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19/04/2024 15:41:48

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Ladakh

5a ed. - turismo e trekking in Kashmir, Ladakh, Zanskar, Lahul, Spiti, Himachal Pradesh, Garwal, Kumaon

Vasta Marco


Editeur - Casa editrice

la bottega del caffé letterario

  Asia
India
Ladakh
Himalaya
Zanskar

Città - Town - Ville

Roma

Anno - Date de Parution

2004

Pagine - Pages

422

Titolo originale

Ladakh, turismo e trekking in Kashmir, Ladakh, Zanskar, Lahul, Spiti, Himachal Pradesh, Garwal, Kumaon

Lingua originale

Lingua - language - langue

italiano

Ristampa - Réédition - Reprint

5a ed. aggiornata 2016


Ladakh Ladakh  

NUOVA EDIZIONE AGGIORNATA 2016
La guida nasce da migliaia di chilometri macinati a piedi assieme agli amici cercando di capire questa terra, così lontana nello spazio e nel tempo, e la sua religione, il Buddhismo lamaista, nata dalla fede di questi montanari costretti a convivere con una natura affascinante ma anche ostile e spietata.
Incastonato fra Himàlaya e Karakorum, l'antico regno tibetano del Ladakh, il paese degli alti valichi, è un deserto di alta quota. Oasi remote, circondate da svettanti cipressi, si alternano a monasteri lamaisti, fortezze in miniatura, dove il tempo sembra fermo ad un lontano medioevo.
Le nevicate invernali isolano il Ladakh da ottobre a maggio e la piana di Padum, capitale della valle dello Zanskar, è raggiungibile solo a piedi camminando sul fiume ghiacciato.
In giugno torna la primavera e le oasi si tingono di verde in attesa del raccolto dell'orzo dorato. Gli uomini si allontanano dai villaggi dedicandosi al commercio ed alla ricerca del cibo che verrà consumato nell'inverno già prossimo. al ritorno delle mandrie di montoni e yak dai pascoli alti, il Ladakh si chiude nuovamente, isolato dal lungo inverno.
È il periodo del capodanno tibetano, delle feste, delle veglie al lume di candela, dei racconti dei nonni che tramandano oralmente le tradizioni di questo popolo montanaro, duro e forte.

Aldilà dell'Himàlaya
Ladakh, nome esotico e un po' misterioso, evoca grandi vette e popolazioni gentili. Un ambiente affascinante ma ciò che per noi, appassionati di montagna, è un lontano mondo di salite ai colossi himalayani si presenta ai Ladakhi come un intrico di valli separate da aspre catene dove tutto è trasportato a spalle poiché l'orografia accidentata e le condizioni climatiche rendono difficile la costruzione e la manutenzione delle strade.
Gli Indiani definiscono le genti che abitano queste valli come Botia, cioè "gente di Tibet". Lineamenti mongolici, occhi a mandorla, ampie tuniche, grembiuli coloratissimi per le donne, vestiti pesanti. Differente è anche l'architettura: case senza tetti spioventi perché quassù le precipitazioni monsoniche sono rade. Nelle oasi di montagna non si produce riso ma nei pochi campi viene coltivato l'orzo.
A differenza del Tibet, dove l'occupazione cinese sta cancellando le tracce di una civiltà millenaria, qui gli abitanti hanno conservato intatta la propria identità culturale.

Camminare per conoscere
Il mio primo soggiorno in Himalaya, nella valle ladakha dello Zanskar, è racchiuso nei miei occhi e nel mio cuore. In questi anni, fantasticando sulle orme di grandi viaggiatori come Desideri, Moorcroft, Csoma de Xoros, Giotto Dainelli, ho a lungo camminato sui sentieri di Ladakhe e Zanskar. Ho affrontato i fiumi ghiacciati dal lungo inverno himalayano e valicato gli alti passi quando in primavera le valli sono ancora isolate dalla neve. Ho visto questo paese cambiare, avviandosi verso un incerto futuro.