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5/19/2024 9:52:11 PM

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That Untravelled World

The autobiography of a pioneering mountaineer and explorer

Shipton Eric


Editeur - Casa editrice

Hooder & Stoughton

Asia
Himalaya
Karakorum


Città - Town - Ville

London

Anno - Date de Parution

1969

Pagine - Pages

286

Titolo originale

That Untravelled World

Lingua originale

Lingua - language - langue

eng

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That Untravelled World: The autobiography of a pioneering mountaineer and explorer
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That Untravelled World: The autobiography of a pioneering mountaineer and explorer

That Untravelled World  

Also this book of Eric Shipton takes one back to the glorious days of Himalayan exploration when every turn on the mountain trail could reveal a sight, hitherto unknown to human eyes. It is no surprise that some of the grandest secrets of the Himalayas were revealed to probably the most sympathetic, poetic and daring explorers of all time.

 

Consulta anche: Leggi la recensione in "The six mountain-travel books"

Recensione in altra lingua (English):

Eric Shipton is unquestionably one of the greatest mountain explorers of the twentieth century, and was the first to develop the concept of lightweight, self-reliant expeditions, so important to mountaineering today. Shipton is perhaps best-known for his part in five Everest expeditions, and it is his legacy to have paved the way for the historic 1953 ascent. Many of the regions in which he travelled - Everest, Garhwal Himalaya, the Karakorams and Chilean Patagonia - still remain remote challenges today.

Having honed his skills in the Alps as a young man, Shipton made the second ascent of Mount Kenya in 1929 and began his famous partnership with Bill Tilman in the first traverse of that massif in 1930. These climbs set a new benchmark in unsupported mountain travel. A year later he took part in the first ascent of Kamet, and in 1933 was a member of the Everest expedition in which he made one of the highest ascents to date with Frank Smythe. These were large heavyweight expeditions, and Shipton quickly realised that huge mountain areas were still to be explored and that much could be achieved at negligible cost. It was this vision that took him and Tilman to the Garhwal Himalaya, where, in 1934, they were the first people ever to enter the enigmatic Nanda Devi Sanctuary, in a six-month, wide-ranging expedition that cost a mere £200.

This achievement inspired the Mount Everest Committee, then with limited funds at its disposal, to appoint Shipton to lead the 1935 Everest expedition. Shipton was keen to demonstrate how much could be done with one-tenth the budget of the previous 1933 mission and just a fraction of the disruption caused to the local countryside. The 1935 expedition will stand as simply one of the greatest mountain explorations of all time, reaching the North Col for a late season reconnaissance and then climbing twenty six peaks over 20,000ft around the northern perimeter of Everest in an unsurpassed extravaganza of peak bagging. On more than one occasion they looked over the watershed into Nepal and onto the Western Cwm, which sixteen years later Shipton showed was the final route to the top of Everest. All this was achieved with a party of seven westerners and a group of Sherpas, who included his three companions in Nanda Devi, and the young Tenzing Norgay on his first Everest climb. As well as Shipton himself and Tilman, the team of seven westerners included the New Zealand ice expert, Dan Bryant. Shipton's liking for Bryant led him to accept Hillary and his fellow Kiwis onto his 1951 reconnaissance.

Shipton went on to take part in both the 1936 and 1938 Everest attempts, and make his great Karakoram journeys in 1937 and 1939. Having spent much of the war in Kashgar in Central Asia as a diplomat, he used this position to make remarkable journeys in the mountains of this remote region, many with his old companion Tilman. In 1951 he led the reconnaissance of Everest from the South. The small party, which included the young Hillary, discovered the route to the summit, and mirrored the 1935 expedition in the enormous amount of new country explored. One of Shipton's many journeys uncovered the now notorious yeti's footprint photographed next to an ice axe. This team, and the expedition he led to Cho Oyu the following year, were the foundation for the 1953 team, but it was Shipton's fate to be overlooked for that historic year.

Shipton's later explorations took him to new ground in the then unexplored regions of Southern Chile. Amongst many other achievements, he made the first traverses of the Patagonian ice cap, and the first ascent of several peaks in Tierra del Fuego, including the highest, now called Monte Shipton. His adventures carried on almost to the day he died in 1977, the same year that Tilman disappeared at sea.



Biografia

Shipton Eric

Eric Shipton è considerato il più grande tra gli alpinisti-esploratori britannici. Dopo gli esordi sulle Alpi, durante un lungo soggiorno in Kenya (dove è impegnato nella gestione di una fattoria), ha l'occasione di esplorare le zone del Monte Kenya e del Ruwenzori. Nel 1931 vive la sua prima avventura himalayana, partecipando alla spedizione che riesce nell'impresa di salire la vetta del Kamet (7756 metri), massima elevazione raggiunta dall'uomo fino a quel momento. In seguito visita molte delle più importanti catene montagnose del pianeta, da quelle del Sud della Cina alle Ande patagoniche.
Ma il suo nome resta legato soprattutto all'Everest: in un ventennio ne esplora i contrafforti individuando infine il percorso del Colle Sud, che sarà poi sfruttato da Hillary e compagni nella prima salita del "tetto" del mondo. Fautore delle spedizioni leggere, Shipton ha lasciato testimonianza delle sue avventure alpinistiche in numerosi volumi che si segnalano per la vivacità e la capacità di trasmettere al lettore la passione per gli spazi vergini che animò l'autore per tutta la vita.

