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Mangystau

con AnM e Marco Vasta nel più colorato dei deserti dipinti

1a ediz. 28/5-5/6 22 / 2a ediz. 3-11 set 22 / 3a ediz. 26/8- 3/9 23 / 4a ediz.  13-28 aprile 2024

Guida al Mangystau

e Kazakistan in breve: cultura, società, guida in viaggio

Ultima modifica: 12/01/2024 15:05:34

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Necropoli del MangystauSultan EpeMoschee e luoghi di culto

Aktau - Khanga Baba - Kenty Baba - Sultan Epe - Zhigalgan - (Taushik) -  Shakpak Tassay - Shakpak Ata - Campo Kapamsay

Le tappe quotidiane nel Mangystau possono essere invertite per esigenze logistiche, senza compromettere le peculiarità del viaggio.

In questa pagina

Mangystau e Tupkaragan

Akshora

Kanga (Hanga) (necropoli)

Paleontologi ad Hanga

Makhtum (rovine moschea)

Zighalgan (fossili)

Kenty Baba (necropoli)

Suktan Eepe (moschea ipogea)

Karagan

Tamshaly

Kapamsay

Shakpak

Asima

Bollettino dei naviganti: la tappa di oggi ci conduce, assonnati dopo la notte in aereo, su un percorso che tocca numerose necropoli (nella zona ve ne sono anche altre) e alcune moschee scavate nella roccia. Visiteremo le più importanti.

Qualcuno forse si stancherà perché "vista una, viste tutte...", per qualcun altro potrebbero essere "quattro sassi...". Ci sarà chi vorrebbe guidare il 4x4 e chi "quanto tempo stiamo perdendo per queste soste!". Forse qualcuno vorrà essere più libero e si sente irrigimentato dai tempi decisi dalla guida... e poi... e poi...

L'ira funesta del coordinatore si abbatterà sugli sciagurati...

Ex Ante: Il redazionale prevede Khanga Baba, Zhigalgan, Kapamsay Canyon, Shapak Ata, Shapak Ata Canyon.

In Itinere: I nostri accompagnatori (Mangystau 1 e gruppo Mangystau 2) hanno anticipato la visita alla moschea sotterranea di Shapak Ata prevista nella seconda tappa (terzo giorno di viaggio. Il campo, nel redazionale, era previsto al Tessay Canyon. La guida non usa il toponimo riportato nel redazionale e ci ha condotti all'interno del Canyon Kapamsay.

Ex Post: le minuscole moschee nella roccia sono state la sorpresa di questo viaggio, un aspetto che ritengo importante quanto le meraviglie geologiche dell'altopiano di Ustyurt.

 

Caffetteria Aeroporto Aktau

Giardino del Mangyshlak 1852

Taras Hryhorovych Shevchenko

Il giorno più lungo

Atterriamo all'alba all'aeroporto Ševčenko (Шевченко) (IATA: SCO), (kazako: аэропорт Ақтау, russo: Аэропо́рт Акта́у) situato a circa 20 chilometri a nord-ovest di Aktau. La struttura è dotata di una pista di asfalto lunga 3.052 metri, l'altitudine è di soli 22 slm.

Taras Hryhorovych Shevchenko (Тара́с Григо́рович Шевче́нко) era un poeta ucraino qui esiliato nell' "800 e dal 1964 al 1981 fu anche il nome della attuale Aktau (vedi anche Akmish Tau nell'Ayrakty).

Recuperati i bagagli, per chi volesse un caffè, al secondo piano nel salone partenze, c'è una caffetteria in funzione.

 

Nel corso del viaggio, entrando più nell'entroterra avremo un clima più simile a quello registrato dalla stazione meteo di Zhanaozen, clima secco e temperature medie basse, ma più alte che ad Aktau.

 

Chiariamo subito che questo NON è un viaggio di mare. Anche i gruppi estivi del 2018 e 2019 NON hanno avuto alcuna possibilità di soddisfare le esigenze di chi voleva almeno bagnare i piedi nel Caspio.

 

Incontrato lo staff, presentati gli autisti e saliti sulle 4x4, ci dirigendo verso l'angolo nord ovest della penisola.che si protende nel Mar Caspio. A fianco a noi corre il tubo di distribuzione del metano per la rete domestica delle poche fattorie che scorgiamo, una curiosità che sorprende chi non sia mai stato in Sovietistan. Lasciata la strada asfaltata, la pista corre in un ambiente di dolci dossi privi di vegetazione portandoci all’agognato caffè ed alla colazione.

Se da un lato non conviene recarsi in città e dormire qualche ora, la giornata si presenta intensa perché racchiude una perla del nostro viaggio: la moschee sotterranea di Shapak Ata.

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Mangystau e Tupkaragan

Clicca sul rettangolino in alto a destra per il tutto schermo.

