il sito di marco vasta

lento pede ambulabis

Pamir 4x4

14-28 settembre 2019

con Marco Vasta ed AnM sul "tetto del mondo", tra natura e popoli dell’Asia Centrale su i monti del Pamir lungo i confini con l'Afghanistan

Sari Tah - Osh (Ош)

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Diario (intimo?)

Ancora una giornata di grazia, ma sembra di essere già in un altro mondo. La guest house ha un vago sapore occidentale, non ancora europeo, i pochi arredi sono sicuramente di un kitsch da mondo dell'est, ma quando esci nel piazzale e vedi la gente in sosta per una bus, il camion dei militari con le reclute chiassose, i lampioni della luce, le insegni del distributore. Sai che sei già in un altro stan.

Ci spargiamo fra i tavoli del Caffè Akun per la ennesima ricca colazione. Le uova imperano. Riusciamo a bloccarne alcune portate, le mie le passo ad un autista. Due uova all'occhio di bue sono troppe.

Finalmente carichiamo e andiamo ad Osh, Riconosco le curve ed i paesi, ma il Kirkisistan ci riserva una sorpresa. Sul nastro d'asfalto le carreggiate sono occupate da enormi greggi. Migliaia di pecore scendono a valle. Una moderna transumanza, altro che "tratturo antioc". I pastori a cavallo cercano di tenere gli armenti su una sola carreggiata ma è una impresa improbabile. Talvolta l'autista si apre la strada a colpi di clacsono, Conto più di dieci greggi, quindi più di diecimila ovini scendono a svernare nella campagna attorno ad Osh.

Siamo alloggiati in un hotel abbastanza in centro. Quest'anno abbiamo un altro corrispondente per il Pamir 4x4, ma per Osh AnM si è rivolta al corrispondente del Kirkisitan si è rivolta al quello che si occupa del transito in questo stato. Nel programma originale avremmo dovuto imbarcarci questa sera per Bishek, pernottare nella capitale e partire per l'Italia. Ma ripartiamo da Osh direttamente e c'è stato uno scambio di email e WhatsApp per capire chi dovesse prenotare questa notte in albergo.

Alloggiamo al Sun Rise, struttura discreta: non ha la tetraggine né l'organizzazione dei alberghi sovietici (in verità l'ho vista ancora solo ad Asgabad dove l'albergo aveva cambiato nome ma non la disciplina dei piani sorvegliati dalla babuska che deteneva le chiavi). Il Sun Rise offre anche una piscina, di cui non usufruiremo. Appena entrato, non ancora salito in camera, arriva una telefonata dal corrispondente con le usuali domande "Siete sistemati? L'albergo vi piace" e le modalità di pagamento, verrà domattina. Alla reception c'è una ragazza che parla inglese, molto disponibile. Sembra cinese han, ma qui, per me,  gli occhi non sono indice di appartenenza, alle volte è più il viso. Probabilmente è kirkisa, ma pensando che i cinesi acquistano bar e locali in tutto il mondo, mi viene d'istinto pensare che anche lei lo sia come la proprietà.

Esco per consegnare le mance agli autisti ed a Gulomsho che rimane qui ad aspettare dei clienti per un altro tour che partirà domani. Lo staff ringrazia, saluta e se ne va. Torno in camera per sistemare conti e appunti, Lucia esce con le compagne per recarsi al mercato. Appuntamento per tutti stasera.

Tutti liberi per il pranzo. mentre il gruppo si sparge fra ristorantini e il mercato coperto, io scelgo una mensa non lontana dall'albergo. Insegne e menù rigorosamente non in lingua inglese. "Mensa al-Baraka (volontà di dio) - Benvenuti" recita il traduttore di Google, peccato sia fuori dalla portata del wi-fi e quindi non funzioni perché tajico e kirkiso sono solo on-line. Mi siedo e guardo attorno. Mi incuriosisce un piatto ed ordino la stessa pietanza. Non ricorderò mai come si chiami... ma è buona e sostanziosa.  È una palla di pasta con ripieno di carne e venture, scritto così potrebbe essere anche la descrizione di un manty o di qualsiasi raviolone, ma questo ha l'aspetto di un panino cotto al forno e liscio con un diametro di quasi dieci centimetri. Il retro del menù porta la pubblicità del radio taxi, con una bella ragazza al cellulare.

