L'itinerario giorno per giorno è studiato per visitare i maggiori punti di interesse lungo il percorso. Si basa sulle numerose esperienze precedenti e potrà essere leggermente modificato nei tempi delle tappe da luogo a luogo.
11 ottobre sabato - Italia Partenza in volo per DelhiPer raggiungere Delhi, AnM utilizza voli Air India, Turkish, Etihad, Lufthansa, Swiss Air oi altre compagnie .La maggior parte dei voli effettua uno scalo intermedio (Qatar a Doha), Etihad a Abu Dabhi, Turkish a Istanbul) giunge a Delhi nelle prime ore del mattino successivo. Chek-in on-linen giorno prima della partenza riceverai un'email da Viaggi Avventure nel mondo in cui ti chiederanno di effettuare il chek-in on-line- Puoi farlo dal sito della compagnia aerea ma anche da cellulare mediante la applicazione. La prima cosa da fare è quella di scaricare l'applicazione della compagnia cinese. Dopodiché, avviate l'applicazione inserendo le vostre credenziali. Una volta dentro, così come per il check in online fatto tramite il sito, ti basterà confermare identità e numero dei passeggeri. Per i voli internazionali, si prega di effettuare il check-in 36 ore prima della partenza. Il check-in on line non è permesso da 3 ore prima della partenza. Partenza da Malpensa MPX
Partenza da Fiumicino
12 ottobre domenica - Intermedio - DelhiIpotesi con volo con scalo intermedioAll’arrivo ci si trasferisce alle partenze domestiche (nazionali) nello stesso aeroporto. Se l'orar di arrivo non permette di proseguire in coincidenza con il volo per Leh, il nostro corrispondente storico con il quale collaboriamo da 50 anni, predisporrà il trasferimento dall’aeroporto ad un albergo prenotato. e ogni altro servizio richiesto come una breve visita dei principali luoghi di interesse della città.. 12 ottobre - Delhi - LehIl volo per Leh parte alle 5.30 circa; dall’aereo si godono panorami stupendi sull’Himalaia dell’India. A Leh, recuperati i bagagli e registrato l'ingresso, in taxi ci trasferiamo in un alberghetto e riposiamo per favorire l’aacclimatazione. Leh è posta a 3.450 m di altezza. Consiglio di uscire solo per il pranzo e al massimo una passeggiata in centro. Nel pomeriggio tranquilla passeggiata a Sankar Gompa, un piccolo monastero situato un tempo tra i campi e le tipiche case dei contadini ladakhi oppure allo Shanti Stpa, gemello della c.d. Peace pagoda di Pokhra in Nepal. Entrambi finanziati dalla Soko Gonkai giapponese.
13 ottobre lunedì - Leh - Valle dell'Indo est
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Il Ladakh è anche conosciuto come "La Terra degli Alti Passi" perché racchiude alcuni dei passi motorizzati più alti del mondo un tempo valicati solo a piedi e il Singe La (Colledle Leone) si erge orgogliosamente tra questi ad una altitudine di 5.091 m, questo passo offrirà il punto più alto del nostro viaggio.
Il valico del Singe La dista circa 183 km da Leh, il che richiede circa 4 ore di guida. Lo scopo della costruzione di strade attraverso passi di alta montagna è quello di collegare la regione dello Zanskar con la valle dell'Indo. La strada ha valore strategico ed è alternativa alla più comoda rotabile asfaltata Kargil - Padum. La strada prosegue oltre Padum con la Padum -Darcha - Manali.
Se il valico fosse chiuso per neve, il viaggio prevede l'andata
e ritorno dallo Zanskar
attraverso il Pensi-La che è sempre aperto dagli spazzaneve.
Si segue la strada che percorre verso nord il versante orientale del fiume Zanskar, formato dalla confluenza del Doda e dello Tsarap, arrivando a sThongde (clicca per la guida on-line) (13 km), un interessante monastero con diversi templi ed interessanti affreschi e statue, posto su di una rupe da cui si gode un’indimenticabile visuale sulla valle. Si prosegue quindi per Zangla (20 km), la vecchia capitale dello Zanskar, dove se sono. Possiamo visitare l’antico castello, restaurato da una fondazione ungherese, posto in una bellissima posizione che domina la valle dove si trovano anche molti chorten, di cui il più recente è quello di Bakula Rimpoce, l’Abate del Ladakh scomparso una decina di anni fa; nell’oasi è situato anche un interessante convento femminile. Per chi fosse interessato è possibile cimentarsi con una passeggiata che porta nella stretta gola dove si trova l’antico Chorten di Malakartse.