Se il Mangystau (nel sito uso questa grafia) è parzialmente una penisola, il Tupkaragan  è la sua parte più occidentale. Entrambi i toponimi sono sia geografici che amministrativi, infatti Oblast (regione) e Audan (distretto). La regione del Mangystau (Mangghystau, in kazako: Маңғыстау облысы, traslitterato: Mańǵystaý oblysy; in russo: Мангистауская область, traslitterato: Mangistauskaja oblast) si estende per circa 400 km sia in latitudine che in longitudine. Essendo occupato per una buona fetta dalla depressione caspica vede le quote scendere fino a 70 metri sotto il livello medio dei mari. Il resto del territorio si estende sui bassi altopiani di Mangystau, ricompreso interamente nei confini regionali e culminante a 556 metri di quota, e sul più grande altopiano Ustjurt, condiviso con l'Uzbekistan.

Poluostrov (penisola in russo) Tyub-Karagan o Tupqaraghan Tubegi è la piccola penisola che costituisce la parte più occidentale della penisola del Mangystau. La costa settentrionale. oltre ad alcune depressioni, offre diversi canyon che scendono al mare e, con paragone forse improprio, potrebbero ricordare i wadi dell'Oman.

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Una vecchia mappa dell'URSS

Le nostre 4x4 sfrecciano verso nord in direzione di Fort Shevchenko, ma prima di raggiungere l'insediamento, sette chilometri dopo il bivio per Shakpak-Ata, voltiamo verso destra rallentando nei punti in cui la strada è dissestata.

Mausoleo di Akshora

Vi sono vari percorsi verso settentrione. Lungo uno di questi si noterà sulla destra una collinetta caratterizzata da due edifici. Gmaps riporta solo il nome Kosum, ma, secondo altre fonti, si tratterebbe del Mausoleo di Akshora. La ricerca di G. Bonora lo descrive a pag 183 e la ritiene anonima, ma la popolazione locale lega Akshora a Beltoràn (un mausoleo non molto distante) con una storia di amore.

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Kanga Baba

Taras Shevchenko: Turkmen cemetery in Dolnapa valley, 1851
mausoleo di Karakoz (Қаракөз бейіті)
Kanga Baba
Koytas su basamento posteriore
Ex stella rossa sul Kazakistan

Procediamo direttamente verso la Necropoli di Kanga Baba o Khanga Baba (nel redazionale di AnM è indicata come Hanga Baba), situata a venticinque chilometri circa da Fort Shevchenko, a tre chilometri a sud della strada che va da Fort Shevchenko a Taushik.

 Vi si può giungere mediante una pista che arriva al gelso sovrastante la necropoli oppure con uno sterrato più in basso che arriva al cimitero ancora in uso pochi anni fa come testimonia la stella incisa e colotaya di rosso su una stele.

Una bassa cancellata, scavalacabile senza difficoltà, difende ii sepolcri. Poco distante, un’altra cancellata circonda i resti della  Moschea di Makhtum Baba di cui rimangono le tozze colonne interne ed i muri perimetrali.

 

29-05-22 1° viaggio) Le 4x4 giungono su una collina da cui si scorge, sotto di noi, la necropoli. Accanto a noi c'è un edificio non molto alto, circa tre metri che un cartello indica come mausoleo di Karakoz (Қаракөз бейіті) costruito verso il XV secolo (cambiando il traduttore ottico da russo a kazako leggo cimitero) Giriamo attorno all'edificio poi ci incamminiamo in discesa verso la necropoli. Qualcuno fa due passi in più e raggiunge i resti di un edificio senza tetto con all'interno enormi colonne e che si rivela essere la Moschea di Makhtum Baba.

 

04-09-22 (2° viaggio) Con il gruppo di settembre gli autisti non sono saliti sulla collina ma hanno raggiunto il cimitero daun'altra pista. Mentre ci aggiriamo fra le tombe dopo aver scavalcato la bass cancellata, dispongono i tavoli pieghevoli e mettono in tavola il necessario per la colazione cioè dolci, dolcetti, pane, marmellata e formaggi.

 

Le ragioni del nome della necropoli non sono chiare. Nel diciannovesimo secolo, studiosi russi scrissero provvisoriamente che il nome potrebbe essere stato collegato alla presenza di una tomba di un khan kazako. È possibile che il nome derivi dall'etnonimo della tribù turca Oghuz (o Oghuz ), che il cartografo  al-Idrisi (geografo di Ruggero II) chiamava “Khangakishy” o “Khangaguzy” e le cui terre sulle sponde meridionali del lago Balkhash chiamava “Khangaket”. Infatti il toponimo Kanga (o Khanga) è abbastanza diffuso nell'area dell'Altopiano di Ustyurt.

Il poeta-pittore Taras Shevchenko visitò la necropoli nel 1851 e ci è pervenuto un affascinante disegno da lui realizzato del complesso centrale.

Un tipo di monumento arcaico in evidenza a Kanga Baba sono le steli shiraki.

L'edificazione dello scomparso complesso di Kanga Baba è sicuramente legata alla presenza della rotta commerciale dalla antica Corasmia verso nord lungo le sponde orientale e settentrionale del Caspio e di una sorgente d'acqua dolce, già in uso nel periodo Oghuz – Kipchak (XI – XIII secolo).

