa


Editeur - Casa editrice

Sagep

  Asia
Tibet



Città - Town - Ville

Ghersi

Anno - Date de Parution

2008

Titolo originale

Eugenio Ghersi - Un marinaio ligure in Tibet

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano


Eugenio Ghersi Eugenio Ghersi  

I viaggi intrapresi da Eugenio Ghersi nel Tibet occidentale tra il 1933 e il 1935, regione che fra picchi di immense montagne, solchi di aspre valli, orli di ghiacciai e distese di immensi altopiani conserva un immenso patrimonio di monasteri, libri, sculture e dipinti da studiare. Ci viene restituito, attraverso le foto di Ghersi, un mondo cancellato dal tempo, dalle guerre e dall’incuria.

Chi era Eugenio Ghersi?
Eugenio Ghersi (Oneglia, 14 luglio 1904 - La Spezia, 13 ottobre 1997). Data al 1931 il suo primo incontro con l'Asia, quando - giovane medico della Marina Militare - fu inviato a prestare servizio per un anno sulla cannoniera Carlotto, che pattugliava il corso del Fiume Azzurro da Shanghai alle gole di Yichang. Il giornalista Cristano Ridòmi ebbe modo di far visita all'equipaggio della nave in quel periodo, e racconta che «Ghersi, il dottore del Carlotto, è produttore, regista, operatore di gustosissimi film del Fiume Azzurro. Gli ufficiali e i marinai ne sono spesso i protagonisti e gli attori».
Ghersi incontrò Tucci nel 1933, grazie ad un cugino dell'orientalista che era ufficiale sulla stessa nave dove anch'egli era imbarcato. Durante le spedizioni, oltre che fotografo e cineoperatore, disegnò schizzi cartografici dell'itinerario. Dal 1933 al 1935 collaborò strettamente con Tucci, riordinando la documentazione raccolta. Si sposò nel 1936, dopo di che, per due anni, lavorò come medico a Jeddah. Nel 1939-1940 partecipò ad una crociera militare attorno al mondo. Nel giugno del 1940 fu nominato Capo della Sezione fotografica del Centro di documentazione storica per le operazioni navali della Marina Militare. Nel 1967 fu promosso Ammiraglio ispettore e diresse l'Ospedale Militare di La Spezia fino al pensionamento. Oltre ad alcune delle fotografie scattate in Tibet, India e Nepal, Ghersi pubblicò anche immagini riprese in Cina a corredo del contributo di Giovanni Vacca («La Cina e il Giappone») all'opera Geografia universale, a cura di Roberto Almagià, Torino, UTET, 1936, vol. 4, t. II, pp. 833-1252.
Bibliografia: D. Klimburg-Salter, D. Bellatalla, «Eugenio Ghersi (1904-1997)», East and West, XLVII, 1997, pp. 435-437.

 


Recensione in altra lingua (Français):

Da Spezia all' Australia, vita da antropologo
Repubblica — 21 novembre 2008 pagina 13 sezione: GENOVA


David Bellatalla è appena rientrato dalla Mongolia dove da 15 anni lavora, tra ricerca e studio: «Insegno all' università nazionale di Ulan Bator, la capitale, 1 milione e 300.000 abitanti, dove sto portando avanti un progetto di aiuti umanitari per dare ospitalità, assistenza medico-sanitaria e istruzione scolastica a bambini e bambine di strada». L' antropologo spezzino, 46 anni, componente la giuria del Premio Chatwin, vive e lavora in Australia. Il suo primo viaggio extraeuropeo a 18 anni, da solo, verso i territori himalayani: a oggi sono oltre un centinaio i paesi nei quali ha viaggiato e svolto ricerche scientifiche.

Lei lavora tra i bambini, in Mongolia, in quale contesto? «Sono circa 3.500 i bimbi nella capitale mongola che vivono nel sottosuolo trovando rifugio nei tombini dove passano i condotti dell' acqua calda e del riscaldamento della città. Sono prevalentemente bimbi di età compresa tra i 4 e i 12 anni scappati di casa. Fuggiti dalla violenza e dalle percosse dei loro genitori che, rimasti senza alloggio né lavoro, hanno trovato rifugio nell'lcolismo e nel degrado. Per questo è importante il progetto "Ulan Bator-bambini di strada", realizzato grazie al contributo economico dell' assessorato alla cooperazione internazionale del Comune della spezia e della Provincia e di sponsor privati come Coop Liguria, Carispe e consorzio Asterix».

