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Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951

Shipton Eric


Editeur - Casa editrice

Hodder & Stoughton

Asia
Nepal
Himalaya
Rolwaling

Città - Town - Ville

London

Anno - Date de Parution

1951

Pagine - Pages

128

Titolo originale

Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951

Lingua originale

Lingua - language - langue

eng

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AMount Everest Reconnaissance Expedition 1951
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Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951

Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951 Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951  

In 1951, Eric Shipton, pre-war British climber and explorer, was just making his way back to London from a diplomatic mission in China terminated by the Communist takeover. He was immediately offered the leadership of a reconnaissance mission of the southern approaches to Mount Everest, still unclimbed after a dozen failed expeditions to the North or Tibet side of Everest.
Shipton quickly put together an expedition, which surmounted a number of difficulties with porters and unfamiliar terrain to establish a base camp south of Mount Everest as tne monsoon season was coming to an end. The expedition, which picked up a couple of New Zealand climbers (included Ed Hillary) on its way through India, was to explore a possible approach to Everest over the Khumbu Glacier into the Western Cwm. The expedition was successful in finding a way into the Cwm and establishing the viability of that route to the South Col. This information was the key to success for a subsequent British expedition in 1953, which put Ed Hillary and Tensing Norgay on top of Earth's highest mountain.
Shipton took advantage of his team's access to Nepal to explore additional terrain South and West of Everest. Readers of Shipton's previous work will rightly suspect that this horizontal route-finding into new country was what Shipton really enjoyed.
"Mount Everest Reconnaissance Expedition of 1951" is highly recommended to fans of Shipton's previous travelogues in South Asia, and those interested in a moment in mountaineering history when Everst was still unclimbed.

 

Consulta anche: Ripubblicato in "The Six Mountain - Travel Books"

Recensione in altra lingua (English):

Recensione seconda edizione americana
New York, 1952, 2nd edition. 128 pp, illustrations.

This expedition proved that the Western Cwm would 'go', and paved the way for the 1st ascent the next year. SIGNED by Edmund Hillary. Large-format hardcover, Chipped DJ, Near Fine.
Eric Shipton is one of the greatest mountaineers of the 20th Century. He is closely connected with Everest. He was on all four 1930s Everest expeditions. In 1933 he accompanied Smythe in a summit bid, but had to turn back at the First Step (27,890 feet/8500 m). It was Shipton who led the 1951 reconnaissance to the south side of Everest. On this expedition he pioneered the now normal route through the Khumbu ice falls and the South Col route.
His belief in the efficacy of small expeditions meant he was sidelined for the leadership of the 1953 Everest expedition, in favour of John Hunt’s seige tactics. Nevertheless it is these small light weight expedition that Shipton pioneered with his climbing partner, Bill Tilman, that have endured. They joked that “they could organize a Himalayan expedition in half an hour on the back of an envelope.”
His was a formidable climbing acheivement. At 22 he had made the first ascent of Nelion, one of Mount Kenya’s twin summits. He climbed extensively in the Alps. In 1931 he and five companions were the first to summit 25,447-foot (7.756-meter) Mount Kamet at that time the highest peak ever climbed. In 1933 he climbed within a thousand feet of the top of Mount Everest. Shipton and Tilman also discovered the access route to the Nanda Devi sanctuary through the Rishi Ganga gorge in 1934.
The Mount Everest Reconnaissance Expedition 1951 published by Hodder and Stoughton in 1952 tells the full story of how his expedition had to beat the monsoon and find a new approach from the Southwest through Nepal and to conquer the the final obstacle, the Khumbu ice-fall, which was beset by avalanches and shattered underfoot as though by an earthquale.
The book is illustrated with 92 wonderful photographs including the infamous yeti photographs whose photographed footprints were the first physical evidence of its existence made known widely to the western world. It should however be noted that Shipton had a reputation as a joker.



Biografia

Shipton Eric

Eric Shipton è considerato il più grande tra gli alpinisti-esploratori britannici. Dopo gli esordi sulle Alpi, durante un lungo soggiorno in Kenya (dove è impegnato nella gestione di una fattoria), ha l'occasione di esplorare le zone del Monte Kenya e del Ruwenzori. Nel 1931 vive la sua prima avventura himalayana, partecipando alla spedizione che riesce nell'impresa di salire la vetta del Kamet (7756 metri), massima elevazione raggiunta dall'uomo fino a quel momento. In seguito visita molte delle più importanti catene montagnose del pianeta, da quelle del Sud della Cina alle Ande patagoniche.
Ma il suo nome resta legato soprattutto all'Everest: in un ventennio ne esplora i contrafforti individuando infine il percorso del Colle Sud, che sarà poi sfruttato da Hillary e compagni nella prima salita del "tetto" del mondo. Fautore delle spedizioni leggere, Shipton ha lasciato testimonianza delle sue avventure alpinistiche in numerosi volumi che si segnalano per la vivacità e la capacità di trasmettere al lettore la passione per gli spazi vergini che animò l'autore per tutta la vita.