Il primo nucleo potrebbe essere stato edificato per la presenza sia dell'acqua che del boschetto di gelsi, che si trovava ad est della necropoli, due elementi naturali considerati sacri in Asia centrale, ed è possibile che qui fosse presente una sorta di santuario del culto dell'acqua. Purtroppo la siccità dello scorso ventennio ha seccato i gelsi e ne è rimasto uno solo presso la cisterna,  Le macchine parcheggiano nei pressi, fra il gelso ed un mausoleo. Uno sterrato scende dal parcheggio alla necropoli. In primavera la menta selvatica cresce su i prati che scendono lungo l'altopiano, riempiendo l'aria del suo profumo. Per saperne di più: Guide to Kazakhstan: Sites of Faith, Sites of History di Gian Luca Bonora.

 

Rispetto alle altre mete della giornata, Knaga Baba   e la moschea di Makhtum Baba sono di minor importanza ed interesse, ma può essere un momento di sosta per un caffè caldo ed uno snack.

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Moschea Makhtum Baba

Makhtum Baba è un luogo di pellegrinaggio, un luogo sacro e una necropoli. Questa moschea risale ai secoli XIV-XV. Il monumento è sotto la protezione della Repubblica del Kazakistan. Nei tempi antichi, la moschea era utilizzata come caravanserraglio e come madrasa (scuola coranica). La moschea è una struttura a più camere, di forma rettangolare. L'edificio è costruito in argilla e pietre semilavorate. Ora non c'è il tetto dell'edificio, ma a giudicare dal progetto nell'antichità, l'edificio aveva soffitti a cupola.

La leggenda stramanda che in una notte Makhtum Baba piantò un bellissimo giardino di gelsi nell'area desertica dove si trovava la sua moschea. La gente veniva a passeggiare in questi giardini e trascorrere del tempo. Nei giardini piantati da Makhtum Baba scorreva acqua fredda, qui ci si poteva dissetare e rilassarsi all'ombra degli alberi. Il luogo è considerato sacro e magico fin dall'antichità. Le persone vengono qui per fare il pieno di energia e trascorrere del tempo. Ora questi alberi e il giardino sono scomparsi da tempo, ma le leggende su questo giardino magico sono conservate dalla gente del posto.

 

Fra sideriti ed ammoniti

Hanga Baba può essere occasione di gustare la colazione, ma anche di iniziare un tour paleontologico individuando i resti di noduli sferici nelle vicinanze nei quali troveremo molluschi fossilizzati. Le classi di molluschi più comuni e paleontologicamente importanti sono cefalopodi, bivalvi, gasteropodi e molluschi scaphopodi.

Inoltre, potremmo vedere un gruppo di fossili marini importanti per la stratigrafia: le ammoniti , testimoni dei sistemi Giurassico e Cretaceo. Nonostante le indicazioni, pur fermandosi un paio di volte nel'area e percorrendo a piedi la salita fra il cimitero e il gelso, non sono riuscito a trovare i noduli criptocristallini nelle rocce sedimentarie con crepe e vene all'interno: setti mineralizzati, composti in parte da siderite e marna o altro materiale di argilla carbonatica. O meglio, non ho né l'occhio, né l'esperienza per individuarli, ma del resto che dire? Per legge non sarebbero asportabili e neppure si possono importare in Italia.

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La pista punta a nord verso il Caspio, poi volta nettamente ad est in corrispondenza del canyon (fiordo, fenditura, burrone...) di Tamshaly.

 

Il canyon di Tamshaly e la fortezza di Karagan
(non nel redazionale e non visitabile)

Il canyon di Tamshaly si estende per 3 chilometri da sud-ovest a nord-est, nella parte nord-orientale confina con il canyon di Meretsai, qui si trovano i resti della c.d. fortezza di Karagan, non lontano dalla grotta di Tamshaly.

Karagan krepos - Fortezza di karagan

La maggior parte delle "fortezze" di Mangistau sono ripari fortificati su promontori rocciosi, di regola non abitati stabilmente. Sono stati costruiti in periodi di situazioni pericolose. La sporgenza aggettante dell'altopiano dai fianchi scoscesi era bloccata da un massiccio muro, rinforzato da numerose torri semicircolari.

Le pareti sono state costruite con pietre non lavorate e senza malta. L'altezza delle mura poteva raggiungere i tre metri ed era fornita dall'interno di rampe di scale. Gli ingressi erano stretti. Archeologicamente, le fortezze rifugio si dividono in due tipologie: fortezze carovaniere e fortificazioni nomadi. Le prime furono erette sulle piste delle carovane in prossimità di pozzi, dove sorse un piccolo insediamento; Nelle seconde si stabilirono permanente famiglie numerose. In entrambi i casi, la funzione delle fortezze era ridotta alla protezione a breve termine di beni di valore o alla principale ricchezza dei nomadi: bestiame dagli attacchi di nemici o ladri e fonti d'acqua.

La fortezza di Karagan blocca un grande promontorio roccioso per 200 metri ed è fortificata con cinque "torri". Il muro non è alto, solo 1,5 metri, ma anticamente la sua inespugnabilità era rafforzata da un fossato e da un bastione dal lato del pavimento. È probabile che la rocca sia stata edificata nel tardo medioevo e percorresse una comoda discesa dall'altopiano alla sorgente e al mare.

 

L'idilliaco lago Tamshaly, si rigela un fosso di pochi metri.