Quali obiettivi, con questo progetto? «Ci proponiamo di ampliare una preesistente struttura della Croce Rossa della Mongolia, creando un nuovo dormitorio, ampliando l' esistente refettorio e cucina e ripristinando il laboratorio di cucito, dando così la possibilità a circa novanta bambine di trovare un luogo sicuro dove poter crescere e imparare un utile lavoro per il loro futuro. Al momento sono iniziati i lavori di ampliamento che termineranno il prossimo anno (a meno 40° non lavora nessuno) portando un piccolo sollievo al quartiere più emarginato e povero della capitale mongola».

Si tratta di un investimento impegnativo? «No, il progetto non supera i 25.000 euro, per noi europei il corrispettivo di una macchina di media cilindrata, ma questa cifra può bastare per salvare quelle bambine dalla prostituzione e dalle malattie». E l' Australia? «Qui ho messo su famiglia, e alla University of Western Australia di Perth tengo annualmente corsi di antropologia audio-visuale. Durante la mia permanenza australiana partecipo a spedizioni scientifiche e a ricerche sul campo con due gruppi aborigeni nell' area del deserto centrale. E mi auguro al più presto di poter dare alle stampe i risultati di questa ricerca».
Dopo il suo ultimo libro sulla Mongolia, pubblicato per i tipi Periplo-Mursia esce con qualche nuovo lavoro? «Verrà pubblicato da Sagep un volume sull' esploratore spezzino Eugenio Ghersi, ammiraglio della marina militare nonché fotografo, cartografo e elogista delle spedizioni scientifiche negli anni ' 30 in Tibet condotte dal professor Giuseppe Tucci, un' opera a più mani curata insieme a Luisa Rossi dell' università di Parma e a Carlo Gemignani dell' università di Genova. Il volume avrà la peculiarità di presentare per la prima volta foto inedite delle spedizioni scientifiche e parti altrettanto inedite del diario dell' esploratore. E la presentazione dell' opera coinciderà proprio con le giornate genovesi del premio Chatwin».
MASSIMO GUERRA


Recensione in lingua italiana

Tibet. A piedi sul tetto del mondo
Mercoledì 26 Novembre 2008 19:25
Difficile da raggiungere, impossibile da colonizzare, per l’occidente il Tibet è un paese che, rimasto a lungo sconosciuto e inaccessibile, ha sempre stimolato grande curiosità e interesse: negli europei prima, negli americani dopo. Un contributo fondamentale alla sua scoperta lo hanno dato, nella prima metà del 1900, due italiani: il gesuita Ippolito Desideri e il professore marchigiano Giuseppe Tucci.
Oggi, a più di mezzo secolo da allora, raggiungere il Tibet è più facile, ma la complessità della filosofia, della religione, della storia e delle tradizioni del paese lo rendono ancora poco conosciuto, dunque ancora capace di suscitare grande fascino e stimolare grande interesse.

Ma cosa sappiamo veramente del Tibet? Perché l’occidente ne è così affascinato e attratto? Che cosa hanno trovato Desideri e Tucci quando hanno finalmente raggiunto la regione? E il visitatore di oggi: quale paese si trova di fronte?

È intorno a queste domande che si sviluppa A piedi sul tetto del mondo, il secondo appuntamento della settima edizione del Festival di viaggio Premio Chatwin 2008 (Castello d’Albertis 27 novembre, ore 18.00). Ne parleranno Francesco Surdich, storico delle esplorazioni geografiche e preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova; David Bellatalla, antropologo alla University of Western Australia di Perth, “allievo spirituale” di Eugenio Ghersi, il capitano medico della Marina militare che, in qualità di vice, medico, fotografo e cartografo, accompagnò Tucci nelle prime spedizioni in Tibet occidentale del 1933 e 1935; Piero Verni, giornalista, documentarista, presidente dell’Associazione Italia-Tibet, autore dell’unica biografia autorizzata del Dalai Lama; Giovanni Scipioni, giornalista, direttore di I Viaggi di Repubblica.

Ad arricchire il dibattito, la forza delle immagini di due documenti straordinari: il reportage di viaggio Sei settimane in Tibet, di Giovanni Scipioni, e l’anteprima di In marcia verso il Tibet, parte seconda, realizzato da Piero Verni e la moglie tibetana Karma Chuckey.

Dal Tibet il viaggio di “camminando per il mondo” 2008 proseguirà, fino al 29 novembre, con racconti, dibattiti, proiezioni, mostre, concerti per portarci dal Tibet all’Afghanistan, da Papua Nuova Guinea all’Africa.
Compagni di viaggio, com’è ormai consuetudine per il Premio Chatwin, saranno personalità tra le più rappresentative della cultura italiana e internazionale: da Claudio Magris a Bob Brozman, da Folco Quilici a Hape Kerkeling, da Ettore Mo a Jason Elliot a Paolo Fresu e molti altri.
Comunicato stampa premio Chatwin