Sulle orme di Shipton e Tilman
Quando Eric Shipton si innamora di quel mondo inesplorato che negli anni "30 erano ancora l'Himalàya ed il Karakorum, si apre per lui la dimensione dell'avventura spirituale dell'alpinismo di ricerca. Non è la vertigine della vet-ta, il fascino della via nuova. Raggiungere cime mai calpestate, battere i record di altezza non sono la molla di questa ricerca. Anche se con la sua prima spedizione himalayana, salendo il Kamet, la più alta vetta fino ad allora raggiunta, entra di diritto nel ghota dell'alpinismo extraeuropeo, Shipton non fa della conquista una ragione di vita, è una parola che non entra nel suo vocabolario. Il fascino dell'alpinismo di ricerca punta alla soluzione di grandi problemi: come entrare nel Santuario del Nanda Devi? Cosa si estende a Nord del Baltoro? Quale è la via migliore per salire sull'Everest?
Fin dalle prime pagine di “Nanda Devi” emerge la filosofia di questo alpinismo di ricerca, povero di mezzi e ricco di grandi obiettivi. Mezzi poveri se viene presa in considerazione l'idea di raggiungere in bicicletta l'India da Londra! Del resto Tilman aveva appena attraversato l'Africa dal Kenya al Congo per poi imbarcarsi per Londra! Grandi obiettivi: risolvere un problema che affascinava alpinisti di tutto il mondo! E ci riescono! Un secondo aspetto importante in questa ricerca. Shipton e Tilman non scelgono la spedizione faraonica, la cittadella di tende che sorge sui ghiacciai, base dell'assedio alle montagne, ma il vuoto sulla carta del Karakorum attrae inesorabile ed in “Blank on the map”, la filosofia di vita di Shipton emerge ancor più chiaramente. Semplice, scorrevole, ma non per questo privo di riflessioni che mostrano la sua preparazione culturale il racconto mostra Shipton ed i suoi compagni, principalmente Tilman, ma anche Auden, Spender (casuale questa presenza fra gli esploratori himalayani dei fratelli di poeti contemporanei di successo?), dedicarsi una accurata ricerca e descrizione dei gruppi dell'Aghil, del Father Christmas e la ricognizione dei grandi bacini glaciali dello Shaksgam, del Nobande Sobande, del Lago di Neve, del Braldu, delle valli ad oriente del passo Shimshal e la soluzione del mistero del Cornice Glacier.
Oggi gli “hic sunt leones” e le zone bianche non compaiono più sugli atlanti, ma allora lo spartiacque fra il subcontinente indiano e l'Asia Centrale era praticamente inesplorato! Questa volta i finanziamenti non mancano. La Società Reale ed il Servizio Cartografico Indiano si fidano di questi pazzi che garantiscono ottimi risultati riempiendo i vuoti sulla carta. Tilman che, per risparmiare peso, suggerisce di portare pochissimi piatti e di usare le pietre lisce che sicuramente si troveranno sul percorso? Stesso discorso per torce e lampade, ritenute inutili in un ambiente dove, e lo sa bene chi lo frequenta, ci si alza all'alba ed al tramonto si è già nel sacco a pelo.
Vivere di ciò che la terra esplorata offre non è solo un modo per contenere i costi: è uno stile di vita. Tè e “sa-tu”, la farina di orzo tostato, diventano l'alimento quotidiano diviso assieme ai portatori ed agli inseparabili sherpa, quei compagni fidati ed insostituibili senza i quali onestamente dichiara e spesso riafferma, non sarà mai possibile nessuna impresa.
In navigazione verso l'Inghilterra, in un breve rientro durante la guerra, Shipton riepiloga le tappe dell'esperienza alpinistica in “Upon that Mountain”. Non è solo il racconto di imprese avventurose. I principi fondamentali del suo alpinismo vengono delineati chiaramente. Quale insofferenza per la città di tende che stringe d'assedio una vetta tra-sformandosi spesso essa stessa in un ostacolo. La spedizione leggera, quel modello organizzativo elaborato con Tilman e che ha garantito il successo delle esplorazioni di Himalàya e Karakorum, è ormai per Shipton l'unico sistema efficace per raggiungere gli obiettivi che qualsiasi spedizione si prefigge. Ciò che oramai lo muove è il piacere di questi ambienti sconfinati e le possibilità di avventura e di ricerca che essi ancora racchiudono.
Il non voler partecipare a questa corsa alla vetta lo estrometterà dalla guida della spedizione britannica all'Everest: “Vi sono persone, perfino fra coloro che si sono spinti nel tentativo di conquistarne la cima, che nutrono la segreta speranza che l'Everest, non venga mai salito. Devo confessare che anch'io provo questo sentimento”. L'amarezza di questa esclusione, i giochi di corridoio, le polemiche all'interno del direttivo dell'Alpine Club, lo indirizzano verso nuovi spazi. Per anni ha sentito il richiamo del “grande nord”. Esplorazioni in Alaska sempre rimandate perché nuovi misteri l'attendevano in Asia. Ora l'Asia è chiusa. Ed ecco il “grande sud”. Shipton alle prese con i grandi ghiacci della Patagonia e la prima traversata dei suoi ghiacciai. In “Land of Tempest” sentiamo rinascere l'entusiasmo. I due eterni ragazzi trovano nuovi obiettivi, nuovi spazi nei quali entrare e vivere!
Quella di Eric Shipton rimane una lezione di stile con la quale dobbiamo confrontarci, sia sul tranquillo sentiero di casa nostra che conduce al rifugio-ristorante-albergo, sia nelle remote lande nella “dimora delle nevi”.

Consulta anche: Leggi la recensione in "The six mountain-travel books"