Le gocce felici del lago Tamshaly

(non nel redazionale e non visitabile)

C'era una volta un ricco villaggio governato da un aksakal (barba bianca = uomo saggio). Dopo la sua morte, il villaggio andò in declino; la siccità inaridiva la terra, il bestiame iniziò a morire e presto è diventato chiaro che era necessaria una decisione.

Il saggio aveva nominato sua moglie come nuovo capo dell'aul (villaggio), la donna arrivò alla conclusione che era inutile aspettare passivamente che arrivasse la pioggia e che era meglio fare le valigie e lasciare il luogo in cui avevano vissuto per tutta la vita e andare alla ricerca di una nuova posizione per il loro villaggio con acqua, anche per stabilirsi in riva al mare.

Così tutto fu impacchettato e l'aul partì. Gli abitanti del villaggio viaggiarono a lungo, cercando invano l'acqua. Altri bovini morirono e alla fine la gente raggiunse i limiti della propria resistenza. Si erano accampati sul ciglio di un'alta e sterile pianura.

La vedova dell'aksakal si alzò e disse agli abitanti del villaggio che dovevano scavare per cercare acqua, ma i membri della tribù esausti non reagirono, quindi lei stessa iniziò a scavare a mani nude. Nulla accadde e la poca forza che aveva si esaurì. Ma nel momento in cui si accasciò stremata e morì, all'improvviso sgorgarono gocce d'acqua dalle rocce, come se la natura stesse versando lacrime per lei.

Da tutti i lati, l'acqua scorreva e formò un piccolo lago, da cui un piccolo ruscello si dirigeva verso il mare. La gente bevve, il bestiame si dissetò e l'aul sopravvisse. Tamshaly significa gocce felici.

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Mys Zhigalgan

Ci dirigiamo verso la costa, con alcuni punti panoramici sopra la falaise che scende a picco e raggiungendo il promontorio di Zhigalgan (lett: terra caduta; pr.it. Gigalgan, anche Dzhigalgan, Zhigylgan), un’enorme pietraia brulla fra falesie che scendono verso il mare  formatasi in seguito a processi di frane e erosioni in prossimità del Mar Caspio. Il punto panoramico è a sud est del capo omonimo  Mys Zhigalgan da cui distiamo circa quattro chilometri. Siamo a quota 150 metri secondo l'algoritmo del satellite Nasa. Dal promontorio roccioso un sentiero scende sulla pietraia sottostante di una cinquantina di metri, sprofondata eoni fa e considerata un cimitero di animali pietrificati, fossili risalenti a 10-14 milioni di anni fa rimasti intrappolati nel tempo.

In paleontologia sono ben note le caratteristiche degli antenati a tre dita del cavallo e dei felini dai denti a sciabola nel Neocene (da 23 a 3 milioni di anni fa circa), raramente qualcuno ha visto tracce di questi animali. Zhigylgan offre la rara opportunità di contemplare uno spettacolo straordinario: frammenti di lastre con impronte sulla superficie di tracce pietrificate di felini grandi e piccoli e zoccoli profondamente impantanati.

Il toponimo può trarre in inganno perché simile a alla Depressione di Jygylgan (il toponimo ha lo stesso significato), situata molto più ad est, oltre Ozero Tuzbair, e nemmeno con la Depressione di ne di Karagiye.

 Le particolari formazioni rocciose nascondono numerosi fossili e impronte di dinosauri, e sul fondo della depressione si narra vi sia una sorgente che alimenta un singolare laghetto che ha la forma di un cuore, ma forse ci si confonde con la pozza di Tamshaly.

Il clima è secco. La temperatura media è di 14°C. Il mese più caldo è luglio con 31°C e il più freddo è gennaio con -6°C. La piovosità media è di 346 millimetri all'anno. Il mese più piovoso è giugno, con 62 millimetri di pioggia, e il più secco è febbraio, con 9 millimetri.

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Zhigalgan, promontorio Zhigalgan Impronte fossili

Impronte fossili

Menta profumatissima

Distribuzione d'acqua

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La pista costeggia diversi cimiteri. I nomi possono essere dedotti da GMaps o da Open street Map (non ho consultato le mappe URSS in cirillico). Alcune posizioni di GMaps, caricate da utenti sono errate. ma ha poca importanza perché i cimiteri non sono sempre visibili dalle 4x4: Karagashty Aulie (Некрополь Карагашты Аулие) e il cimitero di Ushtam - Үштам қорымы).

 

Karagashty Aulie (non nel redazionale)

Qui, sul posto, diventa chiaro perché questa necropoli si chiama "Karagashty": In tutto lo spazio osservabile, non è visibile un solo albero, ci sono solo vecchi karagachi (nome chirghiso dell'Ulmus Ulmifolia), contorti dal tempo in forme bizzarre. Chissà, forse furono e rimasero gli unici testimoni dell'erezione dei primi sacelli.

Come ad Hanga Baba, si possono notare quasi tutti i tipi di tomba - dai mausolei alle piccole forme. Ci sono opere veramente altamente artistiche che riflettono lo sviluppo delle tradizioni architettoniche e dell'arte decorativa e applicata nella regione. Dovrebbe esserci anche l'immagine di una ragazza con le treccine. Questa è una grande rarità: l'immagine di una donna sul monumento suggerisce che l'Islam non è stato imposto con la forza, è stato adottato (l'Islam tali immagini sono proibite), quindi alcuni rituali e usanze sono stati preservati.

