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14/05/2024 00:05:21

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Rossi fiori del Tibet

Alai


Editeur - Casa editrice

Rizzoli

  Asia
Tibet
Cina


Città - Town - Ville

Milano

Anno - Date de Parution

2002

Pagine - Pages

486

Titolo originale

Red Poppies (Chen’ai luoding)

Lingua originale

cinese (mandarino?)

Lingua - language - langue

italiano

Traduttore

Idolina Landolfi


Rossi fiori del Tibet Rossi fiori del Tibet  

Il romanzo di Alai è la saga di una famiglia di potenti feudatari tibetani, i Maichi, raccontata da un "idiota", il figlio minore del capofamiglia.
Siamo negli anni Trenta, ma la vita scorre uguale da secoli: i feudatari hanno schiavi, schiere di concubine, storici di corte, boia personali ed eserciti familiari. Ma la modernità comincia a fare irruzione in quel mondo arcaico: un emissario cinese convince i Maichi a piantare campi di papaveri (i "rossi fiori" del titolo) per produrre oppio, e la loro ricchezza cresce a dismisura, così come l'invidia dei vicini. E quando tutti coltiveranno solo papaveri, sarà l'"idiota" a convincere il padre a piantare il grano, proprio alla vigilia di una carestia.

 


Recensione in altra lingua (English):

Ambitious, sensuous, filled with intriguing characters, panoramic settings, and high drama, "Red Poppies" opens a window on preoccupation Tibet. Set in the 1930s, it is the story of the wealthy Maichi family: its powerful chieftain, his Han Chinese wife, his first son and heir, and his second, "idiot" son, the novel's narrator and unlikely hero.



Recensione in lingua italiana

Nel Tibet dei primi decenni del Novecento, un luogo insieme fiabesco e lontano da ogni stereotipo, dove bellezza e violenza sono inseparabili e le accecanti distese rosso fuoco dei campi di papaveri rimandano alla tragica diffusione dell’oppio, si snoda la saga della dinastia Maichi. Potenti signori feudali dal potere illimitato, i membri del clan si muovono tra rivalità familiari e lotte di potere, amori e sconfitte, in un intrecciarsi di eventi dove le personalità dei molti protagonisti, primitive e ricche di fascino, emergono con grande evidenza narrativa. A raccontare è la voce di un membro dell’ultima generazione, un giovane idiota che vive la propria limitatezza come occasione di libertà, e sa osservare cose e persone con uno sguardo che, da ingenuo, si rivela straordinariamente acuto. Attraverso gli occhi di questo idiota sapiente catastrofi naturali e vicissitudini politiche, tradizioni e superstizioni, crudeltà e follie raggiungono una risonanza simbolica, e la struttura del romanzo di formazione acquista nuova profondità nel dipingere non solo la storia di un uomo e di una famiglia, ma quella di un paese, e di un universo culturale. Un Tibet rivestito dei colori del mito, dunque, ma lontano da ogni facile mitizzazione, che Alai, autore di etnia tibetana che ha scelto di parlare del suo paese in lingua cinese, ha proposto con ricchezza stilistica e forza evocativa tali da rendere il romanzo un caso letterario e insieme politico. Salutato dalla critica cinese come uno dei capolavori della contemporaneità, titolare in patria di grande attenzione da parte del pubblico e subito tradotto con successo negli Stati Uniti, Rossi fiori del Tibet si candida a rappresentare, accanto alla Cina del premio Nobel Gao Xingjian, un aspetto, ancora poco noto ma non meno affascinante, dell’immenso continente orientale.


Biografia

Alai è di origini tibetane, ma ora vive in Cina e scrive in cinese. È autore di numerose raccolte di racconti e di questo romanzo, che è stato pubblicato presso una delle più note case editrici cinesi nel 1998. Nel 2000 Rossi fiori del Tibet ha vinto il prestigioso premio Mao Dun, il principale riconoscimento letterario della Cina popolare. Nelle intenzioni dell’autore questo romanzo dovrebbe essere la prima parte di una trilogia.