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Nepal . Rati-līlā

Saggio d’interpretazione delle raffigurazioni tantriche dei templi del Nepal

Tucci Giuseppe


Editeur - Casa editrice

Nagel

Asia
Nepal
Karhmandu


Anno - Date de Parution

1958

Pagine - Pages

152

Titolo originale

Rati-līlā. Saggio d’interpretazione delle raffigurazioni tantriche dei templi del Nepal. Amore e arte

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

Amore e arte


Nepal . Rati-līlā Nepal . Rati-līlā  

Dal 1958 – data della pubblicazione del primo volume della collana «Amore ed Arte»: Kama Kala (India), le Edizioni Nagel hanno intrapreso a rivelare l’aspetto tabù dell’arte erotica di diverse civiltà. Eros Kalos (Grecia), Roma Amor (Etruria e Roma), Shunga (Giappone), Checan (Perù) e Sarv-e Naz (Persia) hanno così via via illustrato, grazie al contributo di maestri eminenti, le manifestazioni artistiche dell’erotismo greco, romano, giapponese, peruviano ed iranico.

Continuando questo tentativo di interpretazione, presentiamo ai lettori il settimo volume della collezione. Rati-līlā dedicato alle raffigurazioni erotiche nei templi del Nepal. Sotto un titolo e che ad alcuni potrebbe apparire ambiguo, perché significa «i giochi d’amore», il Prof. Giuseppe Tucci ci inizia ai misteri esoterici del Tantrismo, in un’analisi luminosa, risultato di oltre trent’anni di contatti permanenti con la civiltà nepalese.

L’originalità esotica e le straordinarie implicazioni delle creazioni erotiche nepalesi non sfuggiranno a nessuno. Una spedizione fotografica durata più di due mesi è stata necessaria per scoprirle e le duecentotrenta illustrazioni pubblicate in questo libro sono state scelte tra più di mille fotografie. Ciò basta per indicare la cura con la quale quest’opera è stata condotta a termine con il desiderio di suscitare interesse e diletto nei lettori le cui concezioni artistiche siano aperte a tutte le manifestazioni della natura umana.

 



Biografia

Giuseppe Tucci
Macerata 1894 - San Paolo dei Cavalieri (Tivoli) 1984


Tucci è considerato il più grande orientalista italiano del Novecento, e fra i massimi tibetologi a livello internazionale. Fu giornalista, scrittore, archeologo, antropologo, esploratore, Accademico d'Italia, presidente onorario di numerose istituzioni di grande prestigio in tutto il mondo, vincitore del "Premio Nehru", e ha meritato ben cinque lauree honoris causa. Concittadino del gesuita e sinologo Padre Matteo Ricci, Giuseppe Tucci nasce a Macerata il 5 giugno 1894 e muore a San Polo dei Cavalieri, vicino a Tivoli, il 5 aprile 1984. Dotato di eccezionali qualità naturali e di un'ottima preparazione classica, giovanissimo conosce già una decina di lingue europee. Nel 1915 parte per la Grande Guerra, congedandosi col grado di tenente. Nel 1919 si laurea in Lettere e Filosofia.
Lavora prima come bibliotecario della Camera dei deputati, ma già tra il 1925 e il 1930 insegna italiano, cinese e tibetano presso le Università indiane di Calcutta e Shantiniketan, dove fra l'altro incontra il poeta Tagore e Gandhi. Dal 1930 diviene docente di lingua e letteratura cinese all'Università di Napoli, e dal 1932 insegna religione e filosofia dell'Estremo Oriente all'Ateneo di Roma. Nel 1933 fonda assieme a Giovanni Gentile, che ne è il primo presidente, l'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (Is.M.E.O.), con lo scopo di "promuovere e sviluppare i rapporti culturali fra l'Italia e i paesi dell'Asia Centrale, Meridionale ed Orientale ed altresì di attendere all'esame dei problemi economici interessanti i Paesi medesimi". L'attenzione rivolta anche agli aspetti politico-economici è documentata, oltre che dalle numerose pubblicazioni dell'Istituto come i periodici Bollettino dell'Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente (1935) e Asiatica (1936-1943), dallo specifico interesse di Tucci per la geopolitica dell'Asia in un periodo cruciale della sua storia, e dalla sua amicizia personale con Karl Haushofer, che invita a tenere importanti conferenze su questa materia.
Tucci concentra i suoi viaggi di ricerca nella vasta regione himalayana, quale naturale crocevia storico fra tutte le diverse culture dell'Asia, raccogliendo sistematicamente materiale archeologico, artistico, letterario, di documentazione storica e altro. Risultati eccezionali vengono così ottenuti dalle sue lunghe spedizioni in Tibet fra il 1929 e il 1948, anno in cui l'Is.M.E.O. riprende in pieno la sua attività postbellica sotto la sua diretta presidenza, destinata a durare fino al 1978. Tra il 1950 e il 1955 egli organizza nuove spedizioni in Nepal, seguite dalle campagne archeologiche in Pakistan ('56), in Afghanistan nel ('57) ed in Iran ('59). Sempre nel 1950 avvia il prestigioso periodico in lingua inglese East and West, e nel 1957 fonda il Museo Nazionale di Arte Orientale di Roma.
Tra i suoi numerosi ed importanti scritti ricorderemo solamente, sia i sette volumi di Indo-tibetica (Accademia d'Italia, 1932-1942) che i due di Tibetan Painted Scrolls (Libreria dello Stato, 1949) per la loro ampiezza documentaria, e la Storia della filosofia indiana (Laterza, 1957) per la sua portata innovativa, specie per quanto riguarda la logica indiana.