 

Kenta o Kenty Baba

Kenta Baba (44.4631°,50.9948°)
Kenta o Kenty Baba
Braghe corte sacrileghe e sacrilegio camminare sui muri...

Kenty Baba  (non nel redazionale)

 

Il mausoleo a Kenta Baba è un luogo sacro. EVITA di offendere la guida ed i fedeli in visita indossando capi succinti cioè calzoni corti anche per gli uomini, braccia scoperte, testa scoperta. Evita di poggiare i piedi sulle tombe e sulla terrazza di sederti  o salire sul parapetto.

 

Se il tempo lo consente, procediamo verso la Necropoli di Kenty-Baba (Kenta Baba, Некрополь Кенты-Баба), situata nei pressi del canyon di Tanshaly. Il cimitero racchiude due mausolei a forma di torre e altri monumenti scolpiti. Necropoli è il termine per indicare questi antichi cimiteri islamici e "Kenta Baba" tradotto potrebbe significare città santa dei morti.

Circa 130 monumenti commemorativi dei secoli 11°-12° si ergono in forma di koytasy o kulpytasy, pietre tombali di piccola forma con incisione in rilievo, una consuetudine che permane tutt'ora nei cimiteri islamici ed anche ortodossi od ebraici degli "stan", ma che ritroviamo anche nella cristiana Armenia. Si può notare anche la presenza di rari tipi di monumenti, ad esempio i koshtarasi, rappresentazioni schematiche in rilievo di dorso e corna di ariete, che dal punto di vista compositivo sono molto simili al koytasy. Le tombe turkmene sono decorate con disegni di sciabole e con sure del Corano, mentre le tombe kazake sono più ricche di ornamenti geometrici, puramente decorativi.

Kenta Baba è vicina a Sultan-Epe e dista 11 chilometri in linea d'aria da Shokpak. I canyon sono tutti nelle vicinanze.

Terminato il viaggio ricorderemo la bellezza dei paesaggi, le sensazioni, le emozioni, ma i toponimi si confonderanno nei ricordi. Il mio consiglio è di scattare foto con la posizione gps sia che si usi il cellulare, sia una potente macchina digitale.

 

Il monumento che maggiormente attrae l'attenzione è una struttura a camera singola con cupola quadrata, simmetrica rispetto all'asse longitudinale che passa attraverso l'apertura di ingresso.

L'edificio è orientato con la facciata principale a sud-ovest, quindi in direzione La Mecca. Nella muratura sono state utilizzate pietre di vari tipi e gradi di lavorazione. La muratura principale era costituita da lastre di pietra lavorate approssimativamente. La superficie delle facciate era rivestita con lastre scavate e levigate. La facciata principale è arricchita da un piccolo portale, la sua superficie è stata decorata con un registro di sculture in pietra e bassorilievi.

Le pareti dell'edificio si assottigliano leggermente verso l'alto, creando l'illusione di altezza e grazia ancora maggiori. Le caratteristiche della muratura e dell'arredamento, rendono possibile parlare dell'uso da parte dei costruttori del mausoleo di Kenta Baba di tecnologie di costruzione e tecniche architettoniche conosciute e utilizzate nel Khorezm (Chorezm, Chorassan) o Corasmia medievale. Direttamente di fronte al mausoleo si trova una moschea all'aperto. Il territorio della necropoli ha accumulato una grande densità di eventi, nella sua antichità si tenevano massicci servizi di culto all'aperto in onore di feste e cerimonie religiose; sono state svolte attività rituali legate all'invio delle anime di nomadi defunti. Le tribù nomadi che attraversano questo luogo si fermano qui per riposare e pregare. Le pareti dei monumenti della necropoli contengono immagini di molte iscrizioni di tempi diversi, disegni di animali, palme aperte (tra i sufi, l'immagine delle palme è considerata un talismano che protegge il luogo sacro e tutti coloro che vengono qui da forze impure), motivi vegetali.

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Variante Tauchik (Taushik, Taushyq, Taūshyq, Таучик) (Gruppo Mangystau 2)

Una breve deviazione permette di raggiungere Tauchik, in genere previsto nella seconda tappa. Il villaggio permette di collegarsi alla rete internet e fare rifornimento di viveri, bevande. Qui sotto alcune immagini del villaggio.

 

Tauchik - Grafico climatico
J F M A M J J A S O N D
 
 
19
 
 
−2
−8
 
 
7
 
 
5
−7
 
 
10
 
 
13
−1
 
 
15
 
 
25
5
 
 
9
 
 
37
13
 
 
16
 
 
39
17
 
 
22
 
 
43
20
 
 
11
 
 
43
18
 
 
19
 
 
36
14
 
 
9
 
 
26
7
 
 
17
 
 
12
1
 
 
20
 
 
1
−5
Kasarangang talay sa kainiton (°C)
Kadaghanon sa ulan (mm) Tinubdan: [6]

Sultan Epe, la moschea sotterranea
(non nel redazionale)

Maggio 2022

Arrivati di domenica, non siamo riusciti ad entrare nella moschea perché affollata di fedeli. La visita è riuscita nel  settembre successivo,ma discese la buia scala non ci siamo avventurati oltre nello stretto corridoi.