Da Zangla si ripercorre la strada fino al ponte sullo Tsarap nei pressi di Padum e da qui si prosegue per il villaggio di Karcha (clicca per la guida on-line), dominato dal grande monastero di scuola Ghelupa costruito sulle rupi rocciose, il principale dello Zanskar. La visita rivela diverse sale e alcuni affreschi dell’XI secolo; sul monte antistante è situato l’antico convento femminile, ricco di sorprendenti reperti artistici. Rientrando a Padum si sosta per una visita al vicino villaggio di Pipiting, dove si trovano un grande stupa ed un monastero.
Da Padum seguiamo la strada asfaltata per Manali che risale la stretta valle del vorticoso fiume Tsarap: la meta è l'oasi di Purne. Lungo il percorso visitiamoi monasteri di Bardan e Mune. Da Purne prosegue a piedi per Phuktal, un percorso senza eccessive salite ma lungo, che richiede circa dueore; per chi volesse vi è la possibilità di noleggiare un cavallo da montare per tutto il percorso. Sotto il Gompa, dove la quota è di circa 3950 mt, ci si accomoda nella Guest House dei monaci. rudimentale alloggio ma il luogo merita questo piccolo sacrificio!
Tornando verso Padum, poco prima della cittadina, chi vuole può cimentarsi nella breve salita vero l'alpeggio di Shila Phoo.
L'altimetria e la salita sono raccontate qui.
Scendiamo da Shila in tempo per assistere alla prima giornata del Padum Hurim.
Inizia quindi il percorso di rientro verso Leh, risalendo le acque del fiume Doda, il ramo occidentale del fiume Zanskar.
Sostiamo al vicino Gompa di Sani e proseguiamo fino al ponte di Ating e da qui si segue la strada asfaltata lungo la riva meridionale del Doda imboccando la valle che porta a sud verso dell’Umasi La, dove sospeso ad una rupe si trova il piccolo monastero di Dzongkul (clicca qui per la guida on-line), che fu il principale luogo di ritiro dell’importante maestro mistico Naropā, uno dei maestri principali della tradizione Kagyupa e autore del famoso testo dei “sei yoga” che è tutt’ora una delle guide esoteriche utilizzate dagli yogi tibetani.
Eventuale breve sosta per una visita al piccolo gonpa del villaggio di Phe e si continua lungo la strada che si era utilizzata all’arrivo, valicando il Pensi La (4400 mt), abitato da miriadi di marmotte, dove la vista spazia sulle distese glaciali del misterioso massiccio del Sickle Moon, e porta sulla piana di Rangdum, dove si trova un isolato monastero (Vedi guid on-line) posto su un colle morenico al centro di una valle di inimmaginabile bellezza, con vaste pasture di yak coperte da milioni di stelle alpine.
Siamo al Monastero di Rangdum ed al vicino campo tendato.
Rangdum è l’ultimo punto del nostro viaggio in Zanskar dove si incontra la cultura del buddhismo tibetano prima di immergersi nel mondo dell’Islam che popola le valli sottostanti. Ammiriamo sulla nostra sinistra i maestosi ghiacciai che scendono da vette altissime dominate dal Nun (7.135m), che in un tratto arrivano fino al livello della strada, si segue la valle del fiume Suru, un affluente dell’Indo che oltre il villaggio di Panachik fluisce verso nord giungendo nella cittadina di Kargil sulla strada che collega il Ladakh al Kashmir: Leh dista da qui 230 km e Srinagar è un poco più vicina. Cercheremo di aggirare Kargil con la nuova strada che porta all'areooroto ed al bivio per Batalik e Leh.
Pochi chilometri verso Leh ammiriamo il gigantesco Maitreya di Mulbekh e pernottiamo nei pressi in guest house o in campo tendato.
In mattinata chi vuole sale ad Urgyen Dzong (se non fosse stata effettuata alla sera prima) e superato il Namika la (3.718m) lasciamo la strada NH1 diretti a Chiktan ed alla valle di Dah Hanu dove vivono gli ultimi dardi, nostri antenati indoeuropei.
Una strada si stacca verso nord-ovest in direzione di Gurgurod. Con un permesso si possono tramite essa raggiungere i villaggi dardi. La strada passa vicino alla linea di cessate il fuoco e, quando sarà terminato il ponte sull’Indo, si potrà andare da Khalsi a Kargil evitando i due passi d’alta quota del Fotu-la e del Namika-la.
La categoria comprende tribù che parlano lingue dardiche. Nella regione del Kashmir amministrata dall'India, queste tribù si trovano principalmente nei distretti di Kargil e Baramulla e alcune di esse si trovano a Leh. Sono prevalentemente musulmane e alcune sono buddhiste e altr hindu.