Quando rientro dal pranzo, Gulomsho è qui ancora in attesa dei clienti, poi gli arriva una telefonata. Non passano a prenderlo, andrà lui con un taxi al loro albergo e partiranno direttamente per Sary Mogol, un villaggetto non lontano da Sary Tash sulla statale per Dušhambe ed alla base del Picco Lenin.

Per cena, un po' di incertezza. ognuno avanza la sua proposta, finiremo in bellezza in un locale popolare sempre sulla nostra via. Rientrati, ci sistemiamo nella hall e chiudiamo, scaliamo quell'importo a conguaglio della differenza di tasso di cambio,e distribuiamo l'avanzo di Cassa Comune. Non andando a Biskek non abbiamo raggiunto il preventivo di spesa. Buonanotte.

Osh, 27 settembre 2019

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Cronistoria

 

Part.

Arr.

Località

Lat

Long

Km

Prog

Prog

06:30

 

Sveglia.

 

 

 

 

 

07:00

 

Colazione

 

 

 0

0

1.401

08:30

12:00

Trasferimento con soste via Gulcha.

 

 

 104

 104

 

12:00

13.30

Hotel Sun Rise.

40.54086

72.80399

84

184

1.595

13:30

17:00

Pranzo o passeggiata per alcuni, mercato e/o trono di Suleiman.

 

 

 

 

 

19:30

20:30

Cena in locale popolare.

 

 

 

 

 

22:00

 

Ninne

 

 

 

 

 

 

Osh (Ош)

Con 300.000 abitanti, Osh è la seconda città del Kirghizistan, nonché il centro amministrativo di una vastissima e popolosa provincia che abbraccia il versante kirghiso della Valle di Fergana. È una delle città genuinamente antiche della regione (le sue origini risalgono almeno al V secolo a.C.), ma poche sono le testimonianze del suo passato tuttora esistenti. Nonostante la spiccata impronta sovietica dell’architettura e della pianta urbana, Osh resta pervasa da antiche suggestioni centroasiatiche, specialmente nella zona del suo vivacissimo bazar. Come continuano a sostenere gli abitanti del posto, “Osh è più antica di Roma”. Esistono leggende che ne attribuiscono l’origine ai più disparati e illustri personaggi della storia, da re Salomone (Suleyman) ad Alessandro Magno. Quel che è certo è che la città fu sin dalla fondazione uno dei centri nevralgici lungo la Via della Seta. I mongoli la distrussero nel XIII secolo, ma i secoli successivi videro rinascere una nuova Osh più prospera che mai. Nel 1496, Babur, fondatore della dinastia Moghul, dopo essersi fermato in città in viaggio verso l’India volle commissionare la costruzione di una moschea sulla cima della montagna sacra di Suleyman Too, o Trono di Salomone. Nel 1762, Osh venne assorbita dal khanato di Kokand e successivamente cadde nelle mani dell’esercito russo.

Osh soffre di una sorta di schizofrenia demografica, poiché è uno dei centri principali del Kirghizistan ma è a maggioranza uzbeka (40% della popolazione totale), molto affine al resto della Valle di Fergana nonostante ne sia separata da una delle linee di frontiera più assurde del mondo. Fu creata da Stalin con l’obiettivo di isolare e conquistare la regione, un piano di cui ancora oggi la città risente le conseguenze, all’origine dei conflitti etnici che hanno sconvolto la città nel 1990 più recentemente, nel 2010.

Osh si estende nella valle del fiume Ak-Buura (cammello bianco), che ha la sua sorgente sui monti Alay del Pamir. Il punto di riferimento principale della città è il cosiddetto ‘Trono di Salomone’, una frastagliata montagna che si restringe verso ovest fino a raggiungere quasi il fiume. Lungo la sponda occidentale corrono parallele due strade principali, entrambe a senso unico – la Kurmanjan Datka, in direzione sud, e la Lenina, verso nord.