 

Settembre 2022

E’ domenica, giorno festivo. Mentre visitiamo Kenty Baba, grossi fuori strada ma anche berline ci passano accanto e le ritroviamo a Sultan Epe si trova circa un chilometro dopo, ai margini di una profonda gola. Ai margini della necropoli, proprio accanto al parcheggio, presso un piccolo edifico che ci spiegano essere una foresteria per i pellegrini, si innalzano alcuni pali alti quattro cinque metri. Fedeli in piedi pregano imponendo le mani , accendono fuochi sacri e legano dei pezzi di stoffa ai pali. Li seguiamo a piedi su un sentiero roccioso con tracce di fossili, fino alla cancellata che circonda la moschea ipogea dove riposa Sultan Epe (Султан-Эпе).

 

Pozzo Artesiano

Cupole della Moschea di Sultan Epe

La cupola dall'interno

Discesa nel mistero della moschea.

Sultan Epe si trova circa un chilometro dopo la piccola necropoli di Kenta Baba, ai margini di una profonda gola. La necropoli, dove riposa il santo Sultan Epe (Султан-Эпе), presenta numerose steli, mentre la moschea sotterranea, coeva a quella di Shakpak Ata, comprende diversi piccoli ambienti e corridoi bassi. Dall'esterno si notano solo le cupole che sporgono dal terreno per poco più di un metro ed è difficile immaginare che vi siano all'interno nove ambienti e diversi corridoi in cui talvolta occorre camminare quasi a carponi. Nelle tradizioni del Mar Caspio kazako, la personalità di Sultan Epe occupa un ruolo particolarmente importante. Fra i credenti è venerato come santo e viene chiamato dal popolo "protettore dei marinai".

Durante la sua vita, ha spesso aiutato i marinai delle acque del Caspio, dai quali ha ricevuto un tale titolo onorario e sarei curioso di sapere se Sultan Epe è venerato anche sulle sponde del mare di Aral o sulle sponde occidentali del Caspio.

La necropoli Sultan Epe comprende anche un pozzo artesiano, perfettamente funzionante e tutt'ora usato dai fedeli che vi attingono l'acqua, e siti antichi. I monumenti della necropoli sono associati all'era musulmana, tuttavia, materiali risalenti al periodo preistorico sono stati trovati e raccolti nelle sue vicinanze. Una caratteristica speciale della sepoltura locale sono gli alti pali di legno che si innalzano sopra le tombe, un esempio è la sepoltura vicino all'antico rifugio peri pellegrini nei pressi del parcheggio con gli alti pali.

I credenti e i turisti interessati fanno un piccolo nodo di pezzi di stoffa, legandoli a un palo e lasciando soldi di cui le persone bisognose potrebbero aver bisogno.

Tutto il Kazakistan è punteggiato di pittoreschi cimiteri o necropoli situati nei dintorni di villaggi e città e il Mangistau ne conta moltissimi. Secondo la gente del posto sarebbero 362, tanti quanti i missionari sufi che vi predicarono. Molti luoghi di culto risalgono ai tempi dei nomadi, quando le tribù seppellivano i defunti in luoghi particolari. I monumenti in pietra più antichi delle necropoli sono spesso ornati da affascinanti sculture: le più comuni sono kulpytas, colonne in pietra scolpita, koitas, arieti stilizzati, koshkar-tas, arieti scolpiti in modo più realistico, e sandyk-tas simili a sarcofagi. Alcuni linguisti associano il nome di Sultan Epee con il vocabolo acqua di origine iranica.

Nel 1982 è Consiglio dei ministri deli'allora SSR kazaka inserì Sultan-epe nella lista dei beni della repubblica da preservare. Nel 2003 nel monumento è stata condotta una ricerca archeologica (salvataggio di emergenza) sotto la guida di A. Astafiev e M. Kalmenov. Nel 2004, i funzionari del "Mangistau restoration", sotto la guida di M. Nurkabaev, hanno effettuato lavori di restauro.

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La leggendaria vita di Sultan Epe (vedi scheda)

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Continuiamo per il Kapamsay Canyon, con la sua colata di gesso bianco scintillante e non mancheremo di ammirarlo dall’alto. Quando vedo queste gradinate di roccia, penso alla nostra Scala dei turchi o alla scogliera di Étretat immortalata in mille modi da Monet.

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Kapamsay Canyon o Shakpakatasay?

Pusa caspica

Fiori del Kapamsay

Sergey Khachatryan©maggio 2022

Ai piedi di queste grandi scogliere di gesso, un tempo scorreva uno stretto ma profondo fiume ora inaridito, ma tutt'ora c'è un boschetto verde con enormi alberi secolari. I turisti a volte non raggiungono mai il fondo del fiume, poiché amano collezionare pietre di silicio, che sono disseminate di terreno. Ricordo che in ogni nazione i reperti geologici non possono essere esportati.

La superficie del terreno è coperta da uno strato di sale, non ci sono fonti di acqua dolce, né vegetazione. Il terreno è completamente inadatto alla sopravvivenza di uomini e animali ma scendendo si nota una grotta che un tempo è stata abitata, tuttora si affaccia nella parete del canyon.