I Brokpa o Minaro sono Dardi buddhisti. Si trovano nella regione della valle ariana. Si chiamano "Minaro", mentre i Ladakhi li chiamano Brokpa o Dokhpa. Secondo il censimento indiano del 1991, c'erano 1.920 Brokpa. Parlano la lingua Brokskat o Minaro, che rientra nel gruppo linguistico Dardico orientale. I Minaro praticano due religioni; una è la loro religione tradizionale "Minaro" (culto degli spiriti). L'altro è il Buddhismo tibetano.
Queste tribù registrate sono chiamate "gruppo di tribù dardiche" nell'ambito delle tribù registrate dell'ex Jammu e Kashmir. Tuttavia, nello stato sono presenti altre popolazioni dardiche non tribali, come i Kashmiri. Secondo le ricerche più recenti, il termine "dardico" non è né linguistico né etnico; è solo un'espressione geografica appropriata utilizzata per designare ufficialmente la lingua indo-iraniana che conserva le caratteristiche arcaiche parlate nell'Himalaya nord-occidentale e nell'Hindu Kush. Non esiste unità etnica tra i parlanti di queste lingue. Inoltre, le lingue non possono essere ricondotte a un singolo modello di albero linguistico. Uno studio antropometrico su i Dardi venne condotto dalla spedizione di Filippo de Filippi (vedi Scheda).
Sui Brokpa e Machnopa, v. le Relazioni scientifiche della spedizione De Filippi: serie 2ª, vol. VIII,
Giotto Dainelli, Le condizioni delle genti, Bologna 1924 e vol. IX,
R. Biasutti e G. Dainelli, I tipi umani, Bologna 1925.
Sono conosciuti come popolo Shina. Tribù Drokpa (Shin) nella valle di Drass a Kargil: sono Dard musulmani noti come Drokpa o Shin, che si trovano nella regione di Drass a Kargil. Sono anche conosciuti come "Shin" per via della loro lingua, "Shinna", che fa parte del gruppo linguistico Dardi, appartenente alla famiglia indoeuropea non sanscrita. Si ritiene che provengano dal Dardistan. Pur professando la fede sunnita, mantengono alcune usanze portate con sé dalla loro patria d'origine. Parlano il dialetto Astori della lingua Shina.
Gli abitanti delle valli a nord di Kargil fino a Skardu sono i Baltì, gruppo etnico e linguistico estremamente interessante, una delle popolazioni himalayane più conosciute dopo gli Sherpa in quanto i Baltì sono stati protagonisti di affascinanti spedizioni nel Karakorum. I Baltì, vivendo ai confini fra mondo tibetano e mondo indoariano, hanno assunto caratteristiche ed elementi culturali da entrambe queste civiltà. Antropologicamente parlando i Baltì sono di origine indoerupea, come i Dardi o gli Hunzakut, mentre nelle valli verso il Ladakh, qualche individuo ha tratti mongolidi.
Il linguaggio era un tempo lo shina, appartenente all’area indoeuropea, ma dopo che il Baltistan cadde sotto l’influenza tibetana nell’11° secolo, divenendo il piccolo Tibet o Tibet degli albicocchi, lingua, costumi e religione subirono largamente l’influsso tibetano e buddhista. Con il ritorno all’Islam nel 16° secolo la cultura buddhista venne cancellata, ma la lingua rimase ed anche oggi i Baltì parlano una lingua che è una forma di tibetano arcaico.
I Baltì sono una popolazione molto povera. Il chapati è stato spesso l’unico alimento, frugale e monotono, condito o fritto nel burro o spezzettato nel tea salato, altri alimenti sono brodo, latte cagliato, verdure prodotte localmente come patate (una coltura iniziata nell’800), rape, piselli.
Il vestito è semplice: ampi pantaloni, casacca lunga, un’immancabile coperta di lana.
Esisteva un copricapo caratteristico: uno zuccotto di lana, ora è stato sostituito dal baschetto di Gilgit, ma si incontra ancora qualche anziano con il caratteristico copricapo di lana grezza di capra. Dell’influenza tibetana troviamo nell’abbigliamento femminile i grossi dischi di ottone o l’abitudine di pettinarsi con piccole trecce che ricadono sulle spalle. Dal Tibet (come nel vicino Ladakh) rimane l’uso alimentare del tea salato in cui viene sciolto del burro.
Dalla valle dei Dardi torniamo sulla NH1 verso Lamayuru, uno dei monasteri più pittoreschi dell’himalaia, posto arditamente tra pinnacoli di roccia come un castello delle fiabe, sospeso su formazioni erose che sovrastano un villaggio circondato da policrome montagne desertiche. Dopo il monastero, la strada scende in una spettacolare gola tra le incredibili erosioni terrose della “valle della luna”; secondo la tradizione queste peculiari forme indicano la presenza di un antico lago che si dice sia stato fatto defluire dal santo Naropa, che passò qui un lungo periodo di meditazione: ragion per cui questa zona è considerata dai ladakhi una “terra pura”.
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