Sulle orme di Shipton e Tilman
Quando Eric Shipton si innamora di quel mondo inesplorato che negli anni "30 erano ancora l'Himalàya ed il Karakorum, si apre per lui la dimensione dell'avventura spirituale dell'alpinismo di ricerca. Non è la vertigine della vet-ta, il fascino della via nuova. Raggiungere cime mai calpestate, battere i record di altezza non sono la molla di questa ricerca. Anche se con la sua prima spedizione himalayana, salendo il Kamet, la più alta vetta fino ad allora raggiunta, entra di diritto nel ghota dell'alpinismo extraeuropeo, Shipton non fa della conquista una ragione di vita, è una parola che non entra nel suo vocabolario. Il fascino dell'alpinismo di ricerca punta alla soluzione di grandi problemi: come entrare nel Santuario del Nanda Devi? Cosa si estende a Nord del Baltoro? Quale è la via migliore per salire sull'Everest?
Fin dalle prime pagine di “Nanda Devi” emerge la filosofia di questo alpinismo di ricerca, povero di mezzi e ricco di grandi obiettivi. Mezzi poveri se viene presa in considerazione l'idea di raggiungere in bicicletta l'India da Londra! Del resto Tilman aveva appena attraversato l'Africa dal Kenya al Congo per poi imbarcarsi per Londra! Grandi obiettivi: risolvere un problema che affascinava alpinisti di tutto il mondo! E ci riescono! Un secondo aspetto importante in questa ricerca. Shipton e Tilman non scelgono la spedizione faraonica, la cittadella di tende che sorge sui ghiacciai, base dell'assedio alle montagne, ma il vuoto sulla carta del Karakorum attrae inesorabile ed in “Blank on the map”, la filosofia di vita di Shipton emerge ancor più chiaramente. Semplice, scorrevole, ma non per questo privo di riflessioni che mostrano la sua preparazione culturale il racconto mostra Shipton ed i suoi compagni, principalmente Tilman, ma anche Auden, Spender (casuale questa presenza fra gli esploratori himalayani dei fratelli di poeti contemporanei di successo?), dedicarsi una accurata ricerca e descrizione dei gruppi dell'Aghil, del Father Christmas e la ricognizione dei grandi bacini glaciali dello Shaksgam, del Nobande Sobande, del Lago di Neve, del Braldu, delle valli ad oriente del passo Shimshal e la soluzione del mistero del Cornice Glacier.
Oggi gli “hic sunt leones” e le zone bianche non compaiono più sugli atlanti, ma allora lo spartiacque fra il subcontinente indiano e l'Asia Centrale era praticamente inesplorato! Questa volta i finanziamenti non mancano. La Società Reale ed il Servizio Cartografico Indiano si fidano di questi pazzi che garantiscono ottimi risultati riempiendo i vuoti sulla carta. Tilman che, per risparmiare peso, suggerisce di portare pochissimi piatti e di usare le pietre lisce che sicuramente si troveranno sul percorso? Stesso discorso per torce e lampade, ritenute inutili in un ambiente dove, e lo sa bene chi lo frequenta, ci si alza all'alba ed al tramonto si è già nel sacco a pelo.
Vivere di ciò che la terra esplorata offre non è solo un modo per contenere i costi: è uno stile di vita. Tè e “sa-tu”, la farina di orzo tostato, diventano l'alimento quotidiano diviso assieme ai portatori ed agli inseparabili sherpa, quei compagni fidati ed insostituibili senza i quali onestamente dichiara e spesso riafferma, non sarà mai possibile nessuna impresa.
In navigazione verso l'Inghilterra, in un breve rientro durante la guerra, Shipton riepiloga le tappe dell'esperienza alpinistica in “Upon that Mountain”. Non è solo il racconto di imprese avventurose. I principi fondamentali del suo alpinismo vengono delineati chiaramente. Quale insofferenza per la città di tende che stringe d'assedio una vetta tra-sformandosi spesso essa stessa in un ostacolo. La spedizione leggera, quel modello organizzativo elaborato con Tilman e che ha garantito il successo delle esplorazioni di Himalàya e Karakorum, è ormai per Shipton l'unico sistema efficace per raggiungere gli obiettivi che qualsiasi spedizione si prefigge. Ciò che oramai lo muove è il piacere di questi ambienti sconfinati e le possibilità di avventura e di ricerca che essi ancora racchiudono.
Il non voler partecipare a questa corsa alla vetta lo estrometterà dalla guida della spedizione britannica all'Everest: “Vi sono persone, perfino fra coloro che si sono spinti nel tentativo di conquistarne la cima, che nutrono la segreta speranza che l'Everest, non venga mai salito. Devo confessare che anch'io provo questo sentimento”. L'amarezza di questa esclusione, i giochi di corridoio, le polemiche all'interno del direttivo dell'Alpine Club, lo indirizzano verso nuovi spazi. Per anni ha sentito il richiamo del “grande nord”. Esplorazioni in Alaska sempre rimandate perché nuovi misteri l'attendevano in Asia. Ora l'Asia è chiusa. Ed ecco il “grande sud”. Shipton alle prese con i grandi ghiacci della Patagonia e la prima traversata dei suoi ghiacciai. In “Land of Tempest” sentiamo rinascere l'entusiasmo. I due eterni ragazzi trovano nuovi obiettivi, nuovi spazi nei quali entrare e vivere!
Quella di Eric Shipton rimane una lezione di stile con la quale dobbiamo confrontarci, sia sul tranquillo sentiero di casa nostra che conduce al rifugio-ristorante-albergo, sia nelle remote lande nella “dimora delle nevi”.

Consulta anche: Ripubblicato in "The Six Mountain - Travel Books"