Luoghi meravigliosi dove "navighiamo" a vista, Inutile porsi la domanda "Dove siamo?" Siamo dove la guida afferma che siamo, ma che importa se siamo nel Kapamsay Canyon o nel Shakpakatasay Canyon? I nomi e le rocce si confondono nel bagliore allucinante del bordo dell altopiano di gesso.

Forse la posizione, i nomi i sentieri, non sono conosciuti neppure dagli abitanti della penisola di Tupkaragan (penisola nella penisola) dove ci troviamo, con la costa tutta frastagliata e che si protende verso l'arcipelago omonimo, uno dei pochi luoghi del mar Caspio che ospita anche la foca del Caspio (Pusa caspica) che da nome all'arcipelago.

Come sia arrivata qui è una vera curiosità. Pare che i mammiferi abbiano raggiunto da nord il Caspio durante il Pleistocene, con l avanzare dei ghiacci continentali e dei laghi proglaciali. Le foche dalle isole raggiungerebbero anche la costa, ma sono invisibili al turista. Forse le avranno viste i geologi alla ricerca di giacimenti od i pescatori che abitavano nei pochi villaggi costieri come l insediamento di Путь к коммунизму (Via verso il comunismo - classico nome di molte imprese sovietiche), ormai diruto che si trovava presso la foce del canyon di Kapamsay...

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Moschea sotterranea di Shakpak-Ata

Mausoleo di Yerzhana Khazreta

Il cammino del derviscio

Shopan Ata

Shakpak Ata

Beket Ata

Capitello, entrando a destra

Shakpak Ata (capitello=

Capitello

Tombe esterne

Timur illustra l'architettura.
 
 

Dopo il canyon calcareo di Kapamsay con le drammatiche pareti sporgenti la pista si dirige verso la costa e gli autisti ci porteranno fino ad un moderno edificio a cupola, nei pressi della moschea sotterranea di Shakpak-Ata (Шақпақ ата, Shaqpaq Ata), forse la più impressionante dal punto di vista architettonico delle moschee sotterranee della regione. Con lo stesso nome vi è una moschea in Kazakistan ma molto più ad oriente. Il cimitero (necropoli) si trova a sud della strada principale, mentre a nord c'è il bianco Mausoleo di Mavzoley Yerzhana Khazreta. In primavera, i cespugli di tamerici nella piana creano uno scenario gradevole e qui si trovano numerose selci: shakpak, in kazako, significa infatti selce.

Edificio sommitale

 

 

Shapak-Ata Шакпак-ата scritte

Shakpak Ata esterno

Braccio sud e finestra

Braccio est e stanze di guarigione

Shakpak Ata interno braccio nord

Dal satellite si distingue nettamente la scalinata di accesso

Il Mufti con Carlo Dolce

Fedeli e infedeli ma sempre del Libro

La moschea incompiuta nel canyon Kapamsay, sotto la custodia del Mufti di Shakpak Ata.

Nel web spesso è indicata come Patrimonio dell’UNESCO, ma nessuna delle moschee del Mangystau è inserita nelle liste dei Word Heritage Site sebbene Shakpak sia un sito affascinante che meriterebbe di essere più conosciuto. La moschea è la seconda tappa del pellegrinaggio islamico sufi nella regione. Ovviamente, vicino alla moschea, passiamo accanto ad un cimitero (necropoli di Shakak-Ata o Shaqaq). Le guide cartacee e i siti web inducono ad un po' di confusione fra la necropoli (cimitero), la moschea sotterranea scavata nella falesia, l'edifico che la sovrasta e la moschea a cupola distante circa 400 metri più a oriente.

Questo luogo, costruito in onore di una figura locale di nome Erzhan Haziret, celebre per la sua spiritualità, offre un alloggio di base per i pellegrini che lo visitano. Dormire supini sui tappeti delle varie stanze della moschea, porta benefici, benessere e benedizioni al credente, sia qui che nelle altre moschee. All'interno dell'edificio c'è un museo di una sola stanza, che contiene capi di abbigliamento indossati da Erzhan Haziret e, utilmente, un cartello illustra la planimetrie di Shakpak Ata e altre moschee sotterranee della regione.

Shapak-Ata è un mazār (in arabo: مزار). cioè un mausoleo o un santuario, in genere quello di un santo o di un famoso leader religioso, da qui il nome del più famoso Mazār-i Sharif in Afghanistan. I testi arabi medievali possono anche usare le parole mašhad (il più sacro dei mausolei in iran nella città omonima), maqām o darīh, quest'ultimo termine lo ritroviamo anche in hindi come zarih.

Alla nostra sinistra venendo dal parcheggio, una comoda scalinata si trova la moschea sotterranea, datata tra il 10°e il 13° secolo. La roccia che forma ka parete della falesia ha assunto qui una forma a nido d'ape, a causa dell'erosione del vento. I gradini conducono ad una terrazza con alcuni sepolcri shiraktase. I pellegrini credenti vi accendono un fuoco commemorativo, i pellegrini turisti fotografano le pietre, reminescenza di antichi riti zoroastriani, del resto Zarathustra è nato sulla sponda opposta del Caspio.

