La via per Kabul
"Il desiderio, la ricerca dell'assoluto sono probabilmente i motivi profondi che spingono ogni vero inguaribile viaggiatore. E forse io sono una di loro." Inquieta, androgina, nomade in fuga da se stessa, icona eterea e trasgressiva: Annemarie Schwarzenbach è senza dubbio una di loro, un romantico Ulisse senza Itaca. In un nefasto 1939, lasciandosi alle spalle un'Europa in odore di guerra e l'amore tormentato con la figlia di Thomas Mann, Annemarie prende la via dell'Oriente a bordo di una Ford con l'amica scrittrice Ella Maillart. Due donne sole scoprono l'Afghanistan, un paese ai confini del mondo dove le date non esistono, dove il tempo è rarefatto e brevi tragitti diventano peregrinazioni di giorni interi. Queste pagine raccontano il coraggio e lo smarrimento, le prove e i pericoli superati, le emozioni e le idee nate da un'esperienza che anche oggi potrebbe dirsi straordinaria. Dalle fotografie e dalle parole prende forma un viaggio che è dura scuola di vita, abitudine all'incontro e alla perdita, apertura all'altro e alla parte più in ombra di se stessi. Dalla Turchia alla Persia sino agli altopiani afghani, Annemarie si interroga sulla condizione delle donne col chador, si ferma a bere il tè nelle tende giallo ocra delle tribù pashtun, attraversa tempeste di sabbia e deserti di cardi. Nomi come Pamir, Hindu Kush e Mazar-i-Sherif, molto più che indicazioni geografiche, nel suo quaderno di viaggio diventano suono e colore, ricordo e mistero.
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Fortemente androgina, apertamente omosessuale, grande viaggiatrice, dipendente da alcol e droghe (morfina in particolare), ribelle e contrastata, la Schwarzenbach fu una delle controverse protagoniste della vita culturale bohémien mitteleuropea tra la prima e la Seconda guerra mondiale. Nata in una famiglia di industriali svizzeri con forti simpatie naziste, entrò nel circolo di Erika e Klaus Mann, i figli di Thomas Mann, e fu proprio grazie al loro incoraggiamento che intraprese la professione di scrittrice. Viaggiò molto in Oriente assieme alla compagna, la fotografa Ella Maillart, scrivendo narrativa di viaggio oggi molto apprezzata. Dal 1933 partecipa in Oriente ad alcune campagne di scavi archeologici. Soggiorna per periodi più o meno lunghi in Siria e in Iran. Il 25 maggio 1935 sposa Claude Clarac, diplomatico francese a Teheran. Viaggia molto negli Stati Uniti dove scrive molti servizi giornalistici e fotografici, pubblicati in diversi quotidiani svizzeri. Dopo la sua morte, avvenuta per le conseguenze di un incidente in bicicletta accadutole il 6 settembre 1942, la Schwarzenbach cade ben presto nell'oblio, fino alla metà degli anni 1980, quando l'editore svizzero Huber iniziò a ripubblicare le sue opere. Roget Perret ha curato, per l'editore Lenos di Basilea, la stampa di alcuni testi inediti, lasciati all'archvio svizzero di letteratura presso la Biblioteca nazionale svizzera a Berna. In questo fondo, oltre ai manoscritti, alla corrispondenza e ai lavori nell'ambito giornalistico, si trovano circa 7.000 fotografie che documentano i diversi viaggi intrapresi da Annemaire Schwarzenbach negli anni 1933-1942. |