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05/12/2024 04:02:37

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L'età felice

Undset Sigrid


Editeur - Casa editrice

Iperborea

Europa
Norvegia
Grande Nord


Anno - Date de Parution

1998

Titolo originale

Den lykklige alder

Lingua originale

Norvegese

Lingua - language - langue

Italiano

Edizione - Collana

Narrativa

Traduttore

P. Marocco


L'età felice L'età felice  

Sono davvero felici i vent’anni, o è solo la nostalgia di un tempo in cui si aveva ancora «tutta la vita davanti» che ne mitizza il ricordo? Certo c’è dell’ironia nel titolo del romanzo che la venticinquenne Sigrid Undset pubblicò nel 1908 e che divenne subito quello che oggi si definirebbe un cult generazionale. Nell’irrequieta Uni Hirsh, nel suo bisogno di affermarsi e nella sua insoddisfazione, nella resa alla disperazione di Charlotte, nel senso di inadeguatezza di Birgit, i coetanei riconobbero i loro problemi, il loro linguaggio, i loro sogni e le loro disillusioni.
Una generazione di giovani, soprattutto donne, che hanno studiato, hanno conquistato la possibilità di lavorare, di essere indipendenti, di seguire la propria vocazione, godono di una libertà finora inimmaginabile e che nello scontro con la realtà quotidiana scoprono di non avere in effetti alcuna prospettiva di uscire dal grigiore di quella vita piccolo borghese da cui volevano fuggire, dallo squallore delle camere d’affitto che i loro magri stipendi bastano a stento a pagare, dalla solitudine che legami occasionali non arrivano a infrangere, dall’insofferenza verso il loro ambiente, la loro famiglia, le loro madri che capiscono tutto, tranne l’essenziale, dalla noia di occupazioni in cui le loro capacità non vengono utilizzate, da una vita che chiede loro troppo poco e dà in cambio ancora meno.
Sono solo i sogni che restano grandi: andare in America, come vorrebbe Kristian, scrivere, come Charlotte, diventare attrice, come Uni, l’unica che riesce davvero a realizzarlo, per scoprire che anche nel mondo del teatro resta un’estranea, insicura del proprio talento, con successi che vanno e vengono e non la compensano della perdita dell’unico amore. E quando rinuncia alla carriera per recuperarlo, per diventare moglie e madre, sarà comunque con la consapevolezza di avere sempre dentro di sé una nostalgia di altro che non sarà mai appagata. È il bisogno di intensità, di vivere «anche un solo istante con tutto il proprio essere», la ricerca di felicità e la frustrazione di quell’età che segue l’adolescenza e la prolunga e che, con tutte le sue incertezze, le sue pretese, la sua esigenza di risposte immediate, resta forse la più tormentata e difficile.