Nella grotta di Shakpak gli archeologi hanno rinvenuto tracce di attività dell'età della pietra e del bronzo. Per molto tempo la grotta fu utilizzata dagli adoratori del fuoco, che erano aderenti a una delle religioni più antiche, lo zoroastrismo, che fu portato in questi luoghi dall'Iran. Sorprendentemente, la popolazione di Mangystau ha conservato la sua tradizione di adorare il fuoco, in sincretismo alla tradizione musulmana.

Su uno speciale piccolo altare sulla terrazza prospiciente l'ingresso, chiamato shirak i pellegrini bruciano strisce di tessuto imbevute di grasso di pecora e fanno appello al fuoco con le loro preghiere. Si dice che gli eremiti muovessero le mani come se prendessero le fiamme e schizzassero l'aria calda sulla propria faccia. Gli accoliti locali si definiscono "shirakshy".

C'è un portale ad arco a nicchia, coperto da incisioni di cavalli, impronte di mani e iscrizioni in arabo. Si entra nella moschea attraverso una porta di legno quindi si salgono alcuni gradini sorpassando alcuni antri che conducono a misteriosirecessi.

La leggenda narra che Shakpak Ata fosse nipote di Shopan Ata. Era un derviscio ascetico che trovò rifugio nella grotta con i suoi discepoli in un momento in cui i nemici stavano assalendo la regione, e trascorse gli ultimi anni della sua vita da eremita, senza mai lasciare la grotta.

Si dice anche che gli antichi maestri sufi abbiano dato asilo ai malati nei loro rifugi sotterranei per curarli, e che anche oggi una notte passata in queste grotte in compagnia di spiriti benevoli curerà la maggior parte delle malattie.

Le pareti sono ornate da iscrizioni arabe, colonne scolpite, nicchie consunte in forme strane dagli agenti atmosferici e disegni di cavalli e di mani. Lungo le pareti vi sono anche diverse nicchie funerarie e sotto la moschea si trova una necropoli coeva con oltre 2000 tombe.

La pianta della moschea è a forma di croce. Lo spazio centrale quadrato ha un soffitto a cupola con un foro nella parte superiore per la luce e la ventilazione. La volta a cupola e il foro di areazione potrebbero rammentare una yurta. Secondo la tradizione. un tempo sopra la cupola veniva acceso un fuoco per guidare i pellegrini di notte.

Ad ogni angolo dello spazio c'è una colonna, con graziosi archi uniti tra di loro. Il braccio sud della croce ospita in una nicchia il mihrāb, la nicchia che indica la direzione (qibla) de La Mecca con altre nicchie attorno. Il braccio ad oriente dello spazio centrale è molto più lungo degli altri, con ulteriori nicchie lungo le pareti, probabilmente per i libri. Le pareti della moschea sono ulteriormente animate da piccoli fori nei quali sarebbero state collocate le lampade, da numerose iscrizioni arabe e da disegni incisi di cavalli, capre e impronte di mani.

Alla fine di questo braccio principale c'è un secondo ingresso alla moschea: una rampa di scale conduce sul terrazzo naturale. Una struttura metallica a base quadrata è stata posizionata sopra la sala centrale come protezione. La struttura toglie la bellezza naturale del sito. Vi è poi un edificio accanto al quale, tagliate sulla roccia  calcarea, ci sono due file di coppelle a forma di uovo: questa era una tavola per il togyzkumalak che è tuttora il gioco nazionale da tavolo kazako.

Una descrizione della moschea si trova a pagina 186 del libro di Gianluca Bonora Guide to kazakistan.

 

La parola canyon suscita nel nostro (mio) immaginario le fantasie di  fenditure profondissime come il Grand Canyon scavato dal fiume Colorado in Arizona e, per i più immaginifici, il Gran Burrone, o Rivendell, la Forraspaccata elfica. In realtà come, abbiamo visto, queste fessure che si aprono sulla costa non sono molto profonde ma dopo una notte insonne, l'emozione è pur sempre forte.

Arriviamo finalmente ad allestire il nostro primo campo sotto le stelle al Kapamsay canyon, con i suoi colori che variano dal bianco all’argento e le sue falesie bianche. Dopo una giornata così intensa, auguriamoci un meritato riposo cullati dal vento del Mangystau.

 

Nel dormiveglia penso al santo Shakpak che non lasciò mai la grotta e mi chiedo chi portasse fuori le sue deiezioni...

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Il confine amministrativo fra il distretto di Tupkaragan e l'adiacente distretto di Mangystau (capitale amministrativa Shetpe) passa da queste parti.

 

Fonti:

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Guide to Kazakhstan: Sites of Faith, Sites of History, (scarica PDF) Gianluca Bonora, Umberto Alemandi & C.

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A Nation’s Holy Land: Kazakhstan’s Large-Scale National Project to Map Its Sacred Geography
Published online by Cambridge University Press: 2021

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Asima G. Кoshim, Aigul M. Sergeyeva, Roza T. Bexeitova, Aliya S. Aktymba Landscape of the Mangystau region in Kazakhstan as a geomorphotourism destination: a geographical review. in GeoJournal of Tourism and Geosites

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