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10/10/2024 10:35:54

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Queste voci che mi assediano

Scrivere nella lingua dell'Altro

Djebar Assia


Editeur - Casa editrice

Il Saggiatore

Africa
Africa del Nord
Algeria


Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

2004

Pagine - Pages

249

Titolo originale

Ces voix qui m’assiègent

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Edizione - Collana

La cultura


Queste voci che mi assediano Queste voci che mi assediano  

Una raccolta di scritti vari in chiave femminile: narrazioni, poesie e brevi saggi che si intersecano con la forza e la musicalità di un unico poema. Dal mondo contadino della prima infanzia, all'istanza di liberazione della donna musulmana: un itinerario molto personale, intimo, tra memoria storica e meditazione sulla scrittura. Assia Djebar dà voce alle donne d'Algeria zittite dalla tragedia della guerra civile e dal fondamentalismo. Voci raccolte "seduta sul ciglio della strada, tra la polvere", come testimone di un mondo in pericolo che rischia di essere inghiottito dalla sabbia del tempo.

 

Consulta anche: Recensione de il café letterario


Recensione in lingua italiana

“Il francese, così, sta davvero diventando per me casa d’accoglienza, forse anche luogo di permanenza, dove ogni giorno si percepisce quanto effimera sia quell’occupazione. Ma infine ho compiuto il gesto augurale di varcare io stessa la soglia, in piena libertà, e non più succube di una situazione di colonizzazione.”

Nelle prime pagine l’autrice descrive quelle che considera le quattro lingue delle donne della sua terra: la prima, quella della roccia, la più antica “per lo più ribelle e selvaggia”, la lingua “libica”; la seconda, quella del Libro e delle preghiere, la lingua araba; la terza, “la lingua dei padroni di ieri” che permane, come un’ombra, nei popoli diventati liberi, la “lingua franca”; a queste tre lingue se ne affianca una quarta, quella del corpo “con le sue danze, le sue ipnosi, i suoi soffocamenti”. E Assia Djebar da queste molteplici voci si sente come assediata, sperimentando fin da bambina il complesso esercizio dello scrivere talora da sinistra a destra, talaltra da destra a sinistra.
In questo recente volume pertando, in uno stile tra saggistico e autobiografico, tra poesia e narrativa, la scrittrice algerina mostra ai suoi lettori un percorso che, attraverso l’uso della lingua, si fa percorso di vita e di esperienze umane oltre che culturali.
Le culture tradizionali a lungo bistrattate assumono nuova ricchezza se scritte in una grafia personale, in querllo che la Djebar definisce il “mio francese”. E su questa contaminazione sente la necessità di soffermarsi a riflettere, su questa “lingua dell’altro” di cui, con tanta profondità e familiarità, si è ormai appropriata. L’esperienza cinematografica ha avuto anch’essa il suo peso, perché alla voce si è aggiunto lo sguardo: il suono così assume la funzione di resuscitare le voci invisibili, quelle di chi è rintanato nell’ombra, e queste voci sono molto spesso femminili.
La scrittrice che ha vissuto l’esperienza drammatica della persecuzione, della denuncia e della fuga, che ha lottato per una difficile emancipazione e ne è diventata l’emblema, fa del personale uso della lingua (o meglio delle lingue) un atto fortemente simbolico, specchio comunicativo delle tappe fondamentali della sua vita.

Prefazione

A volte lo scrittore viene interrogato come fosse in un tribunale: «Ma lei perché scrive?». A questa prima, banale domanda ne fa spesso seguito una seconda: «E poi perché scrive in francese?». Se qualcuno si rivolge a voi in questo modo, è soltanto per ricordare che venite da fuori.
La francofonia è un territorio molteplice; certamente variegato e complesso. Si ritiene inoltre che disponga di un centro fisso, dove scrivono e discutono i cosiddetti francesi “d’origine”.
Avrei potuto intitolare questa raccolta di saggi A margine alla mia francofonia; sarei tentata di completano: “a margine ma anche “in cammino”. Sì, la mia scrittura francese è veramente un cammino, anche impercettibile; la lingua, nei suoi giochi e nei suoi obiettivi, non è forse l’unico bene che può rivendicare lo scrittore?
Questi testi, dove si mescolano più generi: poesia, brevi narrazioni, analisi, sono stati perlopiù improvvisati oppure redatti in fretta, a volte subito prima di prendere la parola.
L’aspettativa di un pubblico, ristretto o numeroso (a Montréal, a Milano o a Venezia, a Francoforte o Heidelberg ecc.), mi spingeva a “spiegare” la mia scrittura, il mio percorso, il mio paese.

© 2003 il Saggiatore Edizioni


Biografia

Djebar Assia

Assia Djebar
Scrittrice di romanzi, racconti e saggi storici, cineasta e docente universitaria fra le più importanti del Maghreb, tradotta in molte lingue, ha insegnato letteratura francese e franco-maghrebina alla New York University. Dal 1997 è stata professore e direttore del Center for French and Francophone Studies della Louisiana State University.
È stata nel 1955 la prima donna algerina ammessa all’Ecole Normale Supérieure francese. Coinvolta nella guerra di liberazione algerina, fin da quegli anni si è fatta conoscere con "La soif" (1957) e "Les Impatients" (1958), a cui sono seguiti altri romanzi nei quali affrontava i nodi dell’emancipazione femminile e delle relazioni fra i sessi nella società algerina. In Italia si è affermata con "Donne d’Algeri nei loro appartamenti" (Giunti, 1988), al quale hanno fatto seguito molte altre opere narrative fra cui
"L’amore, la guerra" (1985, Ibis 1995, Prix de l'Amitiè franco-arabe 1985),
"Ombre sultane" (1987, Baldini & Castoldi 1999, Literatur Prize 1989),
"Lontano da Medina" (1991, Giunti 1993), "Bianco d’Algeria" (1996, Il Saggiatore 1998),
"Nel cuore della notte Algerina" (Giunti 1998, Marguerite Yourcenar Prize of Literature 1997).
Dalla fine degli anni Settanta ad oggi ha scritto e realizzato due lungometraggi: "La Nouba des femmes du mont Chenoua" (1978), vincitore nel 1979 del Premio internazionale delle arti alla Biennale del Cinema di Venezia, e "La Zerda ou le chant de l’oubli" del 1982.
Nel 2000 ha ricevuto il Premio della Pace ed il Teatro di Roma ha prodotto il suo dramma musicale "Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta" (Giunti 2001).
Il 16 giugno 2005 Assia Djebar viene eletta all’Académie Française e nel gennaio 2006 riceve il premio Grinzane Cavour a Torino. Muore il 6 febbraio 2015, all'età di 78 anni, nella capitale francese dove ha trascorso buona parte della sua vita.
L'Algeria le riconosce il ruolo culturale intitolandole dal 2015 il premio letterario più importante della nazione algerina e del Magreb, che viene assegnato ogni anno ai migliori romanzi pubblicati nel paese e presentati al Salone Internazionale del Libro di Algeri, un premio per ciascuna lingua del paese (arabo, francese, berbero).

Consulta anche: Recensione de il café letterario
Consulta anche: Sito ufficiale di Djebar Assia (in lingua francese)