Bazar

L’assordante Bazar Jayma, che si tiene tutti i giorni a Osh, è uno dei mercati migliori di tutta l’Asia centrale, un carosello di uzbeki, kirghisi e tagiki che trattano merci di ogni genere, dai cappelli e i coltelli tradizionali alle cassette pirata, dai ferri di cavallo (forgiati dagli stessi fabbri all’interno del bazar) e i servizi da tè cinesi ai prodotti ortofrutticoli di stagione.

Trono di Salomone e dintorni

Il Trono di Salomone, l’imponente rilievo roccioso spoglio e frastagliato che incombe sulla città da qualunque punto la si guardi, è da secoli un luogo di pellegrinaggio di una certa importanza per i musulmani, poiché sembra che lo stesso profeta Maometto vi fosse salito per raccogliersi in preghiera.

 Visto da certe angolazioni si dice che assomigli alla figura di una donna incinta, tanto da essere particolarmente amato dalle donne che desiderano avere dei figli.

Nel 1497, il quattordicenne Zahiruddin Babur, appena incoronato re di Fergana, fece costruire per sé un piccolo rifugio e una moschea privata sull’alto promontorio orientale dello sperone. Negli anni a venire questo luogo divenne una vera e propria meta di visite. Crollato in seguito a un terremoto nel 1853, venne successivamente ricostruito. Quasi un secolo più tardi, intorno al 1960, fu distrutto da una misteriosa esplosione; la maggior parte della popolazione locale è convinta che si sia trattato del tentativo sovietico di arrestare il costante flusso di pellegrini e stroncare la ‘superstizione’ (cioè l’islam). Il sito è stato nuovamente ricostruito dopo l’indipendenza.

A livello locale è conosciuto come Dom Babura, la Casa di Babur. Se conoscete il russo, l’amabile custode uzbeko potrà fornirvi ulteriori informazioni, ricambiandovi con la promessa di una preghiera d’intercessione se vorrete lasciargli qualche som. La ripida salita di 25 minuti ha inizio da un piccolo cancello dietro una futuristica cupola argentata sulla Kurmanjan Datka.

Consiglio di farsi portare dal pulmino al parcheggio ovest per poi scendere dalla scalinata sopraindicata.

Dal promontorio si apre un’ampia veduta, che tuttavia non offre granché d’interessante ad eccezione del vasto cimitero musulmano alla base dell’altura. L’ora del crepuscolo è particolarmente adatta per la visita al sito.

Vale la pena di visitare anche il vicino Museo Storico, costruito in occasione delle celebrazioni per il terzo millennio della fondazione di Osh. Vanta mostre particolarmente interessanti sull’archeologia e l’etnografia locali, ma è piuttosto carente quanto a informazioni in inglese. Tra gli oggetti esposti vi sono una serie di armi eccezionali, disposte come se fossero state colte in un folle turbinio.

All’esterno, l’imponente yurta a tre piani ospita una collezione piuttosto opaca di costumi nazionali, tessuti tradizionali e shyrdak. Lungo il pendio meridionale della montagna si trova il Museo Storico-Culturale (ingresso 50som). Con buon gusto tutto squisitamente sovietico, nel fianco di questa montagna sacra stato aperto uno squarcio che dà accesso a una delle sue tante caverne, poi coperto con una grottesca facciata in lamiera. All’interno contiene un’esposizione mal illuminata di frammenti di vasi e antica arte muraria, rocce, insetti e sporchi animali imbalsamati. Tornati ai piedi della collina incontrerete la piccola Moschea di Rabat Abdullah Khan, originaria del XVII o del XVIII secolo, ma ricostruita e tutt’ora aperta al culto e come tale l’ingresso è consentito solo agli uomini e solo su permesso (le scarpe vanno lasciate all’ingresso).

 
Climate data for Osh
Month Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec Year
Average high °C 0.8 3.8 11.7 20.3 25.6 30.5 32.4 30.8 26.5 19.1 10.5 3.2 17.93
Daily mean °C −3.8 −1.0 6.4 14.1 18.9 23.0 24.9 23.1 18.5 12.0 4.8 −1.0 11.66
Average low °C −8.3 −5.8 1.1 7.9 12.3 15.6 17.4 15.5 10.5 4.9 −0.8 −5.1 5.43
Pioggia media mm 35) 44 55 52 47 18 12 6 8 38 32 32 379
Source: Climate-data.org[13]

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